Cinquantuno sfumature di Taste Alto Piemonte 2022
Ne è passato di nebbiolo sotto i ponti dal primo Taste Alto Piemonte ormai 5 anni or sono. Il re dei vitigni piemontesi, chiamato spanna tra queste colline moreniche e vulcaniche situate ai piedi dei Monte Rosa, è sempre stato in ottima compagnia: vespolina, uva rara, barbera, croatina e greco novarese l’hanno accompagnato in un viaggio che oggigiorno dà la possibilità a province quali Novara, Biella, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli di risultare in tutto e per tutto aree vitivinicole interessanti, degne di rispetto e capaci di sorprendere i mercati nazionali ed esteri. Il merito va attribuito senza ombra di dubbio ai produttori che anno dopo anno, e ne sono passati ormai più di venti da quando Lavinium ha cominciato seriamente ad occuparsi di Alto Piemonte, sono riusciti a raggiungere livelli qualitativi medio alti e in costante crescita, ivi comprese tutta una serie di realtà emergenti che vanno ad affiancarsi a quelle storiche – e dunque già affermate – che hanno raccontato sin dagli esordi la classe del territorio. Da non sottovalutare l’impegno costante del Consorzio Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte, che attraverso una buona campagna di comunicazione gestita da agenzie di stampa serie, è riuscito a sdoganare peculiarità di vini quali Ghemme, Sizzano, Fara, Boca, Gattinara, Bramaterra, Lessona, Valli Ossolane, Colline Novaresi e Coste della Sesia. Ricordiamo che questo angolo affascinante di Piemonte ha la viticoltura nel DNA, si è sempre allevata la vite, sin dai tempi antichi; alcune aree dello stesso rappresentavano un vero e proprio mosaico di vigneti tra i più grandi del Bel paese. Sto parlando di un’epoca antecedente allo sviluppo industriale, l’avvento delle fabbriche ha fatto sì che le aree vitate pian piano andassero a morire, il bosco – e da queste parti non manca mai – pian piano si è ripreso gran parte dei filari.
La rassegna, organizzata dal Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte con il patrocinio del Comune di Novara e il sostegno della Regione Piemonte, ha visto in tre giorni la partecipazione di oltre 1500 persone; una kermesse ricca di attività, eventi itineranti che hanno coinvolto il settore della ristorazione, tuttavia i protagonisti – come sempre – sono stati i vini dei 53 produttori vitivinicoli aderenti. In un’atmosfera calda, e non solo a livello di gradi centigradi, appassionati, “semplici” amanti del buon bere, bloggers e giornalisti hanno potuto degustare tantissime etichette raccontate direttamente dalla voce dei vignaioli/titolari delle Cantine, gli stessi che curano la vite ogni giorno, la allevano, soffrono e gioiscono continuamente per rendere possibile il “miracolo” del vino. Non sono mancati anche quest’anno i seminari a tema, i momenti di approfondimento e i Foodtrucks che hanno accompagnato il vino con piatti succulenti.
Una sala specifica del Castello Visconteo – Sforzesco di Novara, da sempre sede principale dell’evento, è stata riservata alla stampa di settore; i giornalisti invitati hanno potuto degustare ben 51 etichette diverse grazie alla preziosa collaborazione dei sommelier Ais che hanno reso un servizio impeccabile. “Quest’anno siamo particolarmente contenti di presentare al nostro pubblico un programma ricco di attività che coinvolgono in modo attivo tutto il territorio” racconta Lorella Zoppis, vicepresidente del Consorzio e responsabile eventi e promozione, “Oltre ai banchi d’assaggio il programma prevede i seminari “Excursus Alto Piemonte”, con degustazione di etichette selezionate, serate tematiche e cene con i produttori presso i locali dell’Alto Piemonte aderenti. Una possibilità, quest’ultima, che permetterà al pubblico di vivere un’esperienza di diretta vicinanza al nostro mondo vitivinicolo, sicuramente particolare e coinvolgente” conclude la Zoppis. Da buon novarese non potevo mancare, dunque con la dovuta calma ho assaggiato tutte le etichette proposte ribattezzandole appunto: Cinquantuno sfumature di Taste Alto Piemonte 2022. Vediamole assieme suddivise per denominazioni.
