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Fèlsina: tre vini raccontano tre decenni di Fontalloro

Vigneti Fèlsina

Quando si imposero sul mercato internazionale, negli anni ’80 del 1900, i Supertuscans (letteralmente Supertoscani) venivano definiti vini innovativi. Erano un paradosso tutto italiano: vini di alto pregio che si presentavano con la denominazione di “Vino da Tavola”, alla pari dei meno qualificati prodotti di largo consumo, lasciando perplessi soprattutto i clienti esteri perché in genere erano molto più buoni di tanti vini garantiti dalla DOC. All’inizio erano sembrati una bizzarria del sistema Italia, ma in seguito la continua proliferazione li aveva trasformati in un fenomeno di massa. Ed è perciò che gli americani, non sapendo come definirli (il primo a chiamarli così fu il compianto Nicholas Belfrage, ndr), con il loro pragmatismo e la capacità di sintesi a cui li ha abituati la loro lingua, hanno creato un’autentica denominazione, accettata su scala internazionale: quella, per l’appunto, dei Supertuscans.

Fèlsina

In primis sono serviti dunque per introdursi su quei mercati dove la loro era l’unica lingua parlata, e facendosi capire hanno finito per attirare l’attenzione anche sui vini della tradizione italiana e poi soprattutto hanno cambiato parecchio gli italiani che li hanno realizzati dando un’impronta moderna alla loro produzione.
Fontalloro è stato (in quanto l’utilizzo del termine è ormai desueto) il Supertuscan di Fèlsina, una delle aziende di punta del Chianti Classico senese, situata al margine meridionale della zona, dove terreno e microclima imprimono ai vini Sangiovese carattere e personalità piuttosto particolari. La scelta consapevole, infatti, della famiglia Poggiali da tre generazioni di vinificare questo vitigno in purezza, rappresenta il rispetto e la tutela dell’unicità del proprio territorio.

Fèlsina

Il Fontalloro è sempre stato ricavato da uve di Sangiovese in purezza e di padri ne ha due: Giuseppe Mazzocolin, il manager di formazione umanistica che ha diretto per lungo tempo l’azienda e l’enologo Franco Bernabei che ha operato con lui in singolare simbiosi.
Viene prodotto con uve provenienti da tre vigneti esposti principalmente a sud-ovest, ad altitudini comprese tra i 330 e i 407 metri s.l.m.: uno che si trova all’interno del Chianti Classico (Poggio al Sole o Fontalloro) e due al di là del confine della denominazione (Arcidossino e Casalino).

Vigneti Fèlsina

I suoli variano da quelli rocciosi e calcarei a quelli ricchi di sabbie, limo, ciottoli e sedimenti marini. Uve selezionate e raccolte manualmente che, dopo la vinificazione, affinano in barrique di rovere francese di primo e secondo passaggio per circa 20 mesi.
“Fontalloro nasce da confini geologici e geografici ma è capace di unire con grande armonia questi due aspetti, creando un vino fatto di due anime”, ci ricorda ancora Giovanni Poggiali, alla guida dell’azienda dagli anni ’90.

FONTALLORO IGT TOSCANA 1999

FONTALLORO IGT TOSCANA 1999: venature granata, compatto e denso. Note floreali di viola, cui si sovrappongono sentori di mora, prugna, con marcati accenni speziati di alloro, rosmarino, cacao e cuoio. Avvolgente e morbido, caldo e vellutato, consistente e concentrato. Ancora in ottima beva.

FONTALLORO IGT TOSCANA 2009

FONTALLORO IGT TOSCANA 2009: eccellente complessità aromatica, con note di tabacco dolce, ribes, mirtillo e liquirizia. Ottima l’estrazione tannica così come la struttura in generale. Bocca molto scorrevole, acidità evidente e lungo finale persistente.

FONTALLORO IGT TOSCANA 2019

FONTALLORO IGT TOSCANA 2019: naso profondo con note di rosa macerata, spezie e frutti di bosco. Il tannino è lievemente rugoso, ma garantisce una decisa presa sul palato; la scia sapido-minerale del finale segnala il carattere. Ha bisogno di un breve periodo temporale per raggiungere un equilibrio ottimale.

Lele Gobbi

Lele Gobbi

Torinese, sognatore, osservatore, escursionista, scrittore. Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Torino e Master in “Non profit” presso la SDA Bocconi di Milano. Per otto anni si è impegnato in progetti con l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, occupandosi di raccolta fondi, marketing, comunicazione, relazioni esterne, degustazioni e soprattutto di organizzazione di viaggi educativi in Italia e nel mondo. Scrive per Spirito diVino, James Magazine, La Cucina Italiana, Viaggiare con Gusto, Senza Filtro. È consulente per agenzie di marketing e comunicazione. Ha viaggiato in tutti i continenti alla ricerca dei cibi più vari, dei mercati più pittoreschi e dei popoli più antichi. Ama lo sport (sci e basket), la montagna (le Alpi) e l'arte contemporanea.

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