I racconti di Alda: E poi ci sei tu
Ti guardo mentre fumi di tutto, bruciandoti polmoni e cervello. E guardo te, le braccia piene di buchi che neanche i tatuaggi che le ricoprono riescono a nascondere, guardo le tue narici assottigliate, lo sguardo spento, vinto. E tu perso. E guardo te mentre mischi vodka whisky rum droghe e tutte le altre schifezze che ti danno i bastardi che lucrano sulle tue debolezze, sulla tua incoscienza, sulla tua rovinosa spavalderia di quindicenne allo sbando. Perché loro lo sanno che sei soltanto un adolescente, oh sì che lo sanno e se ne fregano anche se ti vedono sbattuto di qua e di là o steso sul pavimento o mentre te ne vai barcollando, lo sguardo smarrito e fuori dalla realtà .Ti guardo ed è proprio nel tuo sguardo che leggo la tua condanna, là su una qualunque strada, in macchina alle prime luci del giorno, a schiantarti contro un muro, un albero, un’altra macchina con altri falsi eroi dell’antivita, in una sfida con la morte. Vi guardo, voi persi in un mondo che si perde. E poi le lacrime di chi vi piange, ma le colpe, dove e di chi sono le colpe?
E guardo te che hai il potere come un veleno nel tuo dna, nel tuo cervello malato di onnipotenza, tu che dai del traditore proprio a chi sei stato tu a tradire, tu che vai in giro per le piazze, di città in città di paese in paese, regali selfie con un sorriso falso del tuo faccione, tronfio, irrisolto come tutti quelli che si credono Dio, tu che Dio lo prendi in giro, con il crocifisso in mano mentre cerchi di confondere chi ti ascolta, chi ti crede. Tu che te ne freghi se centinaia e centinaia di persone – perché tu non lo sai, ma sono persone – vengono succhiate dal mare, donne incinte, uomini bambini che per te non contano niente, cose senza alcun valore e magari applaudi te stesso per quei musi neri, ma sì che crepino tutti gli “invasori”. Tu e la tua pelle bianca e la tua anima nera più nera di qualsiasi nero sfruttato rifiutato umiliato. Come se avere la pelle bianca fosse un merito, qualcosa che ti sei guadagnato. Tu semini odio, eppure, forse, in un punto oscuro e invisibile di te ci deve pur essere qualcosa di buono se c’è chi ti ama, chi ti vede come “il vero uomo” quello che ci salverà tutti dalla rovina. Ti vogliono. Purtroppo come te ce ne sono molti altri e anche questa è una delle facce del mondo in cui viviamo, al punto che nessuno sa più di quale faccia potersi fidare. E così si aggrappano alla tua.
E guardo te, piccolo uomo arrogante che non ti rendi conto di quello che continui a fare puntigliosamente, come un adulto mai cresciuto, facilitando il cammino e il successo a quelli che stanno dalla parte sbagliata. Tu che sorridi sempre e perseveri in una presunzione inarrestabile. Sì, proprio tu, il piccolo uomo dei no.
E tu che ti ingozzi leccandoti le labbra soddisfatto, tutto buono, davvero gustoso e non sai nemmeno che cosa stai mangiando, ti piace il sapore, l’odore e non ti soffermi nemmeno un attimo a pensare a quali ingredienti siano stati usati, mischiati e mascherati per ottenere quell’ingannevole buon sapore. Quelli con cui riempi il tuo stomaco. Tu non sai niente del cibo vero, genuino, quello che non fa male e inquini il tuo fegato e il tuo stomaco che si dilata, brucia, fa fatica… Ma che importa, tanto poi ci sono il Maalox, il Gaviscon e tanti altri rimedi a rimettere le cose a posto. Tu, parte di un mondo ingordo, avido, irresponsabile. In tutti i sensi. Bevi pure il tuo vino nel cartone, mangia cibi già confezionati e così tanto reclamizzati. Non crescere mai, perché anche non prendere coscienza delle cose che fanno male è un modo per non crescere, per non diventare adulti e così, senza porti problemi, lo trasmetti ai più piccoli che seguono la tua strada. I fans delle merendine. Dove sono finite le buone merende di una volta? Il panino con la cioccolata, con il burro e la marmellata, con il prosciutto, i biscotti fatti in casa. Le cose buone. Le cose sane. Che ne sai tu? O forse hai dimenticato, perché a volte la memoria può diventare scomoda.
