Fattoria Il Capitano, la sua storia e verticale del Chianti Rùfina Terraelectae Riserva Vigneto Poggio
La Toscana attira a sé, ogni anno, migliaia di turisti. L’offerta è varia: incantevoli spiagge dominate da folta vegetazione, tra cui la macchia mediterranea, le Alpi Toscane – ancora fin troppo sconosciute – e le colline, talvolta affascinanti quanto il paesaggio dipinto da un pittore del Quattrocento. A fungere da collante, per così dire, il tesoro enogastronomico della regione onnipresente ad ogni tavola che si rispetti. Fattoria Il Capitano sorge proprio tra questi rilievi collinari, nel cuore del Chianti Rùfina, a Pontassieve in provincia di Firenze. La storia ebbe inizio nel 1877 grazie alla lungimiranza di Francesca Campanari Balbi che pose le basi dell’azienda, mentre Marianna Quartara in Balbi – altra figura femminile di grande spessore – ne consolidò il successo. Maria Eugenia Ollandini, la nipote di quest’ultima, iniziò invece a produrre vino in bottiglia già negli anni Settanta, riscuotendo svariati consensi a livello nazionale.
L’attuale proprietà fa capo alla famiglia Alacevich, che da queste grandi donne del passato ha ereditato la passione per la terra, per il duro lavoro in vigna, l’amore per gli uliveti e la voglia di non fermarsi mai nemmeno davanti agli ostacoli insormontabili. Al timone troviamo Stefano Alacevich, coadiuvato dall’impegno dei suoi fratelli e dalla competenza dell’enologo Maurizio Alongi. – Amo quest’azienda che rappresenta un pezzo di cuore dove da bambino ho vissuto anni meravigliosi, e dove oggi come adulto tento di preservare e rendere ancora più grande. Anche per questo da qualche anno siamo certificati biologici, una scelta di coscienza per tutelare un territorio a favore delle prossime generazioni – spiega il nostro protagonista.
Fattoria Il Capitano è composta dalla stupenda tenuta, dalla storica cantina, è da trenta ettari di terreni: due terzi allevati a uliveti e un terzo a vigna. Quest’ultima è letteralmente abbracciata da altri otto ettari di bosco rigoglioso, composto da noccioli, faggi, cipressi e castagni; un’ambiente pedoclimatico ideale per la coltivazione di uve di qualità. I terreni, di medio impasto e perlopiù composti da un substrato argilloso-calcareo – con presenza di scheletro – conferiscono al Sangiovese, punta di diamante dell’azienda di Pontassieve, una particolare finezza olfattiva e un buon equilibrio gustativo. Ma non solo. Più avanti lo vedremo.
La filosofia produttiva della famiglia Alacevich si basa principalmente sul rispetto per la natura e la valorizzazione del territorio. Tutte le uve vengono raccolte a mano seguendo i ritmi e le peculiarità di ogni annata, portando dunque a giusta maturazione l’acino, seguendo quanto previsto dal protocollo relativo all’agricoltura biologica certificata. In cantina si utilizzano soltanto lieviti autoctoni. Tra le etichette di punta troviamo il Chianti Rùfina, il Chianti Rùfina Riserva Terraelectae Vigneto Poggio, il Cabernet Sauvignon Voltoio, il Rosato Toscano Torricella e il Vin Santo Chianti Rùfina. Il minimo comune denominatore di questi vini è rappresentato, il più delle volte, dalla finezza degli aromi, dall’equilibrio delle componenti e dalla lunga persistenza gustativa. Anche la longevità è una caratteristica importante che li rappresenta. Avremo modo di appurarlo mediante la mini-verticale, di tre annate, dedicata al Chianti Rùfina Riserva Vigneto Poggio. Quest’ultimo fa parte del progetto Terraelectae e rappresenta la selezione più ambiziosa di Fattoria Il Capitano. Il Vigneto Poggio, situato a 150 metri sul livello del mare, gode di un’esposizione ottimale (nord-ovest-sud-est) e di un terreno di medio impasto argilloso-calcareo che risulta ideale per la coltivazione del sangiovese, in questo caso utilizzato in purezza. Le viti hanno 25 anni d’età e vengono allevate a cordone speronato e guyot, garantendo una resa pari a 70 quintali per ettaro.
Le uve vengono vinificate in vasche di cemento vetrificate, con rimontaggi giornalieri, la fermentazione alcolica avviene a temperatura controllata per circa 18 giorni. Segue la fermentazione malolattica spontanea. L’affinamento dura 30 mesi, 18 dei quali in botti di rovere francese e il restante periodo in bottiglia.
Parlando di Chianti Rùfina trovo corretto spendere due parole in favore del progetto Terraelectae, perché rappresenta l’esaltazione di questo importante cru a mio avviso. Nato per volere del Consorzio Chianti Rùfina, è un marchio collettivo volontario che identifica vini di alta gamma, le cui uve provengono da vigneti selezionati e vinificate secondo rigidi protocolli. Trattasi di un marchio alternativo alla nota rivendicazione della categoria “Gran Selezione”. Le uve devono provenire esclusivamente da vigneti selezionati, con una resa massima di 70 quintali per ettaro. Il vino deve essere sottoposto a un affinamento di almeno 30 mesi, di cui 18 in legno e 6 in bottiglia.