Colline Novaresi
COLLINE NOVARESI BIANCO 2021 Costa di Sera dei Tabacchei, Rinaldi Alfonso: paglierino chiaro, riflessi beige-verdolini, naso intriso di frutti croccanti, pesca bianca, limone e una scia di calcare puntellata da ricordi legati alle erbe aromatiche. Sorso di media intensità, ricco di sale, freschezza agrumata, mostra un buon potenziale evolutivo. 88
COLLINE NOVARESI ROSATO BIO 2020 Il Sornino, Cantine Cogo: cerasuolo, riflessi rame; intenso di ciliegia matura e rosa rossa, in bocca l’impronta salina prende il sopravvento, così come un po’ d’alcol di troppo, a discapito di una freschezza necessaria. 85
COLLINE NOVARESI NEBBIOLO 2021 Orezza, Pietraforata Cantine in Ghemme: rosa tenue, impronta salmastra e di frutti maturi quali pesca e banana, al palato mostra la giusta freschezza e un medio allungo. 87
COLLINE NOVARESI NEBBIOLO 2018 Motziflon, Brigatti Francesco: tra il granato e il rubino, al naso frutti rossi di bosco piuttosto intensi, mela renetta, pepe nero e terriccio umido; in bocca si distingue per il solito grande equilibrio in una persistenza pressoché infinita, la stessa che si cela all’interno di un corpo da ballerina che impone la sua classe e grinta. 91
COLLINE NOVARESI NEBBIOLO 2018 Giulia, Enrico Crola: rubino con unghia granato, il respiro è di frutti dolci, carnosi, accompagnati da un’incessante nota erbacea che fatica a disciogliersi; in bocca il vino è piuttosto maturo, privo di eccessivo slancio tuttavia godibile e già particolarmente adatto a contrastare i piatti della tradizione. 87
COLLINE NOVARESI NEBBIOLO 2017 La Moja, Grossini Alessio : granato caldo, profondo, il legno appare ancor non perfettamente integrato al resto del bouquet che si sviluppa in sentori di amarena e leggera cosmesi, rossetto in primis; in bocca è la fotocopia del naso, il tempo a mio avviso gioverà all’insieme. 84
COLLINE NOVARESI NEBBIOLO 2017 Valentina Vendemmia Tardiva, Il Roccolo di Mezzomerico: granato, riflessi caldi color rubino a bordo bicchiere, appare stanco, il frutto è un po’ troppo maturo e si perde in un ritorno di tostatura che – a questo livello d’intensità – mostra poca appartenenza al territorio, almeno in questa fase; al palato la musica non cambia granché, sorso piuttosto ingombrante, caldo. Trovo il Valentina particolarmente indicato all’abbinamento gastronomico su pietanze speziate. 83
COLLINE NOVARESI NEBBIOLO 2017 Opera 32, La Capuccina: granato-rubino di media trasparenza ed estratto, mostra un ventaglio odoroso d’impeccabile purezza espressiva: mela renetta, pesca noce, sabbia bagnata, liquirizia dolce; in bocca danza letteralmente, tra ritorni acidi e sapidi in perfetta sinergia, “pericolosissimo” a tavola. 89
COLLINE NOVARESI NEBBIOLO 2013 San Quirico, Cà Nova: granato caldo, riflessi rubino, naso di media intensità, vena minerale piuttosto marcata su un frutto croccante che appare goloso e ricorda il rovo; medio corpo, tannino levigato, nel complesso è già equilibrato. 87
COLLINE NOVARESI VESPOLINA 2021 Ardita, Damiano Cavallini: rubino squillante, media trasparenza ed estratto, avvicinandolo al naso il frutto appare goloso e invitante, amarena, ribes, pepe nero e timo selvatico; il tannino è protagonista e caratterizza un sorso ancora piuttosto scorbutico tuttavia dotato di una materia prima di assoluto livello. 88
COLLINE NOVARESI VESPOLINA 2016 Mauletta, Ioppa: granato caldo, a bordo bicchiere nuances vivaci color rubino, impatto di media intensità, cannella e anice stellato, menta peperita e fragolina di bosco; succoso da matti, lunga scia sapida. Da bere a secchiate anche a 14-16°: “Vino per l’estate!”. 89
