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Fra fate e folletti, il sogno realizzato di Lis Fadis

Ingresso Lis FadisUn buon bicchiere di vino ha sempre effetti miracolosi. Riesce a donarmi emozioni e aprire le porte dalle quali i miei sogni e le mie fantasie trovano libero accesso. Benefici che poi si trasmettono anche sul mio fisico, donandomi momenti di vera estasi fisica e spirituale.
Mens sana in corpore sano. Tutto assolutamente vero. Ma se dopo qualche degustazione, iniziaste a entrare in contatto con fate e folletti, sareste ancora certi della veridicità di quest’antica locuzione latina o piuttosto pensereste che il tutto sia frutto di livelli alcoli metrici leggermente superiori al minimo consentito? Tranquilli. Nessuna eccessiva libagione dionisiaca. Le fate e i folletti esistono davvero e sono i protagonisti della realtà che andremo oggi a conoscere: l’azienda Lis Fadis, che deve il suo nome al termine friulano con cui sono chiamate da queste parti le magiche fatine.

Azienda Lis FadisCi troviamo a Spessa, a pochi chilometri dalla splendida Cividale del Friuli, all’interno della rinomata zona Doc dei Colli Orientali del Friuli. Molti fattori rendono unica questa zona. Le Prealpi Giulie riparano la vite dalle fredde correnti del nord, mentre l’influenza benefica del non lontano mare, crea microclimi particolarmente favorevoli a una viticoltura altamente qualificata.
Uno degli elementi che maggiormente caratterizzano il territorio è la particolare caratteristica geologica del terreno: rocce marnose e arenarie che in superficie si sgretolano in frammenti scagliosi e via via in argilla finissima (la cosiddetta “ponka”, termine friulano che identifica la marna). Questo substrato è la culla ideale per la coltivazione della vite.
Ed è in queste terre che Alessandro Marcorin e Vanilla Plozner hanno deciso di realizzare il loro sogno.
Terminate le rispettive carriere professionali, hanno voluto iniziare una seconda vita, dedicandosi con amore e passione al romantico progetto dell’azienda vinicola Lis Fadis.
Alessandro, di origini venete, è stato dirigente di un’azienda del settore farmaceutico prima di dedicarsi a tempo pieno all’attività dell’antiquariato. Vanilla, imprenditrice originaria della Carnia, è figlia di Lisio Plozner, famoso inventore e industriale, nonché fondatore di una grossa azienda vinicola nelle Grave.

Vigneto Lis FadisDopo lunghe ricerche, nel 2005 s’innamorano di un incantevole spicchio di territorio fra le colline di Spessa di Cividale. Una vecchia casetta di fine Settecento con tanto bosco e pochi filari di viti. Tanto lavoro da fare ma anche tanto calore ed entusiasmo che pulsano nei loro cuori.
Il loro obiettivo principale è quello di produrre vini di altissima qualità, che possano emozionare e al tempo stesso distinguersi per le loro inconfondibili caratteristiche. Il tutto nel pieno rispetto della natura e delle sue leggi.
Per questo motivo vengono impiantati vitigni autoctoni e tipologie internazionali oramai figlie adottive di queste terre. Alte densità d’impianto sono il preludio di una filosofia produttiva incentrata sul “poco ma che deve essere assolutamente di altissima qualità”. Una ricerca di cloni antichi vuole riportarci alle origini della viticoltura friulana.
Le viti sono le principali protagoniste della proprietà, ma a testimoniare l’ideale compromesso con l’ambiente, ampie distese di bosco e coltivazioni di uliveti e frutteti rendono incantevole questo spicchio di territorio.
Per la realizzazione della cantina, Alessandro ha messo a disposizione tutte le sue conoscenze e l’amore per l’arte e l’antiquariato. L’opera scavata nella collina è il risultato di un perfetto connubio fra estetica, tradizione e funzionalità.
La tinaia dove sono ospitate le botti in legno e in cemento; la barricaia che accoglie barrique, tonneau e botti ovali da 1600 litri; una sala di appassimento; una bottiglieria con una macina da olio della prima metà dell’Ottocento che funge da tavolo da degustazione. Tutto questo rappresenta il cuore pulsante e funzionale della cantina.
A fare da ideale contorno, la cura e raffinata maestria con la quale Alessandro ha voluto dare il suo personale contributo estetico e artistico. Pezzi da collezionista, mobili antichi, legni, mattoni e ceramiche: sono tutti elementi che arricchiscono questo piccolo gioiello che fonde senza compromessi le esigenze materiali del lavoro di cantina con il piacere per l’arte e il gusto estetico.

