I vini della Tenuta Villanova fra le bellezze della Laguna di Marano
Fare vino è una cosa tremendamente seria. Tanto amore e passione ma anche sacrifici e sudore, sempre in balia di una natura che, seppur nella sua immensa generosità, alle volte fa penare il produttore con annate problematiche che lo mettono a dura prova. Ed è questo il riuscitissimo obiettivo che si è prefissato lo staff della Tenuta di Villanova di Farra d’Isonzo, quando ha deciso di organizzare una giornata da passare assieme ai ristoratori, addetti del settore, amici, a bordo di un battello, alla scoperta delle bellezze della Laguna di Marano e dei piaceri dei vini di propria produzione, abbinati ai piatti di pesce preparati dallo chef Claudio e dai collaboratori della “Trattoria Barcaneta“. Una volta riempita la cambusa del battello “Santa Maria” con abbondanti scorte di viveri e casse di vino, gli allegri invitati hanno potuto iniziare la navigazione alla scoperta della Laguna di Marano, area di paradisiaca bellezza, racchiusa tra l’ultima punta litoranea di Lignano Sabbiadoro e la Laguna di Grado. La proprietà può contare su 103 ettari vitati, 80 nella zona DOC Isonzo e i rimanenti in DOC Collio, dalle quali si producono le uve che diventeranno protagoniste nei vini delle tre linee: quella base denominata Meni e altre due, che comprendono il grosso della produzione che si divide fra la linea Villanova e la linea Ronco Cucco. La giornata a bordo del battello è stata un’ottima occasione per presentare un nuovo prodotto, il Pinot3, spumante con base composta di Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot Nero, tutti rigorosamente vinificati in bianco, che rifermenta in autoclave e dove matura, sui propri lieviti, per almeno sei mesi prima di essere imbottigliato e continuare poi un breve percorso di affinamento. Degustate le bollicine, ottime con il fritto del cartoccio di laguna servito con l’aperitivo, la vista in lontananza di Lignano Sabbiadoro, rappresentava il segnale che per il battello “Santa Maria” era giunto il momento di gettare le ancore e dare inizio al pranzo, una sinfonia di abbinamenti che hanno deliziato le papille gustative degli ospiti a bordo. Il boreto, nella sua ricetta tipica, era il primario sostentamento di vita delle famiglie che vivevano un tempo nei casoni. Il boreto più classico è quello di pesce misto, come nella ricetta tradizionale dei pescatori che usavano il pesce che restava in fondo alle reti, ma oggi si usano anche altri pesci, o addirittura molluschi. Giusto il tempo di assaggiare dei deliziosi biscottini fatti in casa, abbinati con il Re dei vini dolci friulani, il Picolit, ed ecco che il battello, che nel frattempo si era rimesso in navigazione, riapproda nel porticciolo di Marano. Sarà una mia mancanza. Sarà provincialismo. Ma come sono lontane certe degustazioni grigie e troppo ingessate dove l’assaggio di un vino deve per forza seguire un copione programmato, invece di lasciarsi andare alla spontaneità e alla gioia che fanno di questo nettare magico un qualcosa che riesce a riscaldare il cuore di tutti.
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