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“Il Vino perfetto”: la vera bellezza sta nell’imperfezione? Jamie Goode ci guida alla “conoscenza” dei difetti del vino

Il vino perfetto. Jamie Goode

Jamie Goode è uno dei maggiori wine writer anglosassoni, giornalista, dottore di ricerca in biologia vegetale, editorialista per il Sunday Express e collaboratore di The Wold of Fine Wine e Wine & Spitits. Nel suo ultimo testo “Flawless. Understanding faults in wine”, che in lingua italiana è intitolato “Il Vino Perfetto”, esplora le principali cause dei difetti del vino.
Dall’acidità volatile al sentore di tappo, dall’ossidazione al sapore di topo, Goodie esamina in modo attento e con approfondite argomentazione le cause e gli effetti, senza mai perdere la prospettiva di chi degusta.
Un lavoro arguto, complesso e ambizioso, curato nella sua traduzione italiana dalla casa editrice Edizioni Ampelos, specializzata nell’aspetto divulgativo della vitivinicoltura. Un testo che ha l’intento di mettere in discussione il concetto di perfezione; “Il Vino Perfetto” (Flawless), ci sfida a ripensare ai nostri presupposti su come dovrebbe essere il vino e su come possiamo comprendere la bellezza di quello che ritroviamo nel calice.
I difetti del vino oggi sembrano meno comuni di quanto non lo fossero tempo fa, oggi infatti sembra raro trovare in commercio del vino in bottiglia con un chiaro ed inequivocabile difetto Tuttavia ciò non significa che i difetti siano stati eliminati; è vero che la tecnologia enologica ha contribuito in modo significativo alla produzione di vini di maggiore qualità, consentendo sia la prevenzione, sia la cura di certi difetti nei vini. Ma se è vero che oggi la maggioranza dei vini presenta una quantità di difetti inferiore, è anche vero che spesso si verifica un eccesso di prevenzione, che vede un uso eccessivo di prodotti correttivi e stabilizzanti, tali da rappresentare essi stessi un difetto. Come sostiene Sam Harrop (enologo e M.W.): ”Nei vini economici vedo più difetti dovuti al risparmio nelle tecniche produttive. Qui aumentano i casi di ossidazione, presenza di solfuri e altri difetti dovuti alla gestione dei lieviti.(…) È importante capire che parlo dei difetti come “qualità” che dominano e mascherano l’espressione del luogo e della varietà.(..) Per me un’altra grande preoccupazione in questa categoria è l’omologazione: a livello stilistico, c’è meno diversità a causa dei composti difettosi”.

Il vino perfetto. Jamie Goode

Accettare ciò che è, cogliere il gusto dei piccoli particolari quotidiani non è affatto semplice, ma tutti i difetti sono davvero così gravi?
Ragionando dal punto di vista teorico, il vino giunge alla perfezione quando non presenta alcun difetto, di nessuna natura o genere; condizione questa certamente utopistica, che tra l’altro risulterebbe noiosa dal punto di vista sensoriale e organolettico. Non è la perfezione a rappresentare la bellezza, quanto piuttosto l’armonia e l’equilibrio dei singoli elementi e come questi si pongono in relazione rispetto agli altri, valutati in un quadro complessivo. Un concetto che troviamo espresso in un quadro d’artista, dove le singole pennellate, a volte imprecise, se viste nel loro insieme esprimono una forma e trasmettono emozione.
Nei vini un classico esempio lo ritroviamo nel difetto di ossidazione, che per certi vini è universalmente considerato un difetto, ma che per altri – come nel caso del Marsala – diventa una caratteristica identificativa e un elemento di valore.
Un percorso articolato che ci sfida a ripensare ai nostri presupposti su come dovrebbe essere il vino e su come possiamo comprenderne la sua bellezza.
Sono tanti gli interrogativi sul tema che ogni appassionato si pone e a volte il difetto può essere parte integrante della “bellezza” del vino. Secondo il concetto giapponese del wabi-sabi – così come lo definisce Leonard Koren (artista e scrittore): “è la bellezza delle cose imperfette, transitorie e incomplete. È la bellezza delle cose modeste e umili. È la bellezza delle cose insolite.” –  i difetti in tal senso possono esaltare la bellezza o esserne parte integrante.
Imparare a riconoscere e contestualizzare i difetti non è un’impresa facile, ma sicuramente attraverso questa conoscenza si potranno comprendere e apprezzare appieno le tante sfumature racchiuse nel vino, prezioso prodotto che crea emozioni, incontri e cultura.

Fosca Tortorelli

IL VINO PERFETTO
di Jamie Goode
Prefazione: Maurizio Ugliano
Traduzione di Mattia Venuti
Edizioni Ampelos
ISBN: 978-88-31286-00-8
Collana: Degustazione del vino
Prezzo: 23 euro
info@edizioniampelos.it

Fosca Tortorelli

È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, Ambiente e Storia, la tesi sperimentale dal titolo “Reinterpretare le Cellae Vinariae. Ambiente, Processo, Produzione” e una successiva pubblicazione in collaborazione con la Prof. Muzzillo F. dal titolo “Vitigni del Sud: tra storia e architettura” (Roma Natan Edizioni, 2012). Ha conseguito il Master Sommelier ALMA-AIS (luglio 2016) presso ALMA a Colorno (Parma). Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione di rilievo nel settore enogastronomico. Fa parte anche dell’associazione Donne del Vino, ha scritto sulla rivista l’Assaggio, oltre che su diverse testate registrate e ha preso parte alle degustazioni per la Guida Vitae, per la guida Slow wine 2017 e per la guida Altroconsumo. Dal 2018 è giornalista pubblicista.

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