Casa del Chiodo: la cucina di mamma, quella buona!
Per prima cosa armatevi di auto con ottimo servosterzo (oppure di moto, bici se avete gambe buone, va benissimo anche un cavallo) perché per arrivare da Paola a Piloni dovrete curvare a destra e poi a sinistra almeno per una mezz’oretta, da qualsiasi parte arriviate.
Tutta strada perfettamente asfaltata, per carità, ma La Casa del Chiodo, un’austera casa in pietra in mezzo a boschi, spesso strapieni di funghi (e cinghiali e caprioli e istrici), si trova su strade inghiottite da decine e decine di chilometri di boschi, che da poco dopo Siena portano quasi fino alle spiagge di Castiglion della Pescaia.
Siamo nella Toscana meno conosciuta e più rustica: qui Paola Bartalucci dieci anni fa decise di restaurare la casa di famiglia e creare un agriturismo realmente a chilometri zero (acciughe escluse). La verdura è infatti quella dell’orto a cinquecento metri da dove sarete comodamente seduti, le carni, manzo per il ragù a parte, sono tutte attorno a voi, a partire dalle splendide e incazzose oche, per passare ai conigli e ai polli, mentre per la cacciagione (cinghiale e capriolo in primis) i cacciatori locali aiutano non poco la dispensa di questo luogo non facile da raggiungere ma impossibile da dimenticare.
Oddio si può dimenticare, ma solo se in precedenza si è persa conoscenza e memoria della cucina buona della mamma, di quei sapori di un tempo, di quel ragù che profumava la cucina per giorni, di quei piatti fatti con amorevole tranquillità che davano un senso alle giornate di festa, figuriamoci a quelle normali.
Per ricordarli basterà entrare alla Casa al Chiodo e già nel piccolo ingresso la cucina a destra vi riempirà le narici di odori meravigliosi. Magari entrate in cucina per ammirare la cucina economica (alias cucina a legna) dove Paola cuoce il suo ragù, la sua oca o il capriolo in umido. Ci sono anche altri fornelli “moderni” ma al centro di questo luogo di sapori e odori c’è quella piccola stufa nell’angolo.
Se preferite invece andate subito a sinistra, (sempre in meno, purtroppo, lo fanno) e entrerete nella linda sala da pranzo, che è proprio una sala da pranzo di casa, con quattro tavoli, un camino (acceso in inverno) un armadio-madia di quelli mezzi aperti e mezzi chiusi che tanti di noi hanno avuto in casa e una finestra che si affaccia sui boschi e sull’aia (quest’ultima d’estate diventa sala da pranzo open air).
Naturalmente vi consigliamo di sedervi e lasciar fare a Paola e alle sue figlie, anche perché dovrete aver prenotato in precedenza, pena rimanere senza pranzo o senza cena.
Quello di Paola è infatti non solo un locale a chilometri zero ma a conduzione iperfamiliare. Sarebbe come se arrivaste a casa di un vostro amico senza avvisare: nella migliore delle ipotesi mangiate quello che c’è, nella peggiore restate a digiuno.
Lasciamo da parte la seconda opzione e concentriamoci sulla prima, cioè su un menù unico (che si può anche concordare telefonicamente) e che sicuramente non vi deluderà. Noi siamo partiti con due crostini che in realtà erano una grossa fetta di pane tagliata a metà: su uno c’era una salsa a base di porri e sull’altro il classico sugo di carne e fegatini, nel frattempo arrivavano vassoi di prosciutto di cinghiale e acciughe sotto pesto.
Nell’aia avrete visto delle oche meravigliose, mamme di quelle altrettanto belle ma molto più giovani e sfortunate che si possono gustare come secondo piatto, ma prima non perdetevi i ravioli maremmani conditi con un ragù che rischia di far resuscitare i morti. Sicuramente farà resuscitare in voi tanti ricordi legati a piatti dell’infanzia e i ricordi diverranno ancora più nitidi con l’oca (o il capriolo, il coniglio, il cinghiale, in qualche caso serviti uno dopo l’altro) in umido e con il collo di pollo ripieno.
Una buonissima torta casalinga (la nostra era con le noci) e delle superbe piccole spumiglie chiuderanno un pranzo che ricorderete. Naturalmente il menù varia a seconda delle stagioni, con innesti importanti di piatti a base di funghi o di tutte le verdure che la primavera e l’estate possono dare.
Veniamo al punto debole della Casa del Chiodo, il vino. Se sei a pranzo con Burton Anderson e Francesco Martini di
Cigala no problem: una magnum di Percarlo, una piccola e meravigliosa bottiglietta del loro Vinsanto e altre bottiglie di contorno portate dal sottoscritto serviranno allo scopo. Se invece ti presenti a mani vuote Paola potrà proporvi solo il vino della casa, dignitoso ma niente più. Magari quando telefonate per prenotare chiedete se potete portare “qualche amico a forma di bottiglia” e il problema si risolverà alla radice.
Anche quello del prezzo è un “problema” che si risolverà facilmente, con cifre attorno ai 30/35 euro a persona. L’ultimo problema, quello di fare all’indietro tutte le curve dopo una mangiata del genere, potrà essere risolto, anche questo, a Km zero. Le belle camere ai piani superiori vi aspettano per farvi passare una notte nel silenzio assoluto della campagna toscana, rotto solo da qualche animale selvatico che passa o da qualche porcino che spunta dal terreno. Come dite? I porcini quando nascono non fanno rumore? Pignoli!
Carlo Macchi
Casa del Chiodo
Loc. Campoasorbi – Via Oberdan 8, Piloni, Roccastrada (Gr)
340-5454651/0564-575487
casadelchiodo.piloni@gmail.com