La storia moderna del vino rumeno è così recente che tra i proprietari dei vigneti più rinomati non si trovano ancora quelle figure patriarcali di riferimento che invece s’incontrano in Europa occidentale, dove la tradizione vitivinicola delle zone più vocate si trasmette da secoli ancora di generazione in generazione, per la maggior parte delle tenute e delle cantine più famose. In Romania non c’è una storia enologica trasmessa in continuità nei secoli e i vini di qualità si possono trovare tra imprese piuttosto giovani. La maggior parte di questi produttori è costituita da giovani che si sono appassionati recentemente all’enologia grazie a quegli osservatori occidentali che dopo la caduta del muro di Berlino e della cortina di ferro hanno visitato, degustato, giudicato e sono rimasti affascinati dalle enormi potenzialità locali, ben descritte da Hugh Johnson dapprima nella sua Modern Encyclopedia of Wine e poi, in coppia con Jancis Robinson, nel loro The World Atlas of Wine.
Guy e Mihaela
La prima società privata a produrre vino in Romania grazie ai capitali esteri attirati da quell’encomiabile ricerca pionieristica è stata la S.E.R.V.E. (acronimo di Societatea Euro Română de Vinuri de Excepţie), con un immediato investimento del conte Guy Tyrel de Poix, un odontoiatra della Val d’Isère figlio del conte Louis de Poix. Era noto come imprenditore in vari campi, dalla fabbrica di pellicole per film in India fino a una piantagione di arance in Texas e a una fabbrica di vernici a Parigi, fondatore del Domaine Peraldi con 100 ettari sulla costa della baia di Ajaccio e legato anche alla maison champenoise Piper-Heidsieck per via della moglie. Guy aveva visitato la zona di Urlati-Ceptura nella montagnosa regione Dealu Mare per la prima volta nel marzo del 1993 durante una tempesta di neve e la seconda volta pochi mesi dopo con il direttore tecnico della Piper-Heidsieck per capire il grande potenziale vitivinicolo di questa zona con un clima simile a quello della Borgogna.
L’enologo Aurel Rotărescu
La terza volta, nell’ottobre del 1993, aveva incontrato Mihaela Badea, laureata in ingegneria ferroviaria e traduttrice in francese nello studio di un avvocato specializzato in contratti, discussioni, trattative, schede tecniche e, da capatosta come tutti i Corsi, con una grande pazienza amministrativa e legale era riuscito ad affittare i suoi primi 20 ettari di piccole parcelle vitate. Pensate… firmando non meno di 123 contratti di affitto! Mihaela era diventata subito una solida partner nell’impresa e insieme avevano trovato una cantina ben tenuta e curata, la Dyonisos che profumava di vino in mano al giovane enologo Aurel Rotărescu, così nel 1994, con l’aiuto di una delle rare agenzie pubblicitarie di allora collegata a Media Pro, era uscito il primo vino della linea Vinul Cavalerului. Un’etichetta che non ha avuto trattamenti speciali dalla critica, non ha entusiasmato, non ha deluso, ma è riuscita a proporre qualcosa di nuovo e di più nobile sul mercato rumeno.
Era diventato possibile produrre vini più piacevoli, più vicini a quelli della Corsica e del sud della Francia, cambiando i metodi di vinificazione. I vini rumeni vecchio stile di quel periodo hanno cominciato a estinguersi solo dopo il 2000 e già oggi rimangono solo un triste ricordo per specialisti e degustatori. Si bevevano quasi solo vini bianchi dolci, mentre a Dealu Mare se ne facevano di secchi e il vino secco era considerato acido. Nel 30% delle cantine non c’era l’acqua corrente, segno di un’igiene precaria. La tecnologia era obsoleta, proprio come le mentalità e l’unico rosato accettato dal pubblico era il Busuioacă de Bohotin, il resto era impossibile da vendere. Finalmente i lotti migliori venivano acquistati dalle grandi catene straniere come Tesco. Ci sono voluti anni per pagare gli investimenti e rifornire un po’ le casse esauste (oltre al costo del terreno si dovevano investire circa 15.000 € per rendere produttivo un ettaro di vigneto atto a generare un reddito, ma non ancora un guadagno per almeno altri tre o cinque anni). Era il periodo dei bombardamenti sull’ex Jugoslavia e nell’immane sconvolgimento dei Balcani era esplosa perfino la contraffazione, con etichette copiate (anche male) collocate su bottiglie di altre forme, a volte dubbie, perfino semivuote, perciò i vini comprati in Romania non brillavano e l’iniziativa di Guy sembrava destinata a una morte prematura. Le sue energie e la sua determinazione però si erano moltiplicate grazie a Mihaela e ad Aurel Rotărescu, gli ettari erano già diventati 54 e si esportavano i vini anche in Canada, Germania e Regno Unito.
