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Le Doc del Lazio: Atina

Le Doc del Lazio: Atina


❂ Atina D.O.C.
(Approvato con D.M. 26/4/1999 – G.U. n.103 del 5/5/1999; ultima modifica D.M. 7/3/2014, pubblicato sul Sito ufficiale del MIPAAF, Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)


zona di produzione
● in provincia di Frosinone: comprende i terreni vocati alla qualità di tutto o parte dei territori amministrativi dei comuni di Alvito, Atina, Belmonte Castello, Casalattico, Casalvieri, Gallinaro, Picinisco, S. Donato Valcomino, Sant’Elia Fiumerapido, Settefrati, Vicalvi e Villa Latina;

base ampelografica
● rosso, riserva: min. 50% cabernet sauvignon, 10% syrah, 10% merlot, 10% cabernet franc, possono concorrere alla produzione di detto vino altri vitigni a bacca nera, idonee alla coltivazione per la Regione Lazio e iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, approvato con D.M. 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti, max. 20%;
● con menzione del vitigno bianco: Sémillon min. 85%, possono concorrere alla produzione di detto vino altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, max. 15%;
● con menzione del vitigno rosso: Cabernet (anche riserva) min. 85% cabernet sauvignon e/o franc, possono concorrere alla produzione di detto vino altri vitigni a bacca nera, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, max. 15%;

norme per la viticoltura
i vigneti devono trovarsi su terreni ritenuti idonei per la produzione della denominazione di origine di cui si tratta e comunque situati a un’altitudine compresa tra i 75 e i 600 metri s.l.m. Sono da escludere i terreni eccessivamente umidi o insufficientemente soleggiati e, in particolare, quelli ubicati nelle zone alluvionali in corrispondenza dei fiumi Melfa e Mollarino e quelli ubicati in zone collinari superiori ai 600 metri s.l.m.
per i nuovi impianti e reimpianti la densità dei ceppi per ettaro non può essere inferiore a 3.400;
è consentita l’irrigazione di soccorso;
i sesti di impianto e le forme di allevamento consentiti sono quelli generalmente usati nella zona: a spalliera o controspalliera;
la resa massima di uva in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico naturale minimo devono essere di 10 t/Ha e 11,50% vol. per il Rosso (12,00% vol. per la versione Riserva), 8 t/Ha e 11,50% vol. per il Cabernet (12,00% vol. per la versione Riserva), 10 t/Ha e 10,00% vol. per il Sémillon;

norme per la vinificazione
le operazioni di vinificazione dei vini, ivi compresi l’invecchiamento obbligatorio, devono essere effettuate nell’ambito dei territori amministrativi dei comuni in cui ricade, in tutto o in parte, la zona di produzione delle uve;
è consentita la correzione dei mosti e dei vini nei limiti stabiliti dalle norme comunitarie e nazionali, con mosti concentrati ottenuti da uve dei vigneti iscritti all’Albo della stessa denominazione di origine controllata, oppure con mosto concentrato rettificato o a mezzo concentrazione a freddo o altre tecnologie consentite;
è ammessa la colmatura dei vini, in corso d’invecchiamento obbligatorio, con vini aventi diritto alla stessa denominazione di origine controllata, di uguale colore e varietà di vite ma non soggetti a invecchiamento obbligatorio, per non oltre il 10% per la complessiva durata dell’invecchiamento;

norme per l’etichettatura
i vini Atina Rosso e Atina Cabernet che abbiano effettuato un periodo di invecchiamento di 2 anni, di cui almeno 6 mesi in legno, a decorrere dal 1° novembre dell’anno di raccolta delle uve, possono fregiarsi della menzione “Riserva“;
nell’etichettatura dei vini l’indicazione dell’annata di produzione delle uve è obbligatoria