Il simbolo dello SbilfPassando in vigna, attualmente gli ettari vitati sono tre e mezzo, ma sono destinati a diventare cinque a pieno regime produttivo. Una produzione che ha visto la prima vendemmia datata 2008 e che oggi regala circa 10mila bottiglie che diventeranno 25mila quando tutti i vigneti impiantati avranno raggiunto “l’età adulta”.
Come per il nome dato all’azienda, anche per i vini si è puntato su qualcosa di magico. Alessandro e Vanilla sono da sempre innamorati del Friuli e in special modo della Carnia. Ed è in queste terre di montagna, che hanno subito il fascino dei racconti e delle leggende popolari che avevano come protagonisti le fate e gli Sbilfs, folletti e spiritelli che popolano i boschi.
Un’azienda dove si respira un’aria magica, meritava un nome che rendesse onore alle fate. Dei vini che invece miravano a essere inconfondibili e ognuno con il proprio carattere, trovano il loro perfetto abbinamento con i simpatici e a volte dispettosi folletti dei boschi. La produzione di Lis Fadis ha come principale protagonista, fra i vini bianchi, lo Sbilf, un Friulano ottenuto da una selezione di cinque biotipi di antico Tocai Giallo. Una breve macerazione, cui seguirà la fermentazione e l’affinamento in vasche di cemento per più di dodici mesi, donerà un vino in grado di sorprendere e distinguersi per originalità da tanti suoi quotati colleghi.
Il Guriut è invece un Chardonnay vinificato per metà in cemento e per metà in tonneau di secondo passaggio. Rimane quasi due anni in botte prima di essere imbottigliato e continuare un lungo affinamento di quasi 6-8 mesi.
Nella squadra dei rossi, il Gian, da uve Merlot, riserva grandi emozioni. Fermenta in tinelli di rovere da 10 quintali, dopo di che il vino è posto in barriques di rovere francese, dove vi permane per 18-20 mesi. Circa 10-12 mesi di affinamento in bottiglia prima di essere pronto.
Vero uvaggio made in Friuli è il Bergul. Gli autoctoni Schioppettino e Refosco dal peduncolo rosso sono affiancati dal Merlot e assieme sono i protagonisti di quest’assemblaggio di grande spessore. Lo Schioppettino è vinificato in tonneau, il Refosco in botte da 16 hl e il Merlot in barrique. Dopo 18-20 mesi di maturazione e il successivo assemblaggio, il vino imbottigliato si affinerà 8-10 mesi prima della vendita.
Questi sono i vini imbottigliati e già in commercio. Ma dal prossimo anno ci saranno altre tipologie pronte a emozionare gli esigenti appassionati del nettare dionisiaco. Sono quasi pronti, infatti, il Sauvignon, il Refosco dal peduncolo rosso e lo Schioppettino. Non ci resta che avere ancora un po’ di pazienza per poi testare di persona se anche queste tipologie manterranno gli alti livelli qualitativi dei fratelli già in commercio.

