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Leonardo Bussoletti: la tradizione umbra tra ciliegiolo e grechetto

L’Umbria è forse la regione che più di ogni altra, non solo per la sua posizione strategica, ho attraversato sin da giovanissimo per innumerevoli volte. Prima c’era il jazz, che fu indubbiamente l’elemento trainante delle mie visite, posso dire con orgoglio che in quel lontano ’73 in cui nacque Umbria Jazz io c’ero, avevo 18 anni ed ero già inguaribilmente immerso in quella musica, che a quei tempi stava subendo importanti contaminazioni, soprattutto dopo l’uscita di “Bitches Brew” nel 1970, doppio album di Miles Davis che ha sconvolto non pochi tradizionalisti trascinandoli nel mondo elettrificato del jazz-rock successivamente chiamato “fusion”.

Vigneto di Leonardo Bussoletti

Allora del vino conoscevo ben poco, se non i prodotti tipici della mia zona, il Frascati, il Cesanese e via discorrendo, ma indubbiamente faceva spesso parte del mio corredo alimentare.
Da allora sono cambiate tante cose, nella mia vita come nel mondo del vino. L’86 ha fatto da spartiacque con lo scandalo al metanolo, da quel momento la voglia di fare vino di qualità abbandonando le produzioni super abbondanti ha progressivamente contagiato regione dopo regione. Come sempre non è tutto oro quello che luccica, anche in questi casi, quando si sente l’odore del guadagno facile, qualcuno cerca le scorciatoie, infischiandosene delle conseguenze che pagherà anche chi non c’entra nulla; ma comunque la crescita c’è stata, un po’ ovunque, chi prima e chi dopo, persino in tempi di crisi come questi ha scelto di imbracciare la strada del viticoltore e produttore di vino.

Vigneto di Leonardo Bussoletti

Dal canto suo l’Umbria vanta numerose aziende storiche che hanno dato lustro alla produzione regionale, nell’area del Torgiano e in quella del Sagrantino, un vitigno che da tempo immemore dimora nelle zone collinari fra Montefalco, Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo, tutte in provincia di Perugia.
Altra denominazione di antica tradizione è sicuramente quella dell’Orvieto, che coinvolge anche alcuni comuni dell’alto viterbese, ma qui l’innalzamento qualitativo ha origini un po’ più recenti, del resto è l’area con la maggiore produzione vinicola di tutta la regione.

Agriturismo

L’Umbria però è anche terra di numerose piccole realtà produttive che negli ultimi anni stanno emergendo in modo prepotente, basti pensare al sempre più apprezzato Trebbiano spoletino, o alle diverse espressioni del Grechetto, mentre dal lato delle uve rosse sta meritatamente guadagnando l’attenzione lo storico Ciliegiolo, che nell’areale intorno a Narni e Sangemini (TR) vanta una storia secolare che reca tracce sin dal Medioevo.

Foglie di vite

Fino al secolo scorso il ciliegiolo era un’uva utilizzata prevalentemente per vini da taglio, spesso in abbinamento al sangiovese (ad esempio nella zona del Chianti), soltanto la Cantina dei Colli Amerini iniziò a produrlo in purezza nel 1983. Ma negli ultimi anni le cose stanno cambiando, merito soprattutto di Leonardo Bussoletti, nativo di Narni e per lungo tempo commerciante di vino, oggi produttore convinto sostenitore di questo vitigno, tanto da aver fondato nel 2014 l’Associazione Produttori Ciliegiolo di Narni di cui è tuttora presidente (Leonardo Bussoletti, Fattoria Giro di Vento – Mazzocchi, Casale Milli, Tenuta Fabrucciano, Agraria Ponteggia, Cantina Sandonna, Ruffo della Scaletta). Scopo dell’associazione è anche quello di darsi delle regole comuni, infatti ha stilato un proprio disciplinare di produzione che mira ad esempio a rese più basse, ma anche quello di portare avanti scelte condivise e nel reciproco sostegno, come ad esempio stabilire una soglia di prezzo della bottiglia al di sotto della quale non si deve andare.
A conferma della grande fiducia riposta in questa varietà a bacca rossa, nel 2015 l’Associazione, con il supporto dell’Enoclub Siena, ha dato vita alla prima edizione di Ciliegiolo d’Italia, che si è svolto a Narni il 16 e 17 maggio.

Giampiero Pulcini

Lo scorso 4 dicembre, invece, ho avuto il piacere di partecipare ad un evento organizzato venerdì 4 dicembre 2015 da Leonardo Bussoletti in collaborazione con Roberta Perna di Studio Umami: “A cena con il produttore”, nelle sale dell’Osteria del Fondaco di Narni, preceduto da una visita presso le sue aziende “Casale Milli”, quasi al confine con Sangemini, e “Leonardo Bussoletti” in località Miriano a Narni.
Avevo già avuto modo di conoscere Leonardo durante un altro recente evento, →Centopercento Grechetto, presso l’azienda Roccafiore di Todi. Quest’occasione mi ha permesso di approfondirne la conoscenza e fare una serie di assaggi di quasi tutta la sua produzione. La sensazione generale è stata estremamente positiva, già il suo Grechetto Colle Ozio, sia in versione solo acciaio, sia nella stimolante versione macerata sulle bucce per 24 ore. Durante la cena il bravo Giampiero Pulcini, profondo conoscitore del vino umbro, ha fatto una interessante introduzione sulle recenti realtà vitivinicole che stanno portando nuova linfa al territorio regionale, evidenziando come stanno guadagnando sempre più terreno e interesse vitigni come il grechetto, il trebbiano spoletino e il ciliegiolo, lo stesso Leonardo Bussoletti non disdegnerebbe affatto di poter produrre un suo vino a base trebbiano spoletino.

Leonardo Bussoletti e Giampiero Pulcini

Parlando con lui sono rimasto colpito dalla sua posizione quasi definitiva nei confronti del suo Colle Ozio 2014 in versione macerata: per lui questa tecnica tende a coprire il carattere del grechetto e non rappresenta la sua visione del vino. Sia io che Giampiero abbiamo espresso, invece, una posizione diversa: è vero che al momento l’effetto macerativo tende a celare parte delle caratteristiche del grechetto, ma è altrettanto vero che un vino così elaborato necessita di molto più tempo perché possa equilibrarsi ed aprirsi completamente, un po’ come accade con i bianchi in barrique. Sono convinto che Leonardo non debba abbandonare la sperimentazione di questo vino, ci vorranno numerose prove, come è giusto che sia, ma secondo me la macerazione sulle bucce va “calibrata”, ed è comunque necessario che il vino trascorra successivamente un lungo periodo in bottiglia prima di essere messo in vendita, dimostrato dal fatto che fra il primo assaggio all’inizio di settembre a Todi e quello effettuato in questa occasione, a distanza di tre mesi, abbiamo tutti e tre riscontrato un deciso miglioramento.
Più avanti dedicherò una “puntata” ai vini prodotti da Leonardo, nel frattempo, se non lo avete ancora fatto, vi invito ad andarlo a trovare, scoprirete molte cose interessanti.

Vigneto Leonardo Bussoletti

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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