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Colpo grosso a Villa Simone: un Frascati Superiore da brivido

Villa Simone
Ingresso a Villa Simone

Se provo con la mente a tornare indietro nel tempo (del resto con il corpo non ci sono mai riuscito), posso risalire con una certa facilità agli anni ’80, prima della cosiddetta rinascita del vino italiano avvenuta dopo il tragico scandalo del vino al metanolo (1986).
Erano anni in cui bevevo ancora per il solo piacere di bere, non avevo che una vaga conoscenza del vino italiano, qualcosa su quello laziale, campano, umbro e toscano, ma sempre per esperienza diretta, ero giovane e avevo altri obiettivi nella testa.
Mi ero forgiato soprattutto con i vini locali, acquistati o bevuti nelle cantine, nelle fiaschetterie, nelle frasche, nelle osterie, in tutti quei locali dove si faceva mescita e si poteva mangiare un panino con la porchetta, il salame, il formaggio, la mortadella a cubetti, le olive, il pomodoro essiccato, i carciofi sott’olio, i fagioli scottati in padella e, a volte, anche i primi classici della mia zona.

Il paesaggio circostante
Il paesaggio circostante

Bevevo Frascati, Cesanese di Olevano Romano (quello del Piglio più raramente), qualche vino di Marino, Velletri e poco altro. Quando mi spostavo arrivavo anche all’Orvieto e all’Est!Est!!Est!!! di Montefiascone. C’erano anche i vini di Cori, il Bianco di Capena (ormai andato perduto), il vino di Zagarolo, insomma non mancava di che divertirsi in assoluta ignoranza. Il vino costava poco, davvero poco, questo permetteva a tutti di usufruirne, la qualità era cosa rara, ma ogni tanto capitava di beccare la boccia buona e, soprattutto, si stava sempre in ottima compagnia.
Nella zona dei Castelli Romani avevo comunque i miei punti di riferimento, pochissimi, fra questi c’erano Conte Zandotti, Tenuta Le Quinte, Casale Vallechiesa e Casale Marchese, poi arrivò Villa Simone, a cui si aggiunsero nel tempo Cantine San Marco, L’Olivella, Casale Mattia e poche altre.

Vigneto sperimentale
Vigneto sperimentale

Ma fu proprio Villa Simone a convincermi che nel Vulcano Laziale si potevano fare vini bianchi di grande livello, grazie a due Frascati di tutto rispetto come il Villa dei Preti e, soprattutto, il Vigneto Filonardi.
La famiglia Costantini ha origini marchigiane, per la precisione a Passo Sant’Angelo, frazione del Comune di Sant’Angelo in Pontano in provincia di Macerata, dove produceva Rosso Piceno. Nel 1936 muore il fondatore dell’azienda durante la guerra e inizia un periodo estremamente difficile, in cui la fame diventa un problema concreto. Si tira avanti a stento finché Piero e il fratello Armando decidono di tentare miglior fortuna a Roma, lasciando l’azienda in uno stato di abbandono.
Dopo vari lavori riescono ad aprire un negozio di vini e oli, poi realizzano la loro prima enoteca a Via Domenico Tardini, infine nel 1972 arriva quella che diventerà l’enoteca più importante di Roma a Piazza Cavour, un anno dopo la nascita di Lorenzo, figlio di Armando.
Nel frattempo Piero riprende le redini dell’azienda marchigiana e ottiene anche dei riconoscimenti: il Rosso Piceno La Torraccia 1968 viene inserito nel “Catalogo Bolaffi – I migliori 100 vini del mondo” di Luigi Veronelli.