Dopo cinque anni di attività, la privatizzazione della Dyonisos imponeva alla S.E.R.V.E. una decisione difficile tra continuare o fermarsi. Per fortuna era comparsa anche la Vinarte presieduta da Sergio Faleschini, nato in Romania da una famiglia di emigranti italiani e che tornava qui dalla Francia, così Guy aveva intuito che non sarebbe più rimasto l’unico, che ne stavano arrivando altri e aveva deciso di lasciare la moglie e i quattro figli in Corsica (Charlotte, Guillaume, Amaury e Clémence) per Ceptura e trascorrere 16 ore al giorno insieme con Mihaela per impegnarsi a fondo nella società, in cantina e nei vigneti. Nel 2000 avevano iniziato i lavori per una nuova struttura vicina alle vigne. Nel 2001 il primo imbottigliamento in automatico con la Cuvée Charlotte 1999, nel 2002 la prima vendemmia in proprio. Era naturale perciò proseguire insieme, collegando i loro destini e così Mihaela Badea è diventata la contessa Tyrel de Poix. Nel 2005 hanno aumentato la capacità di lavorazione delle uve bianche grazie a 2.700 hl d’acciaio inossidabile e lanciato la gamma Terra Romena, distribuita in esclusiva nel settore HoReCa e nei mercati esteri, adattandosi sempre alle moderne tecniche di vinificazione. Nel 2007 hanno aumentato la capacità di stoccaggio a temperatura controllata (un edificio separato con una capacità di stoccaggio di 2.000 hl in serbatoi di acciaio inossidabile) e costruito uno spazio dedicato per l’invecchiamento del vino in botti di rovere che possono contenere 1.000 hl. Ecco che Guy de Poix aveva realizzato il suo sogno.
Purtroppo, nel dicembre 2009, gli è stato diagnosticato un cancro e nel gennaio 2011 è venuto a mancare all’età di 55 anni, lasciando in eredità a chi ama il vino l’ultimo frutto del suo lavoro, Cuvée Alexandru 2007, una vera ambrosia di cabernet sauvignon che soltanto dopo la sua scomparsa ha cominciato a essere gustato e giudicato un capolavoro. Creato da vecchie vigne, è il simbolo di quella grande fiducia che Guy aveva nella terra e nei vigneti di Dealu Mare. Oggi sono circa 114 ettari vitati, di cui 58 in regione Dealu Mare e 56 in regione Dobrogea (Cogealac, Babadag). La densità di ceppi per ettaro varia da 3.500 nelle vigne piantate prima del 1989 fino a 5.500 in quelle più giovani, per una produzione di 7.000 ettolitri imbottigliati annualmente. Si coltivano le uve bianche fetească albă, riesling italiano, riesling renano, sauvignon, chardonnay e le uve rosse fetească neagră, pinot noir, merlot e cabernet sauvignon. Poiché la maturità delle viti influisce sulla qualità del vino e il miglior vino è prodotto da vigneti che hanno tra i 15 e i 30 anni (ma perfino anche a 70 anni possono dare un vino eccezionale), Mihaela Tyrel de Poix, che è CEO della S.E.R.V.E., ha deciso di non espandersi ulteriormente, ma di fermarsi a raccogliere i frutti di tanti anni di lavoro in quest’azienda con 50 dipendenti e più di 3,5 milioni di € di fatturato. In generale, dopo tre passaggi, si riciclano o si vendono le barriques dei rossi, oppure si usano le botti per tre anni con i vini bianchi e solo nel quarto anno con i vini rossi più leggeri. I grappoli vengono trasportati freddi alla cantina e mantenuti a bassa temperatura, in modo da non ossidarsi, quindi vengono scaricati interi su nastro senza essere schiacciati e inviati alla diraspatura, poi alle vasche dove i mosti vengono raffreddati molto rapidamente e s’innesca la fermentazione. Le annate migliori del nuovo millennio sono state: 2002, 2007, 2012, 2014, 2015 e 2016.
La S.E.R.V.E. è cresciuta, ma con essa anche tutto il settore del vino in Romania. Mihaela ritiene che negli ultimi 25 anni l’intero mercato si sia ristabilito e sviluppato per soddisfare il gusto dei consumatori esigenti e degli intenditori, dei clienti consapevoli del valore dei vini e pretenziosi in termini di rapporto qualità-prezzo, curiosi di sperimentare le novità, ma anche di godersi i prodotti che non li hanno delusi. L’offerta è cresciuta molto e la qualità dei vini attuali non ha nulla a che vedere con ciò che era 15 o 20 anni fa quando avevo cominciato a scoprire i vini dell’Est Europa per il portale Enotime degli enologi Fabrizio Penna ed Elisabetta Fezzi. Non ci sono più quei vini difettosi che circolavano ancora fino a 5 o 10 anni fa. Al momento, i vini esprimono il carattere del produttore, dell’area, sono ben diversificati e ben presentati. Anche lo Stato ha cambiato atteggiamento e ha iniziato a seppellire la burocrazia di prima. Si stanziano ormai già da un paio d’anni finanziamenti a sostegno della promozione dei vini di origine controllata, anche se resisteranno soltanto per qualche altro anno e basta.