Verticale Chianti Rùfina Terraelectae Riserva Vigneto Poggio: 2021-2020-2019
2021: una gelata ad aprile ha causato la perdita di parte della produzione. Maggio è stato piovoso e tiepido, mentre giugno molto caldo e asciutto; il tutto prosegue fino a quasi ottobre, con temperature alte per tutto il periodo.
Ritrovo un vino color rubino acceso, di media consistenza ed estratto. Il respiro è stimolante: zagara, timo con incursioni di ribes rosso e viola; trascorsi 15 minuti dalla mescita effluvi minerali di terriccio umido e spezie dolci. All’assaggio mostra un tannino ancora piuttosto nervoso, un buon centro bocca, e un’acidità ben integrata alla componente sapida che conquista ben presto i recettori del gusto. Buono, ancora giovane a mio avviso.
2020: il mese di maggio è stato caratterizzato da scarse piogge e un clima mite. Giugno, inizialmente piovoso, ha visto poi l’arrivo del caldo con temperature sopra i 30 °C. Un luglio secco e caldo ha soltanto anticipato un agosto con temperature sopra i 38 °C fino al 20 di settembre; successivamente ci sono state le piogge.
Rubino con qualche sfumatura granata a bordo calice, consistenza e buon estratto. Toni di frutti di bosco maturi e pepe nero, grafite e garofano selvatico; qua e là guizzi agrumati, cardamomo e un finale marcatamente minerale. Complessità notevole. In bocca ritrovo un vino sinuoso, morbido pur tuttavia non privo di tannino e guizzi acidi; anche la sapidità mostra un’altra volta la tempra del vigneto conquistando la scena. Un vino godurioso soprattutto a tavola.
2019: il mese di maggio è stato fresco e piovoso, mentre giugno caldo e con scarse precipitazioni. Un luglio torrido è stato seguito fortunatamente da un agosto mite e con temperature non superiori ai 33 °C. Settembre è stato asciutto e al contempo regolare.
Tra il rubino e il granata, lacrime che faticano a precipitare all’interno del calice. Naso cangiante dal primo all’ultimo istante. In sequenza: ciliegia matura e arancia rossa sanguinella, note di cosmesi e paprika affumicata; grafite e tabacco in chiusura impreziositi da un’eco balsamica che emerge con lenta ossigenazione. Ne assaggio un sorso e apprezzo la dolcezza del tannino e una densità gustativa commisurata alla potenza del vino, quest’ultima mai sopra le righe così come l’alcol percepito. Molto buono, sono curioso di riassaggiarlo tra qualche anno perché a mio avviso potrà regalare ancor più soddisfazioni considerando il potenziale del millesimo.
Fuori verticale
Rosato Toscano Torricella
Sangiovese in purezza, affinamento in acciaio. Rosa chiaretto piuttosto vivace. Naso floreale, viola e rosa, scorza di arancia rossa e ciliegia croccante. Cosmesi in chiusura e pepe rosa. Slanciato, fresco e di medio corpo. Impegna senza strafare. Da abbinare alla buona tavola.
Chianti Rùfina 2021
Uve sangiovese 95%, a saldo merlot e cabernet sauvignon. Affina per un breve periodo in botte di rovere, successivamente in vasche di cemento vetrificato e in bottiglia non meno di cinque mesi. Rubino squillante, media consistenza. Intenso di ciliegia matura e ribes rosso, viola e liquirizia in caramella con incursioni di grafite e tabacco in foglie. Ne assaggio un sorso e ritrovo un vino dotato di tanto succo, media progressione e un alcol davvero ben gestito; qualche istante in più di persistenza e sarebbe stato perfetto per la categoria.
Cabernet Sauvignon Voltorio 2019
Cabernet sauvignon in purezza, 25 giorni di macerazione in vasche di cemento vetrificato e affinamento in legno grande per almeno un anno, più altri sei mesi in bottiglia. Rubino fitto ed impenetrabile, estratto significativo. Naso potente, grasso, sostenuto da un frutto carnoso e maturo. Trascorso venti minuti dalla mescita, emergono sentori lievemente affumicati che fanno pensare al peperone verde abbrustolito, alla cenere. In chiusura il chiodo di garofano appassito ed effluvi balsamici di mentolo impreziosiscono un quadro olfattivo ancora non del tutto compiuto. In bocca ritrovo volume, potenza e un tannino piuttosto marcante; l’alcol percepito è leggermente sopra le righe, pur tuttavia questa sensazione sparisce del tutto mediante l’abbinamento gastronomico. Consiglio un buon piatto di pappardelle al ragù di cinghiale.
Andrea Li Calzi