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A Piacenza Expo il Premio FIVI “Romano Levi” per il Vignaiolo dell’anno ai coniugi Forlini e Cappellini

Dopo l’Oltrepò con Lino Maga ( 2014, az. Barbacarlo), San Gimignano con Elisabetta Fagiuoli (2015, az. Montenidoli), Prosecco Land con Luigi Gregoletto ( 2016, il prosecco dal giusto profilo), quest’anno il Premio FIVI “Romano Levi” Vignaiolo dell’anno, è stato destinato ai coniugi Forlini e Cappellini (coppia nella vita e nella vigna).
All’annuncio dei loro nomi si scatena una vera e propria “levata di cuori” da parte dei vignaioli presenti : l’emozione, per non dire la commozione è tangibile nella sala gremita. Il trasporto interiore si riflette nel volto e nell’atteggiamento di tutti manifestandosi in modo inequivocabile durante la cerimonia che ha riconosciuto in Germana Forlini, 81 anni e Alberto Cappellini 85, i degni epigoni di Romano Levi, eroi di un territorio che si inerpica nei dirupi miracolosamente vitati di Manarola, nelle 5 Terre.

Matilde Poggi con Germana Forlini e Alberto Cappellini
Matilde Poggi con Germana Forlini e Alberto Cappellini
(foto IlPiacenza-Gazzetta di Piacenza)

Matilde Poggi, presidente della FIVI, coi suoi occhi ridenti volti a Germana e Alberto, due facce di contadini d’altri tempi che il Pellizza da Volpedo avrebbe raffigurato in prima fila nella sua Fiumana, legge la motivazione: “Tante cose si possono dire o scrivere sulle 5 Terre o sul vino delle 5 Terre ma è solo la storia degli uomini e delle donne a fornire uno spaccato di vita contadina senza pari.
 Alberto classe 1932 e Germana classe 1936 ancora oggi si svegliano la mattina rivolgendo il loro primo pensiero alla vigna che, seguendo il ritmo delle stagioni, accudiscono e curano con lo stesso amore riservato al figlio, per loro la vigna è la vita.
 Germana arriva alle 5 Terre per amore di Alberto e resta folgorata da cotanta magnificenza. Questa donna forte e coraggiosa costruendo giorno dopo giorno un solido rapporto con la suocera ha permesso alla sua famiglia di mantenere vivo il rapporto ancestrale che li legava alla terra.
 Erano loro, donne d’altri tempi a svolgere assiduamente i lavori in campagna mentre tutti volevano allontanarsene…
 Erano tempi in cui solo pochi nostalgici, irriducibili, fra i quali Alberto, non volendo darsi pace di fronte al fatto che centinaia di anni di cultura e di lavoro dovessero banalmente andare in fumo, tentarono di opporsi a questa logica fondando la Cooperativa Sociale, unico soggetto allora operante sul territorio.
 Germana, la suocera e Alberto… continuarono a crederci, lavorando in silenzio la loro vigna, giorno dopo giorno, destinandovi tutte le risorse e le attenzioni possibili…
 Per loro, persone con i piedi saldi per terra, poco avvezzi a credere alle lusinghe dorate di un mondo che andava verso la deriva, la vigna rappresentava ancora l’ancora di salvezza; certi che solo continuando a contribuire a tenere in piedi un sistema millenario, si poteva mantenere quella bellezza preziosa e rara. L’unica dote in grado di salvare il mondo.
 Persone semplici e di poche parole, instancabili lavoratori dal cuore immenso: Alberto e Germana.
 Quelle persone che, nel 1987, vollero dare un segnale di speranza tangibile, creando un’azienda agricola che producesse vino frutto della loro fatica e dei loro sacrifici, vino genuino, vino che sapeva allora, come oggi, di sole, di mare e di pietre.
 Il vino delle 5 Terre: un esempio grandissimo che negli anni a seguire ha aperto la strada ad altri vignaioli indomiti.
 Se oggi le 5 Terre, quelle vere, quelle appese, quelle verticali, quelle della poca terra e della tanta roccia hanno un futuro lo si deve soprattutto a persone come Alberto e Germana“. Gli oltre trecento Vignaioli Indipendenti presenti all’assemblea, fino a quel momento composti a sentire la motivazione che “scalda” come mosto che fermenta, si alzano e la commozione si percepisce, in solido, sembra trasmetta una liberazione nell’uomo FIVI, sembra dia alla Fivi quell’umanità, che realmente si vorrebbe portare nel “palazzo” ogni qualvolta ci si interfaccia con un ministro, assessore o commissario UE.
Le lacrime continuano a scorrere gioiosamente e nemmeno il fragore degli applausi, che pure non accenna a smettere, riesce a frenarle.
Anche il figlio Giacomo, che collabora coi genitori , vorrebbe intervenire ma non riesce ad “accordare” le corde vocali, tanto è il phatos che sta vivendo, che stanno vivendo tutti. Vorrebbe raccontare della crisi che lo ha preso quando da bambino vedendo l’attaccamento che avevano per la vigna era arrivato a pensare che i suoi genitori l’amassero più di lui. E vorrebbe far sapere a tutti quanto adesso lui li ami per le scelte che hanno fatto e che finalmente sono loro riconosciute da gente che sa riconoscere e apprezzare e condividere i valori autentici.
Ma il groppo non molla la presa e allora deve intervenire il genio di un certo Walter Massa ( è lui che ha proposto i Forlini Cappellini per il premio intestato al “grappaiolo angelico”, Romano Levi) che viene sulla ribalta a sdrammatizzare, a “resettare emozione ed umanità”, a consentire a Giacomo di ritrovare la parola.
Dopo Lino Maga, Luigi Gregoletto, Elisabetta Fagiuoli e i Forlini Cappellini sarà sempre più impegnativo, ma non impossibile trovare altri vignaioli dello stesso spessore umano e professionale –è sempre Massa a parlare– cui assegnare il prossimo premio FIVI, che nella semplice cornice di Piacenza expo, riesce tutti gli anni a chiudere difficili annate agrarie e a inaugurarne una nuova, impegnativa, gioiosa, con l’uomo al centro“.

Valerio Bergamini

Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è stato titolare della concessionaria Piaggio a Pavia. Ha svolto stage all'estero per la conoscenza diretta dei mercati nelle aree emergenti (Tunisia dal 1988 al 1995 e Uzbekistan nel 1995) e ha messo a disposizione la sua esperienza come consulente per un pool di concessionari moto. Parallelamente alla passione per le due ruote è cresciuta quella per la poesia dialettale, per la buona cucina e il buon vino. Ha vinto numerosi premi letterari e concorsi di poesia. Dopo aver conseguito il titolo di Wine master (1990), presso l'Istituto di Cultura del Vino di Milano, ha sempre più approfondito la sua conoscenza enologica seguendo i corsi e le degustazioni organizzate dall'AIS di Milano. È membro del direttivo dell'Associazione Enocuriosi di Pavia che conta più di 300 soci appassionati di vino. Ha al suo attivo numerosi racconti pubblicati in edizioni private. Nel 2013 ha pubblicato il libro Origine del desiderio (di cucinare), nel 2015 il libro "Lino Maga, anzi Maga Lino, il Signor Barbacarlo" e nel 2016 "7 Soste sulla strada della passione".

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