COLLINE NOVARESI VESPOLINA 2021 Afrodite, Chiovini & Randetti: rubino squillante e vivace, irradia il calice, naso intriso di frutti di bosco dolci e croccanti tra cui mirtillo nero e amarena, il pepe nero non è per nulla sfacciato – come spesso accade in alcune vespoline in purezza – tutt’altro, fa da apripista a un corredo balsamico piuttosto netto frammisto a terriccio bagnato; in bocca, al contrario, la spezia in questa fase domina, nascondendo gran parte del suo potenziale, ancora qualche annetto e berremo a mio avviso un grande vino del novarese. 88
Coste Della Sesia
COSTE DELLA SESIA NEBBIOLO 2019 Vallelonga, Zambolin Fabio: tra il rubino e il granato, appare vivace, così come il naso dove un mix di sabbia bagnata e pepe verde domina la scena, a seguire viola leggermente appassita; in bocca mostra già un buon equilibrio per via del tannino setoso e un buon asse fresco-sapido, è un sorso di media intensità ma grande fascino. 89
COSTE DELLA SESIA NEBBIOLO 2014 Castellengo, Centovigne: granato con unghia arancio, fa davvero fatica ad allontanarsi da una scia legnosa che copre gran parte dell’insieme, a qualche minuto di distanza grafite e visciole, poco altro; in bocca è piuttosto maturo e slegato, un vino che poco rappresenta le capacità di un’azienda affermata che ha sempre regalato ottimi vini, ultime annate comprese. 85
Valli Ossolane
VALLI OSSOLANE NEBBIOLO 2017 Maria Rita, E.C.A.: tinta rubino con riflessi granata, il naso è immerso in un tripudio di spezia dolce da pasticceria, amarena e pesca dai toni prettamente estivi; media struttura su un frutto piuttosto maturo che conquista il finale, gastronomico. 85
VALLI OSSOLANE NEBBIOLO SUPERIORE DOC 2019 Prunent, Cantine Garrone: rubino squillante e ombre granata, molta luminosità, le erbe aromatiche – timo selvatico in primis – si alternano a quelle officinali, alleggerite da un tocco di agrume molto elegante; in bocca la consueta freschezza che caratterizza la gamma di Vini Garrone anticipa un finale nettamente sapido e dal carattere poco ingombrante, ed è una qualità. 88
VALLI OSSOLANE NEBBIOLO SUPERIORE 2018 Prünent, La Cantina di Tappia: granato cupo, media trasparenza, respiro esuberante e spigliato, sa di visciole, pepe rosa e terriccio umido; sorso piuttosto disimpegnato, tuttavia il frutto appare opportunamente maturo e dai ritorni dolci-acidi, buona progressione. 87
VALLI OSSOLANE ROSSO 2019 Vigna Vagna, Edoardo Patrone: porpora-rubino, golosità del frutto allo stato puro, tra percezioni di amarena, prugna, pepe rosa e grafite; morbidezza in primo piano sorretta da una buona spalla acida e un finale mediamente lungo e sapido, alcol ancora un po’ troppo protagonista, ha bisogno di tempo. 86
Boca
BOCA 2018, Carlone Davide: granato profondo, ricordi rubino, in evidenza trovo un bel frutto maturo che sa di amarena, arancia rossa, viola leggermente appassita e a chiudere tabacco e china; corpo piuttosto sostenuto, succo da vendere e un’impronta salina che mostra tutto il potenziale delle colline vulcaniche del Boca, sfuma leggermente sul finale. 89
BOCA 2018, Tenute Guardasole: tra i cinque migliori assaggi dell’intera batteria, appare vivo sin dal colore, un bel granato luminoso con evidenti pennellate color rubino. Sin da subito mostra il DNA del territorio, squaderna un mix di richiami terrosi e agrumati di rara eleganza, erbe officinali da grande amaro, pepe verde e un ricordo di rosolio e pepe verde; densità gustativa di tutto rispetto, sferzata acida e sale in grande quantità, l’equilibrio è commovente nonostante sia un vino ancora in fasce, la grip tannica risulta elegante e vispa, ciò assicura una longevità ragguardevole. 93
