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Jure Štekar: rigore, progettualità, fantasia e poesia

Vina Stekar

Il Collio è quella parte puramente collinare della provincia di Gorizia al confine della Slovenia e compresa fra i due fiumi Isonzo e Judrio, magica, magnetica, protetta a nord dalle Prealpi Giulie e aperta a sud ai benefici effetti del clima marino. Lo si può proferire in italiano, per l’appunto Collio, in sloveno Brda, oppure ancora in friulano Cuei o al limite, infine, in tedesco den Ecken, ma consiste sempre e comunque in un’adorabile e incessante ondulazione, la quale coglie al massimo i 270 metri slm e dove i terreni sono essenzialmente composti da marne e arenarie eoceniche stratificate, cioè substrati di flysch emersi dal mare circa 50 milioni di anni fa. Il che tradotto in lingua locale sta per ponca, che a sua volta significa abbondanza di sali minerali e povertà di sostanza organica in profondità: insomma l’ideale per la coltivazione della vite. Qui, infatti, essa è antichissima e lo documentano rappresentazioni di castelli e vigneti, elementi basilari della vita militare, politica ed economica di un tempo. L’avvento dei Romani diede un grande impulso a tale attività, con l’introduzione di nuove tecniche e di rare proprietà delle uve e la produzione di vino, intorno al III secolo d.C. già affermatissima, continuò anche successivamente durante il periodo della Serenissima e della dominazione degli Asburgo. La viticoltura moderna ebbe invece inizio nella seconda metà del 1800, per opera del conte Teodoro Latour, che sostituì alcuni vigneti locali di scarsa qualità con altri francesi e tedeschi. Durante il IV Congresso Enologico Austriaco (1891) si decise poi di ripristinare il complesso di viti devastato dalla fillossera, innestando su quelle americane, varietà europee piuttosto rinomate. Ciò permise il rifiorire della pregiata elaborazione del Collio, che pur con l’interruzione data dalle battaglie della Prima guerra mondiale, proseguì sui tradizionali canali di serietà e valore, trovando spazio sul mercato dei vini di pregio.

Jure Stekar

In ogni comunità rurale esistono figure carismatiche a cui gli incerti fanno quotidiano riferimento e a cui si guarda, da ogni angolazione, con profusa ammirazione e, spesso e volentieri, una punta di invidia. Il giovane Jure Štekar, quarta generazione della cantina omonima nella zona di Goriska Brda in Slovenia, ha tutta la stoffa per rappresentare questa tipologia di personaggio: nessuna rottura con il passato, anzi il corretto orgoglio di appartenere ad una zona feconda per far crescere le proprie piante e le proprie visioni.
Nel 1985, Roman Štekar inizia infatti la produzione di vini, dando vita ad un piccolo agriturismo. Oggi, suo figlio Jure, porta avanti l’azienda vinicola con metodi naturali: 11 gli ettari di vigneto, il resto frutteti a ciliegio e bosco. La cura del vigneto è il fattore determinante per poter avere lunghe fermentazioni sulle bucce. In questa fase non vengono utilizzati i solfiti e ciò consente loro di gestire un’uva perfetta nel modo più naturale possibile. Un’ampia gamma di tipi di legno e dimensioni, sono usati per le fermentazioni naturali e l’invecchiamento. Nessuna filtrazione o chiarifica, i vini Štekar sono l’espressione delle varietà autoctone e dei suoli da cui provengono, dando l’impressione di immergersi nella regione famosa per queste tipologie.
Rigore, progettualità, fantasia e poesia: in sintesi lo “stile Štekar”. Fedele ai propri principi, Jure propone dunque vini fatti di emozioni, suggestioni ed armonie, frutto di una ricerca appassionata. Vini che sono la lettura della vita, interpretazione di necessità e desideri, nel segno costante dell’unicità e che possiedono classe e completezza. Vini che appartengono orgogliosamente al Collio, il quale, a sua volta, deve l’ottima reputazione (di cui gode) alla concentrazione e alla purezza del Sauvignonasse (Tocai), della Ribolla Gialla, del Pinot Grigio, della Malvasia istriana e via discorrendo.
Una storia dunque in continua evoluzione, quella di Jure, ricca di esperienze dove invenzione e sperimentazione divengono piena sintonia con la realtà del tempo, senza compromessi, con una chiara e precisa identità: un’espressione originale e inconfondibile che lasci il segno.