legame con l’ambiente geografico
A) Informazioni sulla zona geografica
Fattori naturali rilevanti per il legame
La zona geografica delimitata ricade nella parte sud orientale della regione Lazio in Provincia di Frosinone: l’area, che si estende per circa 11.350 ettari, comprende la Val di Comino e le alture che la circondano.
Il suolo è caratterizzato da terreni sedimentari antichi, con prevalenza di rocce calcaree, tipici delle catene appenniniche. In diversi punti a quote elevate sono visibili affioramenti di calcari mentre in alcune zone si possono individuare dei terrazzamenti dovuti al deposito ed all’erosione, sia antichi che più recenti, che creano una serie di substrati arenarci, alluvionali e calcarei. Questo tipo di stratificazione ha fatto si che i terreni abbiano avuto una forte impronta della roccia madre non lasciandosi influenzare dalle condizioni climatiche. Si tratta di terreni calcarei marnosi con abbondante scheletro, ricchi di carbonato di calcio e con la presenza di frazioni argillose e terreni alluvionali o sedimentari con presenza di arenarie, calcari marnosi e marne di colore giallastro e tessitura limosa nelle zone pianeggianti.
L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 70 e i 600 m s.l.m.: l’esposizione generale è orientata verso ovest sud ovest.
Il clima dell’area è di tipo temperato ed è caratterizzato da precipitazioni medie annue molto abbondanti comprese tra i 1234 ed i 1606 mm, con debole aridità estiva (pioggia 123-160 mm) nei mesi di luglio agosto. Temperatura media piuttosto elevata compresa tra i 12,0 ed i 14,2°C: freddo intenso in inverno, con temperatura media inferiore ai 10°C per 4-5 mesi l’anno e temperatura media minima del mese più freddo dell’anno che oscilla tra 0,1 e 2,9° C.
La combinazione tra natura del terreno e fattori climatici fanno della zona delimitata come DOC Cerveteri un territorio altamente vocato alla produzione di vini di pregio.
Fattori umani rilevanti per il legame
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno contribuito ad ottenere il vino “Atina”.
La coltivazione della vite in Lazio ha origini antichissime, e la presenza della viticoltura nell’area delimitata risale all’epoca romana: col passare dei secoli la coltivazione della vite ha avuto sempre un ruolo molto importante nell’economia agraria della regione come testimoniano, i documenti conservati gli archivi dei monasteri che sorgono ancora oggi numerosi nella zona. La rete dei monasteri benedettini, costituita da abbazie e piccoli monasteri sparsi sul territorio, contribuì non poco allo sviluppo dell’agricoltura in generale e della viticoltura in particolare.
Il Castrucci, nella Descrizione del ducato d’Alvito nel regno di Napoli in campagna felice (1632), lo descrive così “vaghi e ameni colli pieni di arboreti, e vigne, e altre piante, che portano copiosi e delicati frutti e soavissimi vini”; per la città di Alvito riporta “coi colli, e valli adornati d’arboreti, e vigne, e da quando in quando, in parte, e parte da bellissimi arbori di frutti d’ogni sorte singolari, ed in particolare de’ suavissimi vini“; per Picinisco “ha i territorii in piano, valli, monti e boschi, fecondi di frumento, di vini suavissimi” e per Gallinaro “e vi sono anco assai colli ornati tutti d’arboreti, e vigne, e piante, che portano vini, e frutti soavissimi d’ogni sorte”. Nel Dizionario geografico-ragionato del regno di Napoli (1797), Laurent Justinien, per Agnone, Casale della città di Atina riporta “fa buoni prodotti specialmente di vino”. Il Rampoldi nella Corografia dell’Italia (1833), per Alvito scrive “.. il territorio è ubertoso di viti” e per Casalvieri “ed ubertosa di buoni oli e di prelibati vini” Il Giornale di scienze mediche (1848) descrivendo i vini della provincia di Terra di Lavoro riporta “lodatissimi quelli dei terreni di Alvito”.
Grazie alle loro peculiarità, numerosi sono i riconoscimenti che hanno ricevuto e continuano a ottenere, i vini a DOC Atina sia in ambito locale, nazionale che internazionale; ben figurano inoltre sulle principali guide nazionali.