BOCA 2017, Barbaglia: granato classico da spanna altopiemontese, ricordi rubino, profondità che va dal colore alla parte olfattiva, la stessa si distingue per una coltre balsamica resa ancor più complessa da tocchi empireumatici, frutti rossi – soprattutto arancia sanguinella – e tabacco biondo; buona progressione in bocca, mostra spessore senza appesantire, un ritorno speziato intrigante e un finale bello pulito, netto, coerente. 89
BOCA 2017, Le Piane: granato di media trasparenza, ombre rubino, sin da subito mostra il “lato oscuro della forza”, dunque grafite, noce moscata, sottobosco e toni silvestri, ma anche tamarindo e ribes; grande profondità di beva, estratto da vendere, bellissima chiusura salata in linea con una freschezza mai in secondo piano, da attendere. 90
BOCA 2016, Poderi Garona: rubino cupo con riflessi granata, impatto olfattivo di notevole spessore con legni nobili ben fusi, grafite e incenso, visciole e alloro; acidità e succo in prima piano, tuttavia adombrata da un filo di alcol in eccesso e un’impronta salina che mostra tutto lo spessore del comprensorio. 88
BOCA 2012 Vigna Cristiana, Podere ai Valloni: granato con unghia mattone, squaderna refoli balsamici e toni silvestri da grande nebbiolo dell’Alto Piemonte, il respiro è austero presto addolcito da toni di agrume rosso e spezie fini, continue; ne bevo un sorso e dopo 10 anni dalla vendemmia ritrovo un vino perfettamente in forma, agile, scattante con tanta voglia di stupire grazie ad un bel tannino in evidenza che anticipa un sorso di grande profondità. 91
Bramaterra
BRAMATERRA 2018, Antoniotti Odilio: tra il rubino e il granato a seconda dell’inclinazione del calice, disegna un profilo olfattivo sinuoso dove il pepe verde e il frutto croccante – dai toni vagamente estivi – è presto inspessito da tutta una serie di ricordi legati al terreno e vissuti in compagnia di Odillio, al sole di una calda giornata d’agosto; in bocca segue lo stesso identico percorso, conquista senza mostrare muscoli eccessivi e grazie ad un senso di rilassata pacatezza, di pulizia e progressione. 91
BRAMATERRA 2018, Colombera & Garella: rubino caldo e profondo, media trasparenza, naso ancora non perfettamente risolto, la parte verde data da una lieve tostatura – e affiancata al pepe – fatica a svanire, tuttavia dopo opportuna ossigenazione si sente il ribes e l’impronta tipica del Bramaterra con un corredo di erbe officinali di tutto rispetto; diametralmente opposto al palato dove appare già ben definito, risolto, di grande lunghezza ed eleganza, appaga i recettori del gusto lasciando un ricordo fresco e pulito. Un vino eterno a mio avviso. 91
BRAMATERRA 2017, La Palazzina: rubino/ granato di media consistenza, esordisce dolce con toni di frutti rossi in caramella per poi cambiare registro e palesare tutta l’austerità in parte data da un incessante richiamo al terreno di cui è figlio – i famosi porfidi del Bramaterra – unita a un che di rosa canina, cardamomo; corpo per nulla ingombrante, manca un filo di centro bocca e densità, tuttavia tiene tranquillamente testa all’impronta salina che lo caratterizza. 89
BRAMATERRA 2017, Le Pianelle: profondo e di media trasparenza, rubino con riflessi granato, mostra un quadro olfattivo scolpito nel frutto croccante e nei riverberi ancora leggermente vegetali, dunque ribes, cardamomo, pepe verde intervallati da guizzi salmastri ed erbe officinali tra cui genziana e rabarbaro. Spiazzante per coerenza, corpo di tutto rispetto, sorso stimolato da velocissimi lampi sapidi e da un tannino piuttosto incisivo. Vino in divenire e dal grande potenziale. 90
