Lo spazio che dedico alla musica nella mia vita è notevole, molto più di quanto gliene dedico su internet. C’è una ragione precisa, la musica va ascoltata, vissuta, tanto più quella dal vivo. Parlarne a chi non c’era può essere un buon modo per renderlo partecipe, ma non è per me sufficiente, anzi mi sembra quasi una cattiveria, soprattutto quando si ha avuto occasione di assistere ad un concerto eseguito da professionisti di altissimo livello, ben amalgamati e decisamente non solo contenti di esserci. Si perché da quando ho il piacere di andare ad ascoltare jazz (e non solo) all’Auditorium Parco della Musica di Roma, non mi era ancora capitato di assistere ad un concerto, senza pause se non nei brevi excursus narrativi di Herbie Hancock, della durata di ben 2 ore e trenta bis escluso. Chi come me ci è cresciuto, ricorderà come nei piccoli locali fumosi si ascoltava jazz a partire dalle 22 (quando andava bene) e si finiva chissà quando. Oggi i concerti sembrano decisamente programmati, con poche possibilità di superare i 90 minuti di musica, a meno di bis numerosi. E’ stato quindi un vero piacere scoprire che l’arcinoto pianista con il suo sestetto formato da illustri personaggi quali il trombettista Terence Blanchard, il chitarrista Louis Loueke, l’armonicista Gregoire Maret (che avevo già apprezzato due anni fa con quella straordinaria cantante che è Cassandra Wilson), il bassista James Genus e il batterista Kendrick Scott. Si, Herbie lo conosciamo, è un gran furbone, sempre attento a dove va la corrente, uno dei pochi che ha saputo sfruttare il lato commerciale al meglio senza dimenticare la sua reale predisposizione musicale. Qualcuno non glielo ha perdonato, ma rimane il fatto che è un grandissimo musicista, in grado di regalare momenti di altissima qualità musicale. E così è stato lo scorso 26 novembre, un gruppo di quelli che lasciano il segno, a partire proprio da Gregoire Maret, un musicista che ha una grande sensibilità e sa come travolgere il pubblico con i suoi assoli vertiginosi, non mi stupisce che Hancock lo abbia voluto con sé. E che dire di Loueke, per me una vera scoperta, soprattutto nelle sue capacità compositive. Straordinario il brano eseguito in assoluta solitudine dove ha dato dimostrazione anche di notevoli capacità vocali. Da Terence Blanchard mi sarei aspettato qualcosa in più, sarà l’acustica tutt’altro che riuscita della sala Santa Cecilia (ma come si fa a sbagliare così? Sarà stata pure concepita per la musica classica, ma non si può fare una sala prestigiosa con simili limiti proprio nella capacità di equilibrare le fonti sonore, di assorbire i riverberi e le distorsioni), ma la sua tromba non riusciva ad emozionarmi più di tanto, eppure è un musicista fantastico, con una pulizia esecutiva che ha pochi rivali. Su Scott nulla da obiettare, ha svolto il suo ruolo percussivo alla perfezione, sempre in grado di “leggere” le performance di ciascun componente e di variare con estrema lucidità, senza mai strafare, le diverse fasi ritmiche. Molto bello e originale il suo assolo, studiato nei minimi particolari per creare, supportato dai diversi accessori, delle sonorità decisamente interessanti. Ineccepibile anche Genus, sia al basso elettrico che al contrabbasso. Ed Herbie non è stato certo in disparte, si è generosamente inserito in molteplici occasioni dimostrando di avere ancora molto da dire e da dare. Una bella serata, dove l’unico bis è forse la cosa meno interessante, fin troppo calcolato e scontato nel suo svolgimento. Ma si sa, certi vizi non si perdono mai. P.s. le foto sono della brava Rosy Romano.
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e una ventina di anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.
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Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma a (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
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Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha conseguito il diploma di Sommelier AIS nel 2001. È Degustatore per la regione Lombardia e giudice per le guide Vitae e Viniplus. Ha partecipa (...)
Laureata in giurisprudenza, giurista di formazione, è giornalista dal 1996, settore turismo enogastronomico, responsabile agroalimentare PMI - p (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Giornalista pubblicista, collabora dal 1979 con numerose testate. È direttore responsabile di InternetGourmet.it. Ha pubblicato vari libri dedic (...)
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