L’incidenza dei fattori umani, nel corso della storia, è in particolare riferita alla puntuale definizione dei seguenti aspetti tecnico produttivi, che costituiscono parte integrante del vigente disciplinare di produzione:
▪base ampelografica dei vigneti: i vitigni idonei alla produzione del vino in questione, sono quelli tradizionalmente coltivati nell’area geografica considerata: il Cabernet sauvignon e il Cabernet franc per i vini rossi e il Sémillon per quelli bianchi;
▪le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali e tali da perseguire la migliore e razionale disposizione sulla superficie delle viti, sia per agevolare l’esecuzione delle operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione della chioma, permettendo di ottenere una adeguata superficie fogliare ben esposta e di contenere le rese di produzione di vino entro i limiti fissati dal disciplinare (70 hl/ha per le tipologie Atina Sémillon, Atina rosso e Atina rosso Riserva e 56 hl/ha per le tipologie Atina Cabernet e Atina Cabernet Riserva);
▪le pratiche relative all’elaborazione dei vini, che sono quelle tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione di vini bianchi complessi ed equilibrati ed in rosso di vini tranquilli e strutturati, adeguatamente differenziate per la tipologia di base e la tipologia riserva, riferita quest’ultima a vini rossi maggiormente strutturati, la cui elaborazione comporta determinati periodi di invecchiamento ed affinamento in bottiglia obbligatori.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
La DOC “Atina” è riferita a quattro tipologie di vino rosso (“Atina rosso”, “Atina rosso Riserva”, “Atina Cabernet” e “Atina Cabernet Riserva”) ed a una tipologia di vino bianco (“Atina Sémillon”), che dal punto di vista analitico ed organolettico presentano caratteristiche molto evidenti e peculiari, descritte all’articolo 6 del disciplinare, che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente geografico.
Nello specifico le singole tipologie di vino si caratterizzano:
▪“Atina” rosso: buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza, con colore rosso più o meno intenso, odore fruttato, caratteristico del vitigno di base, sapore armonico, pieno, asciutto, talvolta erbaceo.
▪“Atina” rosso Riserva: buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo, assenza di ruvidezza e buona longevità. Il vino presenta un colore rosso più o meno intenso, odore caratteristico del vitigno base con aromi fruttati che sfumano a favore di quelli speziati o fenolici associabili al legno, sapore armonico, pieno, asciutto, talvolta erbaceo.
▪“Atina” Cabernet: buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza, con colore rosso più o meno intenso, odore fruttato, caratteristico del vitigno base, sapore armonico, pieno, asciutto, talvolta erbaceo.
▪“Atina” Cabernet Riserva: buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo, assenza di ruvidezza e buona longevità. Il vino presenta un colore rosso più o meno intenso tendente al granato con l’invecchiamento, odore caratteristico del vitigno base con aromi fruttati che sfumano a favore di quelli speziati o fenolici associabili al legno, sapore armonico, pieno, asciutto, talvolta erbaceo.
▪“Atina” Sémillon: vino fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato con note floreali e fruttate, sapore secco, sapido, morbido e persistente.
Al sapore tutti i vini presentano un’acidità normale, un amaro poco percepibile, poca astringenza e buona struttura, che contribuiscono al loro equilibrio gustativo.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
L’orografia prevalentemente collinare dell’areale di produzione, nella Val di Comino, e l’esposizione ad ovest, sud ovest, concorrono a determinare un ambiente arioso e luminoso, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti del vino “Atina”.
Anche la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni interagiscono in maniera determinante con la coltura della vite, contribuendo all’ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico chimiche e organolettiche del “Atina”.