Le diverse tipologie di roccia vulcanica
Le diverse tipologie di roccia vulcanica

Nel 1982 nasce Villa Simone, l’attuale azienda nel comune di Monteporzio Catone, Lorenzo ha solo 11 anni ma lo zio lo coinvolge subito in vigna e così partecipa alla prima vendemmia della sua vita. A inizio anni ’90 Piero si rende conto che deve fare una scelta, decide di dare in affitto l’azienda marchigiana e dedica tutte le sue attenzioni a quella di Monteporzio e all’enoteca romana.
Intanto Lorenzo, finite le medie, si iscrive all’Istituto Agrario Garibaldi di Roma, dove frequenta i primi tre anni, poi si trasferisce a Conegliano dove completa gli studi presso l’Istituto Agrario Cerletti, diventando enotecnico. Non contento, si iscrive al nuovo corso di laurea in Viticoltura ed Enologia a San Michele all’Adige, dove conosce illustri personaggi del mondo del vino, fa esperienza in California, poi al Castello della Sala; tornato a Villa Simone, comincia attività di consulenza presso altre aziende del Lazio, poi, nel 1999, vive quella che forse sarà l’esperienza più importante, presso il colosso Ca’ Bolani di Gianni Zonin. In quello stesso anno nasce la primogenita Sara. L’anno successivo, con grande sorpresa, diventa direttore dell’azienda, dove mantiene l’incarico fino al 2005. Nel frattempo nasce Giulia.

Le cantine

Poi, spinto dallo zio, decide di tornare a Villa Simone, nel 2006, consapevole di trovarsi in un territorio dove si possono fare grandi vini, perché se c’è una zona che si può davvero definire vulcanica è quella dei Castelli Romani. Ma in azienda ha ancora un ruolo marginale, così decide di continuare a fare consulenze; solo negli ultimi anni prende il timone dell’azienda, Piero purtroppo viene a mancare due anni fa e Lorenzo, affiancato dalla figlia Sara come responsabile della comunicazione e dalla moglie Fulvia Stebellini in qualità di responsabile commerciale, con il supporto di uno staff efficiente, intende realizzare ciò in cui ha sempre creduto. È consapevole che la malvasia del Lazio (o puntinata), soprattutto in questi suoli vulcanici, sia in grado di fare grandi cose, pertanto le darà uno spazio sempre maggiore nella produzione del Frascati.
Ma, senza dubbio, l’impresa maggiore è stata quella di acquisire il terreno prospicente la cinquecentesca Villa Falconieri a Frascati (dal 2016 sede dell’Accademia Vivarium novum, centro internazionale di studi umanistici).

La bottaia

Bisogna però fare un passo indietro: fu proprio lo zio Piero a rendersi conto per primo delle potenzialità di quell’areale, racchiuso tra la villa e le circostanti abitazioni civili, a poche centinaia di metri dal centro della cittadina. Fin dai primi del ‘900 vi dimorava un vigneto, poi sostituito da un oliveto, decimato in gran parte dalla storica gelata del 1985.
Da allora nessuno ne aveva più cura, lasciandolo in stato di abbandono e di degrado, una vera giungla vegetale, fino al 1998, anno in cui fu messo all’asta. Piero non si lasciò sfuggire l’occasione e partecipò con grande convinzione, tanto da far desistere tutti gli altri interessati.

Lorenzo Costantini
Lorenzo Costantini

Passeranno altri dieci anni, quando finalmente il tribunale di Velletri assegnerà i terreni adiacenti la villa a Piero Costantini.
In un altro Paese, probabilmente, l’iter burocratico sarebbe finito così, invece qui è solo all’inizio: nel 2009 il Comune di Frascati espropria parte dei terreni acquistati da Piero per realizzare il parcheggio di Via Consalvi, impedendo l’accesso alla proprietà. Come spesso accade – non dimentichiamoci che siamo nei pressi di Roma – durante i lavori spuntano i resti di un’antica strada romana che portava proprio alla villa, e scatta il vincolo archeologico!