Fara
FARA DOC 2019 Barton, Boniperti Gilberto: rubino vivace, luminoso, media trasparenza ed estratto, è ancora giovane, esuberante di pepe nero, fiori freschi e frutti rossi dolci/maturi che in parte nascondono un profilo ben più austero legato al terreno, all’incenso, suggestioni che sono ancora in fase embrionale; annata da tenere sott’occhio, perché la progressione e il tannino sono davvero commuoventi. 89
FARA 2017, Fara Francesca Castaldi: rubino acceso, lampi granato, bel floreale di viola ad aprire le danze, lampone e fragolina di bosco spremute su un cumulo di sabbia bagnata, a seguire eucalipto, pepe nero e incenso; carattere, slancio, succo e un timbro invidiabile, a mio avviso tra i migliori Fara mai prodotti da Francesca. 93
FARA RISERVA 2016, Cornaggina Cantinoteca dei Prolo: rubino scarico, ombra granata, è un insieme di profumi che a mio avviso eccede nella dolcezza, pesca matura, mela, i toni floreali implementano questa sensazione, tuttavia è il suo stile, privo di difetti; acidità troppo spinta, tannino un po’ verde, l’assenza di un corpo adeguato non lo aiuta affatto. 82
Gattinara
GATTINARA 2017 Il Putto Vendemmiatore, Cantina Delsignore: granato profondo, ricordi rubino, naso intenso di spezia dolce, sinuosa, ma anche viola, timo selvatico, ribes rosso e tracce di metallo caldo/lieve fumé, è ancora giovane non cambia registro; stessa identica musica al palato, lievemente sconnesso, l’alcol è ben fuso ma a mio avviso occorrono almeno un paio d’anni per avvicinarci a quell’equilibrio a cui ci ha abituato il buon Stefano Dorelli. 89
GATTINARA, 2016 Vegis Stefano Az. Agr.: senza ombra di dubbio la vera rivelazione del Taste 2022, almeno per quanto mi riguarda. Immacolato sin dal colore, granato limpido e vivace, gioca una partita vincente con attori protagonisti in veste di frutti rossi leggermente maturi, mirtillo rosso, ciliegia selvatica, menta peperita e ruggine, chicchi di caffè appena tostato; danza letteralmente al palato, facendo tre o quattro piroette, proprio perché stupisce la sua progressione, il lento incedere verso un tannino fitto ma dolce e un’impronta salina davvero smisurata, appassionante immaginarlo tra 10 anni. 93
GATTINARA RISERVA 2017 San Francesco, Antoniolo : il San Francesco 2017, tra i cru più importanti di Gattinara, quest’anno ha sbaragliato la concorrenza, assieme ad un altro vino di Lessona che più avanti vedremo. Il motivo è molto semplice: traduce attraverso un calice granato classico e di grande trasparenza, tutta l’aderenza possibile e immaginabile nei confronti del territorio, in un’annata tutt’altro che facile. L’identikit è prettamente di stampo “minerale”, in questo caso passatemi il termine: ruggine, metallo caldo, timo, tracce ematiche e amarena, caffè e tabacco, evolve di continuo; in bocca è coerente all’ennesima potenza, dopo l’esordio in cui la freschezza la fa da padrona, giunge un tannino ricamato e una chiusura lunga ed esemplare. 94
GATTINARA RISERVA 2016, Travaglini Giancarlo: granato luminoso, elegante, così come il naso che forse in questa fase eccede un po’ troppo in toni dolci di frutta rossa, presto rinfrescata da ritorni speziati ed incursioni ferrose. In bocca il profilo è più o meno lo stesso, un vino tecnicamente ben fatto tuttavia privo di quello slancio emozionale a cui siamo abituati; intendo allungo, sapidità e freschezza. 87
Ghemme
GHEMME 2018, La Piemontina: tra il rubino vivace e il granato caldo, sviluppa una serie di aromi che vanno dalla liquirizia in caramella alla visciola, menta peperita a terriccio umido; sorso di media intensità caratterizzato più dalla spensieratezza che dall’impegno, un buon assist per la tavola. 85