Ma poi ci sei tu. Così bella, così vera, così agguerrita e così indifesa. Tu che non sai dare la giusta direzione al tuo cuore e ai tuoi sentimenti, tu che spesso noti il lato negativo delle persone, anche di quelle che potresti invece amare e che ti amano e che ti sorprenderebbero se le guardassi con occhi e pensieri diversi. Tu non ci credi, non vuoi crederci. Non ti accorgi mai di quelli che invece, sia pure a modo loro, sia pure sbagliando, ci sono e ci sono sempre stati per te, del loro amore che non è mai come lo vorresti tu. Non hai ancora imparato a prendere dalle persone quello che ti sanno dare e che è spesso il loro massimo, solo che a te non basta e ti fai del male senza una vera ragione. Tu che non sai perdonare, che conservi tutti i ricordi brutti cancellando quelli belli che pure ci sono e perdi così l’occasione per avere reali momenti di gioia, di compensazione. Tu e le tue ferite, tu e le tue delusioni, tu e i tuoi vuoti, tu che di amore sai darne tanto, non riesci a gioire di quello che gli altri danno a te. Tu così bella, così vera, così agguerrita e così indifesa. Tu così tanto amata e triste, perché non lo sai, non te ne accorgi. Tu. Un punto luminoso in questo mondo buio. Ma neanche questo sai.
E guardo te che imbracci il fucile e spari, tu che torturi, comandi, tiranneggi, non ti stanchi mai di organizzare guerre e stragi di innocenti. E tu che sei nostalgico di un mondo che dovrebbe essere morto, dal momento che da vivo ha creato soltanto gli orrori dell’inferno, e in te invece rivive. La storia va avanti, tu no. Tu che inquini, che distruggi la natura, tu che uccidi una moglie e madre solo perché non ce la fa più a stare con te, violento e distruttivo, uccidi lei e i suoi figli che sono anche i tuoi figli, ma mentre li uccidi pensi soltanto a lei che li ha portati nel suo grembo e li ha poi partoriti e questo rende più esaltante la tua mostruosa vendetta.
E tu che passi da un uomo all’altro, che ti vendi, che ti umili e ti annienti senza capirlo e tu e tu e tu…
Ma poi ci sei anche tu. Tu che ami le persone e ami i gatti, tu che non sai odiare neanche chi ti ha fatto del male, chi ti ha offeso, tradito, tu che porti con fierezza le tue cicatrici sul corpo e nell’anima, tu che sai amare senza limiti, tu che conosci la rabbia e la delusione, ma non ne hai fatto uno scudo o un’arma di difesa, perché tu non sai odiare, non allontani nessuno, al contrario, tu conosci il valore dell’accoglienza, della disponibilità verso gli altri, tu che non abbandoni mai nessuno, neanche quando sei tu ad essere abbandonata. Tu che allontani i ricordi cattivi, quelli di chi ti ha fatto del male e che tu hai invece amato, tu di quelle stesse persone conservi i ricordi buoni, i soli che ti restituiscono i momenti belli che hai saputo ricostruire in ogni rapporto imperfetto.
Tu che ami le persone e i gatti, tu che sai riconoscere quando sbagli e sai chiedere scusa senza sforzo, tu che sai perdonare, tu che…. Sì, anche tu fai parte di questo mondo sgangherato e così come sei lo rendi più accettabile. Migliore.
E poi ci sei tu bambino di due anni che guardi le gocce di pioggia scivolare lungo i vetri e chiami la tua mamma e le dici: guarda mamma, le finestre “piangiono”. Tu sei la sensibilità, la tenerezza e l’umanità che sembrano essersi perse lungo strade tortuose e sbagliate. Tu sei la speranza.
Alda Gasparini