I luoghi di Suavia
Senza ombra di dubbio la storia del Soave è fortemente connaturata da una coerenza produttiva tra il vitigno Garganega e il suolo vulcanico. E su questo legame, produttori come Suavia, di fatto, hanno sempre avuto una particolare attenzione anche quando il mercato sembrava essere attratto da altre suggestioni.
Già, perché in un territorio del genere, oggi ottimamente vitato, per poter crescere in maniera ulteriore, il sistema deve riflettere fortemente sulle sue peculiarità e sulle ricchezze che questa forte specificità è in grado di esprimere in maniera convincente.
Suavia, dunque, attraverso le dinamicissime sorelle Alessandra, Meri e Valentina, cinque anni fa ha dato vita ad un progetto piuttosto ambizioso che va sotto la dicitura “I Luoghi”: una ricerca che, a partire dalle osservazioni in campo enologico, ha accompagnato l’azienda nelle profondità del territorio attraverso lo studio della sua geologia. Una cantina che, tra l’altro, porta proprio nella sua qualifica il concetto di “soave”, ovvero rigore e leggiadria: una pregevole addizione di sostanza ed energia, così come al tempo stesso, una spontanea combinazione di sottili lievità.
La linea prende vita da tre piccoli appezzamenti di proprietà dell’azienda posti proprio nel cuore dei luoghi del Soave, tre UGA (Fittà, Castellaro e Tremenalto) che esprimono quel continuo lavoro in cui la natura e la mano dell’uomo (ops! In questo caso fieramente al femminile) hanno plasmato un determinato paesaggio, assicurando sostenibilità ambientale ed economica e segnando una forte identità nei vini prodotti.
Non solo quindi un pilastro fondamentale per il territorio, rappresentando luoghi in cui tale nettare bianco può esprimere al meglio tutta la sua variegata espressività, esaltata dalla tecnica e dalla conoscenza della Garganega, ma un’esaltante identità sia storica e culturale che naturale con le specifiche differenze di suoli, altitudini, esposizioni e condizioni climatiche.
Si sa, la Doc Soave, presenta un territorio caratterizzato da una doppia natura, quella delle colline calcaree, risultato del sollevamento degli antichi fondali marini che hanno iniziato a formarsi 200 milioni di anni fa, e quella delle colline basaltiche, formate dall’eruzione di antichi vulcani sottomarini che, a partire da 65 milioni di anni fa, hanno dato origine a rocce di diverse colorazione dal grigio, al giallo, al rossiccio in relazione all’ambiente di formazione e al grado ovviamente di ossidazione.
Dicevamo allora, Fittà, Castellaro e Tremenalto, tre vigneti, tre suoli e poi anche e soprattutto tre vini, uniti dalla comune matrice vulcanica, ma ciascuno con le proprie connotazioni, poiché la varietà della loro composizione ed il grado di alterazione e disgregazione dei basalti in essi contenuti li rendono pienamente rappresentativi. Suoli alquanto profondi, piuttosto ripidi, a tessitura fine con scarsi frammenti rocciosi, non calcarei, debolmente alcalini con substrato presente oltre i 100 cm dalla superficie. Vini che rispecchiano la terra, fragranti, agili, snelli, armonici, sapidi e che, ça va sans dire, rivelano un’ottima mineralità.
FITTÀ
ESTENSIONE: 1 ha
ALTITUDINE: 240-255 m s.l.m.
ESPOSIZIONE: Sud, Est
VARIETÀ: Garganega
ANNO DI IMPIANTO: 1943
CASTELLARO
ESTENSIONE: 3600 m²
ALTITUDINE: 200-220 m s.l.m.
ESPOSIZIONE: Nord
VARIETÀ: Garganega
ANNO DI IMPIANTO: 1970
TREMENALTO
ESTENSIONE: 2 ha
ALTITUDINE: 80-130 m s.l.m.
ESPOSIZIONE: ovest
VARIETÀ: Garganega
ANNO DI IMPIANTO: 1962
Lele Gobbi