GHEMME 2018 dei Mazzoni, Mazzoni Tiziano: profondità sin dal colore, un bel granato caldo, avvolgente, così come il naso che suggerisce ricordi di mirtillo nero, tracce ematiche, cenere e un accenno balsamico di mentolo e pepe nero; vino stratosferico, scorrevole, succoso e al contempo denso, cambia registro ad ogni istante, ancora giovane ma dal potenziale infinito. 91
GHEMME 2018 Vigna Ronco al Maso, Platinetti Guido: rubino, unghia granata, inizialmente la parte floreale domina con note di rosa e garofano selvatici, ribes rosso, mela renetta e financo pensa noce, molto aggraziato, cambierà registro tra qualche anno; sviluppa un assetto gustativo ben bilanciato tra succo, materia, sale e un’acidità che richiama i frutti rossi percepiti al naso. Finale un po’ sconnesso si avverte leggermente l’alcol, l’affinamento in bottiglia lo assorbirà, ne son sicuro. 89
GHEMME 2017 Il Matto, I Dof Mati: rubino caldo e vibrante, naso un po’ troppo dominato dalla tostatura del legno non ancora ben assorbita, la parte erbacea fatica ad avere una definizione e il frutto è in ombra; in bocca il registro è più o meno lo stesso, riassaggiato appositamente a circa 20-25 minuti dalla mescita, la musica non cambia nonostante il vino sia privo di difetti tecnici, lo riassaggerò presto per avere un nuovo confronto. 82
GHEMME 2016, Filadora: rubino di tonalità profonda, a bordo bicchiere riflessi granata, da subito balsamico e intenso di eucalipto, mirtillo rosso e metallo caldo, man mano che si apre la spezia dolce appare golosa e accattivante così come i ritorni fumé; morbidezza rassicurante presto vivacizzata da un tannino vispo e marcante, mostra tanta aderenza al territorio per via di una sapidità pressoché infinita. 90
GHEMME 2015 Chioso dei Pomi, Rovellotti Viticoltori in Ghemme: tonalità granato intenso, vibrante, nuances rubino, tanta spezia dolce che ricorda la pasticceria nel periodo natalizio, ben presto si apre e squaderna suggestioni di amarena, anice stellato, leggero smalto e una traccia ematica a chiudere; progressione da manuale, inizialmente caldo, impiega un nonnulla a sviluppare una verticalità gustativa accompagnata da un tannino puntiforme. 90
GHEMME 2015, Torraccia del Piantavigna: granato scarico, ombra rubino, avvicinandolo al naso la mia attenzione è catturata da un bel mix di frutti dolci, timo, incenso e cannella; il tannino è davvero ben risolto, così come lo slancio in freschezza e succo; un po’ più di centro bocca e densità e sarebbe stato indimenticabile, tuttavia un gran bel Ghemme non c’è che dire. 89
GHEMME RISERVA 2015 Vigna Cavenago, Mirù: rubino profondo, toni granata andranno ad intensificarsi col passare del tempo, si avverte un curioso eco di frutta secca, amarena matura, anice stellato, cacao e rimandi terrosi, autunnali; medio corpo, struttura non da pesi massimi tuttavia convince per eleganza e coerenza con un finale fresco, pulito, performante soprattutto se accostato a piatti della tradizione locale. 87
Lessona
LESSONA 2019, Villa Guelpa: rubino intenso, caldo, lampi granata, al naso mirtillo nero e grafite, tostatura del legno non perfettamente digerita – il vino è ancora giovane e si sente – tuttavia il frutto maturo appare godibile così come la trama floreale; in bocca è leggermente slegato, tannino già godibile, il legno torna prepotente. Ha bisogno di qualche anno perché la materia c’è tutta. 88