Lis Fadis - bottiglie esposteLis Fadis è una realtà un po’ atipica nel panorama vitivinicolo dei Colli Orientali del Friuli. Un’azienda nata da poco, nella quale Alessandro e Vanilla hanno riversato tutta la loro passione e competenza.
Hanno seminato bene nella loro precedente vita lavorativa e questo gli ha permesso di avere le risorse necessarie per poter realizzare il loro sogno.
Da novizi, in queste terre, hanno pensato che per differenziarsi e farsi notare nella grande massa di bravi produttori dei Colli Orientali, dovevano puntare su prodotti che fossero di altissima qualità.
Per raggiungere quest’obiettivo, in vigna alle alte densità d’impianto si uniscono rese bassissime ben al di sotto del chilo per pianta. In vendemmia, viene fatta una selezione minuziosa che poi continua sui nastri che trasportano l’uva alla pigiatura. Vengono eliminati, a mano, i chicchi con qualche difetto e non idonei agli standard produttivi.
Rese basse, cura maniacale del prodotto, impiego di manodopera qualificata: i prezzi delle bottiglie, però, rimangono in linea con quelli degli altri produttori della zona.
A questo punto, volendo fare il cosiddetto “avvocato del diavolo”, la domanda sorge spontanea: come si riesce a far quadrare i conti, visto il grosso investimento iniziale, visto il sistema produttivo improntato su una maniacale ricerca della qualità assoluta e visto che i prezzi di vendita sono comunque contenuti? Non siamo dinanzi ad un ente di beneficenza ma Alessandro e Vanilla hanno potuto realizzare questo importante progetto senza l’ansia del profitto e del bilancio ad ogni costo. Certo, anche per loro sarà importante, in futuro, raccogliere non solo soddisfazioni emozionali ma anche qualche riconoscimento economico.
Però la cosa che oggi li rende felici e realizzati, è il essere riusciti a costruire una splendida cantina dalla quale escono i vini che avevano sempre sognato di fare. Gioie ed emozioni che desiderano condividere con tutti gli appassionati. Le porte sempre aperte dell’azienda vi condurranno in un mondo magico e se sarete fortunati, ci sarà sempre qualche folletto che vi guiderà per mano alla scoperta di tutti i segreti di Lis Fadis.

Alessandro MarcorinDIALOGANDO CON IL VIGNAIOLO: intervista ad Alessandro Marcorin

Com’è nato il desiderio di avere un’azienda dove produrre i propri vini e come mai avete puntato sulla zona di Spessa di Cividale?
Io e Vanilla, da sempre coltivavamo il sogno di avere una nostra piccola azienda dove produrre vini che rispecchiassero la nostra filosofia e il nostro modo di essere. Abbiamo girato quasi due anni fra le splendide colline dei Colli Orientali e quando abbiamo scoperto questo piccolo paradiso, io e mia moglie ce ne siamo innamorati immediatamente e non abbiamo avuto alcun dubbio sul fatto di aver finalmente terminato la nostra ricerca.

A distanza di sette anni, pensi che fosse più difficile fare l’antiquario o dirigere ora un’azienda vinicola e fare buoni vini?
Sicuramente è molto più difficile dirigere un’azienda vinicola e produrre ottimi vini. Specialmente in questo periodo che dal punto di vista economico non è dei più floridi. Ma la passione e l’amore per questo mondo ci permettono di affrontare e superare le difficoltà che talvolta si possono incontrare.

Che cosa può portare di nuovo a questo settore, qualcuno che come te proviene da un altro ramo e non ha alle spalle la tradizione famigliare, tipica della maggior parte delle aziende friulane?
Pur provenendo da un altro ramo professionale e quindi senza un’esperienza precedente nel settore vinicolo, posso dire di essere stato bravo a circondarmi di persone valide e qualificate che portano avanti le mie idee. Per me lavorano un agronomo, Carlo Petrussi e un enologo, Emilio Del Medico, molto preparati. La mia filosofia poi mi porta ad avere il massimo rispetto nei confronti dell’ambiente e dei suoi equilibri. Da ex antiquato sono molto legato all’antico e alle tradizioni del passato, ma per fortuna in azienda ci sono i giovani, vedi la brava Elena Roppa che cura la comunicazione, che porta anche innovazione e modernità.