Fra i tre marchi aziendali Vinul Cavalerului, Terra Romana e Cuvée ce n’è da scegliere per tutti i gusti e tutte le tasche. Per un primo approccio suggerirei un rosso Cuvée Charlotte, il primo loro taglio bordolese arricchito da fetească neagră e maturato tipicamente alla francese, appunto, in barriques, fin dall’annata 1999, con un buon viatico anche di Jancis Robinson. La stimata wine-writer ha scritto, infatti: ”Very sophisticated wine that looks glorious – healthy and nuanced. Smells complex and youthful. One of the few reds not to be scared by tannins. Great balance but great future too. Lovely wine” (da un articolo della rubrica “Romania – land of hope” del suo sito).
Dealu Mare DOC ”Cuvée Charlotte” 2012 Il 2012 è stato un anno molto buono in Ceptura, anche se ha registrato eccessi di temperatura sia in inverno che in estate. I vitigni rossi hanno dato vini di una qualità superiore a quella degli anni precedenti, ma in quantità molto inferiori. La Cuvée Charlotte porta il nome della figlia maggiore di Guy ed è un assemblaggio di vini rossi da uve selezionate nelle parcelle più rappresentative delle vigne in agro di Ceptura vigne con viti di più di 10 anni che godono di un’esposizione ottima per la maturazione e che beneficiano di un monitoraggio più attento durante tutto il periodo di vegetazione. Questo vino rappresenta una piccola percentuale della produzione totale e viene prodotto solo nelle annate migliori. I vini prescelti (cabernet sauvignon 50%, merlot 36%, fetească neagră 14%) sono stati selezionati con la massima cura a partire dalla vinificazione in vasche di cemento con il metodo tradizionale: immersioni manuali del cappello, macerazione post-fermentativa, svinatura solo del mosto fiore, niente pressatura. La malolattica si è completata in botti usate da una a tre volte. La maturazione è avvenuta in barriques (nuove per il 40% circa) e ha richiesto dagli 8 ai 12 mesi, a seconda del vitigno di origine; la fetească neagră necessita di un tempo minore a contatto con il rovere, mentre il cabernet sauvignon ne spende di più e occorrono perciò diversi assaggi e analisi per stabilire il momento più adatto per il taglio. Una volta che il vino di ciascuna barrique è stato giudicato maturo come da progetto dell’enologo, è stato travasato in piccoli contenitori di acciaio inossidabile, dove ha atteso che anche tutti gli altri fossero pronti per l’assemblaggio finale. L’intero lotto del 2012 è stato imbottigliato in un’unica operazione il 21 ottobre 2015 e il vino non ha subito poi nessun altro trattamento, ma si è affinato in vetro in cantina in condizioni ideali di stoccaggio naturale per almeno 9 mesi prima della disponibilità alla commercializzazione. Questa è stata la tredicesima Cuvée Charlotte, prodotta solo in 7.986 bottiglie da 0,75 litri e 476 magnum da 1,5 litri (mentre nell’annata precedente, la 2011, erano state rispettivamente 46.186 e 1.244) con tenore alcolico del 14,5%. Il colore è rubino intenso e il bouquet degli aromi è complesso, attacca con una nota di viole e si arricchisce di piccoli frutti maturi (ciliegie, ribes rosso, mirtilli, more) con sfumature di uvetta passita, torrone, tartufo, muschio, cannella. In bocca conferma il fruttato maturo, in particolare di amarene e prugne, è potente ma morbido, di buon corpo con tannini levigati che si fondono perfettamente con la sua bella acidità, equilibrato. Il finale è minerale, terroso, suadente in dolcezza e persistente. Notevole il potenziale d’invecchiamento in cantina. Ottimo in abbinamento con carni rosse in barbecue, agnello al forno, cacciagione, arrosti con salse nobili e creme al rafano, formaggi stagionati. Suggerirei di servirlo a una temperatura di 16-17 °C.
Mario Crosta
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Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del settore gomma-plastica in Italia e in alcuni cantieri di costruzione d’impianti nel settore energetico in Polonia, dove ha promosso la cultura del vino attraverso alcune riviste specialistiche polacche come Rynki Alkoholowe e alcuni portali specializzati come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl e altri. Ha collaborato ad alcune riviste web enogastronomiche come enotime.it, winereport.com, acquabuona.it, nonché per alcuni blog. Un fico d'India dal caratteraccio spinoso e dal cuore dolce, ma enostrippato come pochi.
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Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è s (...)
Giornalista cresciuto con Montanelli al giornale, si occupa da sempre di agricoltura, agroalimentare enogastronomia e viaggi. Ha lavorato tra gl (...)
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore (...)
Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
Bolognese dentro, grafico di giorno e rapito dal mondo enologico la sera. Per un periodo la sera l'ha condivisa con un'altra passione viscerale (...)
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