Lorenzo Costantini

L’anno dopo si scopre che il deposito dell’acqua, che attraversa proprio quei terreni e serve Frascati, è stato creato abusivamente negli anni ’60, così gli oneri di urbanizzazione sono a carico di Piero, che è ormai proprietario dei terreni. Non solo, ma lo zio deve rinunciare al sogno di trasformare quella proprietà in azienda agricola perché non gli viene concesso il Piano di Utilizzazione Agronomica.
Il Comune, ovviamente interessato, propone a Costantini una permuta con altri terreni situati a Vermicino, dove Piero ha già alcuni vigneti, ma anche questa ipotesi è burocraticamente irrealizzabile.
Nel frattempo i terreni diventano dimora di senzatetto e oggetto di abbandono di rifiuti fino al 2014, quando in accordo col Comune di Frascati vengono in parte rimossi. Finalmente il Comune rinuncia definitivamente alla proposta di permuta. Da questa tragicomica storia, prende vita qualcosa di positivo, il progetto per un Vigneto Urbano, il cui incarico sarà affidato proprio al nipote Lorenzo.

Villa Falconieri e il vigneto adiacente
Villa Falconieri e il vigneto adiacente

Il sogno sembra potersi finalmente concretizzare, invece l’odissea non è ancora finita! Infatti gli ulivi rimasti dopo la gelata dell’85, sono considerati piante protette, ed essendo ancora in parte produttivi, non possono essere estirpati.
La storia, fatta anche di rimpalli di responsabilità tra il Comune di Frascati e il Parco dei Castelli Romani, continua ancora a lungo, passando anche per problematiche legate a condutture dell’acqua posizionate a soli 40 cm di profondità, lesionate durante i lavori di scavo, con conseguente allagamento dei terreni e rischio di inondare la città di Frascati.

Villa Falconieri e il vigneto adiacente

Insomma, credo che la maggior parte di noi avrebbe mollato tutto, sarebbe fuggita alle Canarie o in altri luoghi dove ricuperare un po’ di serenità, invece, dopo tante tormentate vicissitudini, finalmente il 20 aprile 2017 iniziano i lavori d’impianto del vigneto, completati a fine luglio. Una curiosità: dal lato di Via Consalvi, si trova un’area dove sono riproposte le forme di allevamento tradizionali della viticoltura dei Castelli Romani: viti maritate, alberello, conocchia e capretta.

Vigneto Falconieri a Villa Simone

 

Arrivati al 2019, nasce il primo Frascati Superiore Vigneto Falconieri, più che altro un esperimento, data l’estrema gioventù delle piante e la mancata esperienza per capire come intervenire in vigna e cantina per ottenere quel vino che Lorenzo aveva chiaro in mente.
Ebbene, io l’ho degustato e, al netto di quelle inevitabili approssimazioni iniziali, posso dire di avere colto una materia promettente, caratterizzata da acidità e sapidità spiccate, pur in un contesto ancora lontano dal concetto di eleganza a cui l’autore si è ispirato.

Frascati Superiore Vigneto Falconieri

L’annata 2020 esprime un ulteriore passo avanti, sebbene a livello estrattivo si è andati un po’ sopra le righe, ma stiamo parlando di sottigliezze, il vino è interessantissimo e può trovare sicuramente molti estimatori, un Frascati che esprime già intensità e profondità.
Arriviamo alla terza annata, 2021, e qui il balzo in avanti è evidente, Lorenzo ha capito che doveva andarci più “leggero”, tra l’altro cinque anni cominciano ad essere una buona età per le viti, ci si sta avvicinando all’equilibrio vegetativo e produttivo, le radici cominciano ad ispessirsi e andare in profondità. Il risultato è un bianco di estrema finezza, con una spiccata vena floreale, ma anche cenni agrumati, note di susina e pesca bianca, in un contesto squisitamente fresco e balsamico, con evidenti cenni minerali.

Vigneto Falconieri a Villa Simone

Un vino che mi ha profondamente colpito, che andrà sicuramente a collocarsi al vertice della produzione aziendale e che dimostra quanto Piero e Lorenzo avessero ragione, quanto le loro lotte fossero giustificate e la loro visione giusta. Del resto ho sempre pensato che nel Vulcano Laziale si possono fare grandi vini, soprattutto bianchi, e sarebbe ora che se ne rendessero conto gli stessi produttori, come Lorenzo, che imparassero a fare gruppo e a progettare insieme un nuovo futuro per i vini dei Castelli Romani. La strada è stata indicata, è ora di farlo sapere al resto del mondo.

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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