Luciano Sandrone, addio a un grande uomo di Langa
Conobbi Luciano Sandrone una ventina d’anni fa, in occasione di un evento organizzato dall’allora AIS di Roma presso l’Hotel Cavalieri, con la cucina di Vissani. Fu una bellissima esperienza e un’occasione per dialogare con lui tutta la serata, avendo voluto condividere il suo tavolo con me e mia moglie. Un signore, persona semplice ma con le idee molto chiare sul Barolo, sul nebbiolo e sui suoi vini. Quello che mi colpì subito fu la sua grande disponibilità e simpatia, mi sentii come trasportato nella sua casa a Barolo, i suoi racconti resero secondaria l’attenzione ai pur ottimi piatti del noto chef di Civitella del Lago.
Conoscevo già i suoi vini che ho sempre apprezzato perché caratterizzati da personalità e da una elegante espressività, merito di una posizione via via più intermedia fra l’impronta moderna dei Barolo Boys e quella più tradizionale dei grandi vecchi: non ha mai utilizzato lieviti selezionati né rotomaceratori e ha sempre interpretato la vigna puntando all’equilibrio delle piante piuttosto che a rese bassissime, il biologico da sempre applicato è frutto di una visione rispettosa dell’ambiente e non lo ha mai visto come un’opportunità di maggiore guadagno, tanto da non aver mai ritenuta necessaria la certificazione.
Nel 2016 tornai per la seconda volta nella sua cantina, insieme ai colleghi di Garantito IGP (la foto di Sandrone fu scattata proprio da Carlo Macchi, ideatore del gruppo), fu una bella occasione per assaggiare tutti i suoi vini e trovare splendida conferma della loro qualità. Il suo Bricco Boschis rimane uno dei miei Barolo preferiti, da godere sulla lunga distanza, come del resto tutti i suoi vini.
Dispiace apprendere della sua prematura scomparsa a soli 76 anni, se ne va certamente un grande uomo di Langa, che ha sempre vissuto senza mai cercare la ribalta, concentrato sul lavoro per il quale non ha mai smesso di perdere amore. Da parte di tutta la redazione di Lavinium condoglianze sincere alla famiglia.
Roberto Giuliani