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Carmignano “Divini Profumi”: l’altra Toscana del vino tra tradizione e modernità

 

Villa MediceaCronaca del wine tasting che si è svolto martedì 31 maggio presso la Villa Medicea “La Ferdinanda” ad Artimino in quel di Carmignano. Protagonisti il Carmignano docg 2003, l’anteprima 2004 ed il Pinot Nero Villa di Bagnolo 2002.

Il 2004 è stato presentato come un’annata quasi diametralmente opposta al 2003. Il clima molto più fresco senza le temperature eccessive dell’estate precedente ha favorito una maturazione più equilibrata delle uve. Carmignano tradotta in numeri significa meno di 200 ettari di vigneti e 12 aziende (da quest’anno con la new entry rappresentata dell’azienda “Le Ginestre”). Sono, però, già, annunciati altri nuovi ingressi e, nel giro di pochi anni, si prevede che si possa arrivare ad una ventina di produttori.
Il Carmignano nasce da un uvaggio di Sangiovese (almeno per il 50%), Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon (da soli o congiuntamente dal 10 al 20%), Canaiolo nero (fino al 20%) altri vitigni rossi (fino al 10%). Dalle stesse uve da cui si produce il Carmignano si ottiene anche il Barco Reale doc, fratello minore del docg. E ancora dalla stessa materia prima nasce il Vin Ruspo, Rosato di Carmignano doc, che viene prodotto svinando il 5 o 10% del mosto delle vasche del Carmignano docg prima della fermentazione. La zona di produzione si trova sulle pendici del Monte Albano, in un’area di circa 40 chilometri quadrati costituita per la maggior parte da colline che vanno da pochi metri di elevazione di Comeana e Seano, ai 200 metri del capoluogo, Carmignano appunto, ai 600 metri della vetta più alta: Poggio Ciliegio. C’è, dunque, una netta differenza di altitudine media rispetto al Chianti e, soprattutto, al Chianti Classico, inferiore, in questo caso, di circa 150-200metri. Pertanto si ha un più lungo periodo vegetativo ed una maggiore quantità di calore immagazzinato nel terreno. I suoli sono terreni misti di argilla e galestro, a libero drenaggio, di conseguenza ben areati, e la piovosità media supera di poco i mille millimetri. Per la cronaca è, ormai, già il terzo anno che prendo parte a questa manifestazione.

Produttori & vini: le “mie” impressioni

I vini in degustazione erano ben 57 divisi tra le varie tipologie ed annate. I risultati finali hanno visto una mia netta preferenza verso i vini di stampo più tradizionale ed in particolare quelli della Fattoria Artimino.

I vini bianchi non rappresentano, di certo, il punto di forza della produzione dell’area carmignanese e non ci sono state, in linea con le aspettative, particolari sorprese. Interessante Allegria di Fattoria Artimino, un blend di Chardonnay, Sauvignon Blanc, Riesling e Canaiolo bianco: un vino semplice, lineare, fruttato, ben fatto anche se non particolarmente lungo ed incisivo al palato.

Per quanto riguarda i Vin Ruspo mi sono piaciuti, particolarmente, sia la versione di Fattoria Ambra che quella della Fattoria Artimino. Il primo più che corretto nella sua definizione varietale, dal colore cerasuolo intenso e dalla buona sapidità al palato, il secondo, più interessante, mostra maggiore carattere, personalità e coerenza al palato.

Per quanto concerne i Barco Reale ancora una volta Fattoria Artimino sugli scudi questa volta in compagnia di Castelvecchio, altra azienda di ispirazione più tradizionale. Un frutto croccante, un’apparente semplicità ed una sapida mineralità al palato caratterizzano il primo mentre una struttura decisamente più importante ed una maggiore complessità caratterizzano il secondo. Non male anche le altre versioni tra cui quelle offerte da Tenuta di Capezzana ed Il Poggiolo. Ancora da farsi quello di Fattoria Ambra e concentrazioni più spinte in quello del Le Farnete.

Passando ai Carmignano docg 2003 interessante, anocora una volta, il Villa Artimino con qualche nota speziata ed animale a far da contorno a frutto e mineralità, buona lunghezza e profondità. Le Farnete propone, invece, una versione più moderna senza sacrificare la mineralità di fondo ma optando per una maggiore morbidezza e tannini più rifiniti al palato. Molto intrigante anche la versione 2002 sempre del Le Farnete polveroso, animale, erbaceo, fascinosamente evoluto. E’ sempre molto piacevoli le versioni 2002 Villa Artimino ed il Vigna Grumarello 2000 sempre di Fattoria Artimino. Vini austeri, eleganti: quasi sussurato, fresco, delicatamente vegetale, il 2002 mentre più potente ed espressivo, con aromi di macchia mediterranea e tannini , il Vigna Grumarello. Tra le riserve è inutile dirVi a questo punto che sempre Artimino con la Ris. Medicea 2001 si è imposto senza difficoltà sul mio taccuino.

Vorrei comunque sottolineare tra i Carmignano 2003 le prestazioni, anche, molto positive di Castelvecchio, il Vigna di Montefortini ed il S.Cristina in Pilli di Fattoria Ambra, le suggestioni biodinamiche ma ancora troppo condizionate dal rovere della Fattoria di Bacchereto, quelle più moderne e talvolta compromesse dall’eccessiva (sur)maturazione del frutto di Capezzana.

Una nota a margine per i vini di Podere Allocco che dimostra, dopo l’esordio molto stimolante di qualche anno fa, di avere le carte in regola per regalarci qualcosa di interessante. Limiti di definizione, soprattutto, olfattiva per quanto riguarda il bianco mentre continua a far benino sul Carmignano.

Tra gli IGT segnalo volentieri il Pinot Nero 2002 Villa di Bagnolo dei Marchesi Pancrazi. Per chi non conoscessa la storia questo vino è nato molti anni fa per caso per una distrazione del vivaista che vendette le barbatelle di Pinot nero confondendole con quelle del tradizionale sangiovese. Quando ci sia accorse dell’errore ormai la storia era già cominciata ed il vino, con il tempo, è andato conseguendo sempre maggiori consensi e successi. Forse a breve arriverà, persino, la Doc. Questo 2002, nonostante l’annata considerata minore, mi sembra, invece, aver regalato un risultato più che soddisfacente. Questo Pinot Nero appare delicato, elegante, dal frutto nitido e dalle inebrianti sfumature minerali. Spero di poterlo riassaggiare con più calma prossimente.
Per la cronaca la degustazione è stata condotta rigorosamente alla cieca.

 

Fabio Cimmino

Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comincia a girovagare, senza sosta, per le cantine della sua Campania Felix. Diplomato sommelier ha iniziato una interminabile serie di degustazioni che lo hanno portato dapprima ad approfondire il panorama enologico nazionale quindi quello straniero. Ha partecipato alle più significative manifestazioni nazionali di settore iniziando, contemporaneamente, le sue prime collaborazioni su varie testate web. Ha esordito con alcuni reportage pubblicati da Winereport (Franco Ziliani). Ha curato la rubrica Visioni da Sud su Acquabuona.it e, ancora oggi, pubblica su LaVinium. Ha collaborato, per un periodo, al wineblog di Luciano Pignataro, con il quale ha preso parte per 2 anni alle degustazioni per la Guida ai Vini Buoni d'Italia del Touring. Nel frattempo è diventato giornalista pubblicista.

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