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Concorso Merlot e Cabernet insieme: internazionale, ma solo nelle ambizioni

 

Grande affermazione, recita il trionfale comunicato stampa, della meno mediatica e meno prestigiosa tra le maggiori zone vinicole lombarde, la bergamasca Valcalepio, nell’ambito del primo Concorso internazionale Emozioni dal mondo: Merlot e Cabernet insieme, che ha visto 103 vini a base Cabernet e Merlot, o meglio, tagli bordolesi, anche se l’OIV non ha autorizzato l’utilizzo di questa dizione, presi in esame, a Bergamo, da 4 commissioni di degustazione composte ognuna da 9 persone, 18 tra giornalisti ed enologi stranieri provenienti da Australia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, ed enotecnici (e non si capisce perché non anche giornalisti) italiani. Su 103 vini degustati, 30, ovvero poco più del 29%, hanno ricevuto una medaglia, d’oro oppure d’argento. Un vino trentino, il Trentino Quattro Vicariati 2001 Cavit, è stato l’unico vincitore della Gran Medaglia d’oro, mentre delle 16 medaglie d’oro, di cui 13 andate a vini italiani, oltre ad una toccata ad un vino greco e due a vini svizzeri, due hanno preso la via della Valcalepio, che si è aggiudicata anche sei medaglie d’argento su un totale di 13. Tutto bene e nulla da eccepire su questa affermazione dei vini orobici, completata da una medaglia d’argento andata anche ad un’IGT Bergamasca, nell’ambito di un Concorso organizzato e voluto, come dichiarato promotore e motore, dal Consorzio Tutela Valcalepio, se ci si limitasse alla facciata, ovvero solo a quanto diffuso dall’ufficio stampa. E non si esaminassero, invece, i dati relativi alla partecipazione al Concorso, che sono riuscito ad ottenere, dati che nella loro evidenza dicono: Al concorso Emozioni dal Mondo: Merlot e Cabernet insieme hanno partecipato in totale n°103 vini di cui:

n° 86 dall’Italia
n° 2 dalla Croazia
n° 7 dalla Francia
n° 1 dalla Grecia
n° 1 da Malta
n° 2 dalla Romania
n° 4 dalla Svizzera

Gli 86 vini italiani, erano così divisi:
n°5 del Friuli Venezia Giulia (n°3 Colli Orientali del Friuli, n°1 Friuli Latisana, n°1 Venezia Giulia)
n°15 del Veneto (n°1 Cabernet Franc Veneto, n°1 Colli Trevigiani, n°1 Vini del Piave, n°1 Lison-Pramaggiore, n°3 Veneto, n°2 Colli Euganei, n°2 Piave, n°1 Venezie, n°2 Arcole, n°1 Montello e Colli Asolani)
n°11 del Trentino – Alto Adige ( n°9 Trentino, n 2 Vigneti delle Dolomiti)
n°2 della Toscana (n°1 Cortona, n°1 Bolgheri)
n°1 della Sicilia
n°2 delle Marche
n°50 della Lombardia (n°41 Valcalepio, n°4 Igt Bergamasca, n°3 Provincia di Mantova, n°1 Sebino, n°1 Terre di Franciacorta)

Dati eloquenti, che parlano, ad esempio, di solo sette vini targati Francia, la capitale, con Bordeaux, del taglio bordolese, ovvero una percentuale complessiva del 6,7% e solo 17 vini esteri (una percentuale del 16,50%) sul totale dei 103 vini in degustazione. Ma, cosa che dovrebbe indurre gli organizzatori del Concorso ad una maggiore cautela, dati che dicono, inequivocabilmente, che il Valcalepio, anche se era di gran lunga la Doc più rappresentata in questo concorso, non è propriamente uscito alla grande, come si vorrebbe far credere, visto che su 41 vini in degustazione solo otto hanno guadagnato medaglie e ben 33, ovvero l’80,48%, sono rimasti nel plotone dei vini, senza infamia né lode, che non hanno meritato nemmeno un riconoscimento.