In particolare, i terreni, di origini calcarea marnosi con abbondante scheletro, ricchi di carbonato di calcio e con la presenza di frazioni argillose, e quelli alluvionali o sedimentari con presenza di arenarie, calcari marnosi e marne di colore giallastro e tessitura limosa delle zone più pianeggianti, presentano caratteristiche tali da renderli idonei ad una vitivinicoltura di qualità.
Anche il clima dell’areale di produzione, caratterizzato da precipitazioni abbondanti (mediamente 1390 mm), con sufficienti piogge estive (140 mm) e debole aridità nei mesi di luglio ed agosto, da una discreta temperatura media annuale (13,7 °C), unita ad una buona temperatura ed a una ottima insolazione, consente alle uve di maturare completamente contribuendo in maniera significativa alle particolari caratteristiche organolettiche del vino “Atina”.
In particolare, la combinazione tra le caratteristiche del terreno ed i fattori climatici, determina per i vini bianchi, la produzione di significative quantità di precursori aromatici che consentono di esaltare le caratteristiche organolettiche e i sentori tipici dei diversi vitigni e per i vini rossi un’ottimale maturazione fenolica, che unita ad un ottimale rapporto tra zuccheri e acidi permette di ottenere vini caratterizzati da elevata struttura, un grande equilibrio fra le diverse componenti.
La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antico “Sannio”, dai Romani, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Atina”.
Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Atina”.
In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Atina” è attestata fin dall’epoca dei Romani, in molte opere dei georgici latini.
In tempi più recenti, la valenza dei viticoltori è riportata dal Castrucci nell’opera citata che scrive “Alvito… vi si trova fra due falde de’ monti un’ amena e feconda valle a modo d’ un triangolo, nella quale il dottor Ascanio Panicali, vi ha fatto un vaghissimo arboreto con copie di viti, e spalliere di ramerini e rose, disposte con uno stradone a modo di giardino, ed una selva di piante, che portano delicati e singolari frutti, e saporiti vini, dove anco vi è un pozzo di fresca e chiara acqua”, “Picinisco…È tutto il territorio in monti, selve, boschi, e colli, parte coltivati con arboreti e vigne, arbori fruttiferi, con bell’ ordine, e vaghezza disposti, circondate da belle fratte, o siepi di verdeggianti frondi tessute, ed avviticchiate in modo di pareti di giardini , che apporta gran diletto, e fa una bellissima vista; portano graziosissimi vini, in gran quantità, non dissimili dalli Albani; vero è, che ha poco territorio fertile a grano”, “Atino (l’odierna Atina)..con molte amene e deliziose colline , e feconde valli ornate d’ arboreti, vigne, che portano seco frutti e delicatissimi vini”.
Durante i secoli XIX e XX la viticoltura ha vissuto vicende molto importanti e subito profonde modificazioni che hanno interessato anche la Val di Comino. Infatti, accanto alle varietà tradizionalmente coltivate, ad opera di Pasquale Visocchi insigne agronomo di Atina, furono introdotte numerose varietà francesi sia a bacca bianche che a bacca rossa che trasformarono profondamente la base ampelografica dell’area. L’opera del Visocchi, anche attraverso la creazione di un campo sperimentale in località S. Michele, da cui prese il nome commerciale uno dei migliori vini dell’azienda, fu volta al miglioramento della produzione vitivinicola della zona che era basata principalmente su vitigni e forme di allevamento tradizionali.
Il motto “Il genio del vino è nel vitigno” riportato nel logo della cantina Fratelli Visocchi dell’epoca, fa pensare come la cantina avesse puntato dal punto di vista commerciale sui vitigni francesi: i vini si distinguevano in Sammichele rosso fino (Cabernet), Sammichele rosso extra (Pinot rosso), Sammichele rosso superiore (Malbek e Gamay), Sammichele bianco extra-fine (Pinot Bianco), Sammichele bianco extra (Sauvignon) e Sammichele bianco superiore (Sémillon).
La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, con la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del vino “Atina”.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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