Vini Stekar

Malvazija 2021: fermentazione alcolica con lieviti indigeni e macerazione sulle bucce per 7 giorni in botti di acacia; affinamento di 9 mesi circa sempre in grandi botti da 400 L usate per dare ulteriore struttura e aiutare a far emergere le componenti floreali dell’uva senza l’aggiunta di solfiti per l’intero processo. Un nettare intenso al naso, con bei toni di frutta, robuste erbe aromatiche e persino sentori di fiori di campo. È fresco e corposo, armonico nell’alcol e nell’acidità, e nel complesso molto equilibrato.

Emilio 2021: un bianco che prende il nome dal bisnonno di Jure. Proveniente da vari vigneti, è una versione in purezza della Sauvignonasse (un tempo chiamata Tocai), raccolta a mano, dove inizia la fermentazione naturale in botti usate con 7 giorni di contatto con le bucce e dove rimane per 9 mesi prima dell’imbottigliamento senza solfiti aggiunti. Pieno e profondo al palato con frutta matura, erbe aromatiche e mineralità dinamica, dalla chiusura lunghissima.

Vini Stekar

Sivi Pinot 2021: è il Pinot Grigio di Jure. Dopo una raccolta manuale, l’uva resta 30 giorni a contatto con le bucce per conferire maggiore consistenza e profondità durante la fermentazione naturale. Il vino viene quindi trasferito in botti di rovere francese e invecchiato per circa 11 mesi prima di essere imbottigliato; senza solfiti aggiunti o filtrazioni. Con uno splendido colore “orange”, il vino è intenso al naso e al palato con frutti d’albero essiccati e maturi, albicocca speziata e un sottofondo di fresca mineralità. Un finale molto persistente: pregevole, infatti, la sua profondità così come l’acidità a tutto tondo.

Filip Rebula 2022: prodotto con uva Rebula (Ribolla), dove la fermentazione naturale in botti di acacia è avvenuta con le bucce a contatto con il mosto per 2 mesi, prima di pressare e continuare il suo processo di affinamento nelle stesse botti di legno per ulteriori 24 mesi. Senza filtrazione o chiarificazione, il vino che ne risulta è straordinariamente complesso e ricco di struttura, peso ed equilibrio. Il tempo trascorso dalla Rebula a contatto con le bucce, esalta di fatto gli aromi di frutti maturi, note floreali bianche e una sfumatura terrosa naturale. Al palato è estremamente lungo, bilanciando il suo innegabile peso con un tono fresco di brillante acidità dell’uva, con terra, fiori e frutta.

Lele Gobbi

Lele Gobbi

Torinese, sognatore, osservatore, escursionista, scrittore. Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Torino e Master in “Non profit” presso la SDA Bocconi di Milano. Per otto anni si è impegnato in progetti con l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, occupandosi di raccolta fondi, marketing, comunicazione, relazioni esterne, degustazioni e soprattutto di organizzazione di viaggi educativi in Italia e nel mondo. Scrive per Spirito diVino, James Magazine, La Cucina Italiana, Viaggiare con Gusto, Senza Filtro. È consulente per agenzie di marketing e comunicazione. Ha viaggiato in tutti i continenti alla ricerca dei cibi più vari, dei mercati più pittoreschi e dei popoli più antichi. Ama lo sport (sci e basket), la montagna (le Alpi) e l'arte contemporanea.

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