Alessandro Marcorin ed Elena RoppaCome mai avete deciso di chiamare la Vostra azienda con la nomenclatura friulana Lis Fadis (Le Fate)?
Le fate sono belle, giovani e buone e sono espressione di magia e incanto che ben si abbina al sogno che abbiamo realizzato nella nostra azienda. Essendo protagoniste della mitologia popolare friulana, abbiamo pensato che la nomenclatura Lis Fadis fosse di buon auspicio e rafforzasse il legame affettivo e culturale che ci unisce al Friuli e la sua gente.

Nella vostra proprietà avete cinque ettari adibiti alla coltivazione della vite. Altri cinque ettari a bosco, con querce, robinie e ciliegi selvatici. Inoltre, alberi da frutto e oliveti, con numerose varietà autoctone. Tutto questo testimonia una profonda sensibilità verso l’ambiente e i suoi delicati equilibri?
Il rispetto per l’ambiente e le sue leggi sono una delle prerogative alle quali non possiamo venir meno. Il nostro obiettivo è quello di fare vini di qualità, prodotti praticando una viticoltura che sia in piena simbiosi con la natura, e i cinque ettari di bosco, gli ulivi e i frutteti sono sicuramente un valore aggiunto.

Avete deciso di utilizzare oltre alle botti di legno, contenitori in cemento, rinunciando all’acciaio. Come mai questa scelta?
L’acciaio inox sottopone il vino a sbalzi termici eccessivi e a correnti elettrostatiche dannose. Inoltre non consente quei contatti con l’esterno che permettono l’evoluzione del prodotto. Le botti in cemento non hanno questi problemi. Non sono vetrificate, ma le pareti interne sono state trattate con una soluzione naturale contenente acido tartarico. Naturalmente i costi di manutenzione sono maggiori, ma i benefici sono evidenti.

Lis Fadis - La cantinaC’è un tuo vino che ami in maniera particolare?
Il Friulano è il mio vino preferito oltre ad essere l’emblema dell’azienda. Vino unico perché è diverso da tutti gli altri friulani in commercio.

Hai un produttore al quale ti sei ispirato o che stimi in maniera particolare?
Senza alcun dubbio Enzo Pontoni dell’azienda Miani. E’ un produttore che stimo e ammiro. Fa una viticoltura che punta al massimo della qualità e che gli permette di ottenere un Merlot e un Sauvignon strepitosi.

Quali sono i prossimi obiettivi che vi prefiggete di raggiungere?
L’obiettivo principale è quello di riuscire a trovare dei bravi agenti che riescano a far conoscere le qualità dei nostri vini e siano bravi a introdurli nei mercati del Veneto, di Milano e di Roma.

Se una fatina si materializzasse e ti desse la possibilità di realizzare un desiderio, come spenderesti questo tuo magico dono?
Mi piacerebbe tantissimo far conoscere la nostra azienda in tutto il mondo. Non si tratta di narcisismo, vanità o interessi commerciali. Ma solo il desiderio di far vedere quanto è bello il sogno che siamo riusciti a realizzare.

Stefano Cergolj

Perito informatico ai tempi in cui Windows doveva essere ancora inventato e arcigno difensore a uomo, stile Claudio Gentile a Spagna 1982, deve abbandonare i suoi sogni di gloria sportiva a causa di Arrigo Sacchi e l’introduzione del gioco a zona a lui poco affine. Per smaltire la delusione si rifugia in un eremo fra i vigneti del Collio ed è lì che gli appare in visione Dionisio che lo indirizza sulla strada segnata da Bacco. Sommelier e degustatore è affascinato soprattutto dalle belle storie che si nascondono dietro ai tanti bravi produttori della sua regione, il Friuli Venezia Giulia, e nel 2009 entra a far parte della squadra di Lavinium. Ama follemente il mondo del vino che reputa un qualcosa di molto serio da vivere però sempre con un pizzico di leggerezza ed ironia. Il suo sogno nel cassetto è quello di degustare tutti i vini del mondo e, visto che il tempo a disposizione è sempre poco, sta pensando di convertirsi al buddismo e garantirsi così la reincarnazione, nella speranza che la sua anima non si trasferisca nel corpo di un astemio.

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