Ma come si fa, mi dico, a prendere sul serio un “Concorso internazionale” riservato ai tagli bordolesi, dove i vini francesi non sono praticamente presenti, dove i vini prodotti nella zona del Consorzio organizzatore sono quasi il 40%, e quasi il 48% del totale dei vini italiani, e dove di vini targati Franciacorta ce ne sono solo 2 e solo 5 del Friuli, 15 del Veneto, 11 del Trentino? Come si fa a non pensare che questo Concorso sia stato voluto e organizzato, con fini chiaramente autopromozionali, che alla fine si risolvono in un autogol, dal Consorzio Valcalepio, per fare in modo che si parlasse di questa zona e dei suoi vini, quando schiaccianti elementi statistici a parte, appare che alcuni dei migliori tagli bordolesi italiani in assoluto, tipo il Vigneti delle Dolomiti San Leonardo dell’omonima Tenuta, il Rosso del Sebino Maurizio Zanella della Cà del Bosco, il Solesine di Bellavista, Il Lupicaia del Castello del Terriccio, Il Foianeghe di Bossi Fedrigotti, per citare solo alcun dei tanti vini presenti invece al Bordolese day svoltosi il 22-23 ottobre a Villa Gritti di San Bonifacio (VR), (elenco completo dei partecipanti sul sito Internet www.skriba.net/bardo.htm erano invece qui clamorosamente assenti?
Come giubilare per le otto medaglie assegnate ai Valcalepio, quando, pur con tutto il doveroso rispetto per le aziende premiate, italiane ed estere, (non dimentichiamo che il concorso si definiva “internazionale”) sono proposti da aziende poco note al di fuori dei rispettivi ambiti locali?

Sorvoliamo, per carità di patria, sulla relazione presentata da Luigi Odello, già autore nel 1997 della prima certificazione di prodotto riservata ad una Doc, e guarda caso al Valcalepio, e direttore della rivista L’Assaggio, che nel numero di dicembre pubblicherà i contenuti del convegno, che mettendo a confronto un Valcalepio, un Merlot – Cabernet cileno ed uno di Bordeaux e analizzando con una cervellotica e quasi incomprensibile metodologia “analogie e differenze” tra questi vini, dà l’impressione di volerci convincere che il Valcalepio sarebbe, se non meglio degli altri due, “portatore di una certa tradizione, vista come quella più antica, storica, di nobili origini e nel complesso piuttosto importante”.

Ma sentire, come ci è capitato sabato 26, nell’ambito della tavola rotonda Merlot e Cabernet: i geni mondiali dei vini rossi, che ha fatto seguito al Concorso e ha visto la partecipazione anche di illustri relatori e offerto lo spunto per interessanti riflessioni, due importanti esponenti dell’O.I.V., uno francese e uno italiano, proporre, in un clima da embrassons nous e da tarallucci e vino, la candidatura di Bergamo come “Ville internationale de la Vigne et du Vin O.I.V.“, sull’onda dell’entusiasmo per questo convegno e per un Concorso – internazionale – dove, praticamente, i vini della Valcalepio giocavano quasi da soli, o con una concorrenza tutt’altro che irresistibile, questo non è proprio possibile.

Capisco benissimo che il Consorzio di una zona che non si può certo dire goda delle attenzioni della stampa specializzata e delle guide e che trovandosi in Lombardia si sente inevitabilmente come il fratello minore di zone di grande immagine e risonanza come Valtellina, Franciacorta e Oltrepò Pavese, e che per la presentazione al Vinitaly ha adottato uno slogan originale come “Merlot + Cabernet = Valcalepio doc“, pensando che questo mix ampelografico, che potrebbe essere valido per una quantità di zone vinicole al mondo, possa qualificare e distinguere la zona di produzione bergamasca, voglia in qualche modo farsi notare.
Ma non capisco, e trovo assurdo, invece, che un prestigioso organismo internazionale come l’O.I.V. possa dare il suo avallo ad un Concorso, che si pretenderebbe internazionale, dove il 40% dei campioni in concorso sono Valcalepio, la rappresentanza internazionale e segnatamente francese è ridotta al lumicino, e dove l’intento autogratificatorio, da parte degli organizzatori, è talmente scoperto e evidente ed espressione di una logica campanilistica e municipale così imbarazzante da sembrare addirittura irreale.

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