LESSONA 2018, Massimo Clerico: tra i migliori assaggi del Taste 2022, trasparenza commuovente, granato classico di stampa altopiemontese e un naso sussurrato, in levare, aumenta progressivamente in termini di complessità col trascorrere dei minuti. Distinguo spezie orientali, timo limone, ribes rosso, tamarindo, genziana e violetta leggermente appassita in una colte salmastra; in bocca nonostante la giovane età è straordinario, l’annata in oggetto sta facendo discutere tuttavia l’equilibrio delle classiche componenti gustative in questo vino è davvero appagante, una vera e propria sinfonia. 93
LESSONA 2018 Biologico, La Badina: granato molto elegante, buona trasparenza, respiro mediamente intenso, squaderna suggestioni di sabbia bagnata, chiodo di garofano, pesca matura e anguria – note quasi da bianco/rosato – rara eleganza; il sorso è vibrante e struttura non da pesi massimi, i Lessona non ce l’hanno praticamente mai, risulta lineare, guizzi sapidi ed acidi giocano a rincorrersi in un finale lungo ed appagante. 90
LESSONA 2015 Pidrin, Pietro Cassina: rubino-granato dalle tonalità ipnotiche, il comparto fruttato appare maturo, risolto, non esausto e le erbe aromatiche – timo selvatico in primis – vivacizzano l’insieme coadiuvati da un eco di caramella alla violetta; è un vino che ad 8 anni dalla vendemmia sta vivendo una fase esaltante, la freschezza è notevole nonostante il millesimo caldo, l’impronta sapida non è da meno, tuttavia sfuma un po’ nel finale. 89
LESSONA 2013 San Sebastiano allo Zoppo, Tenute Sella: a quanto pare è l’anno dei Lessona, ovvero la denominazione che ha conquistato punti più alti. Lo conferma il San Sebastiano allo Zoppo 2013, immacolato sin dal colore, vivace ancora rubino con importanti riflessi granata, una sinfonia “dark” che alle note iniziali leggermente fumé di legna arsa affianca toni di erbe aromatiche leggermente appassite, pepe del Sichuan e liquirizia; energia vitale allo stato puro, tannino setoso, la salivazione è pressoché infinita così come la lunghezza, emozionante davvero. 93
LESSONA 2016, Proprietà Sperino: i traguardi di Luca De Marchi non si contano più, tuttavia al sottoscritto fa sempre piacere riscontrarne la costanza. Il suo Lessona 2016 non riesco davvero a descriverlo con degli aggettivi tecnici-didattici, mi sembrerebbe di sminuirlo. L’annata in questione indubbiamente ha giovato, tuttavia non basta, occorre tirare fuori gli attribuiti perché è un banco di prova da cui tutti si aspettano il massimo, e quest’ultimo è arrivato, eccome! Il vino in questione è un esempio paradigmatico di ciò che le sabbie plioceniche di Lessona son in grado di restituire al vino in termini di finezza, profondità ed eleganza; termini di cui spesso si abusa ma in questo caso gli unici ad aver senso. Indimenticabile. 94
Sizzano
SIZZANO 2017, Cantina Comero: rubino profondo, caldo, nuances granata, il frutto appare un po’ troppo maturo al naso, l’annata indubbiamente non ha giovato, tuttavia il ricordo di fiori leggermente appassiti, cacao e pepe nero rendono il bouquet piacevole e abbastanza compiuto; in bocca è l’esatta fotocopia del naso, la tendenza dolce prevale sulla parte acida e la sapidità risolleva l’insieme, proverò a riassaggiarlo in altro contesto – tra qualche anno – perché conosco la passione della Cantina per il territorio. 85
SIZZANO RISERVA 2015 Roano, Vigneti Valle Roncati: rubino cupo, media trasparenza e timidi riflessi granata; respiro sinuoso, “curve felliniane”, frutto allo stato puro – soprattutto mirtillo nero e susina – continua su cacao, garofano selvatico, caffè e un accento speziato intenso; il vino mostra spessore, struttura e una densità gustativa “baroleggiante”, è il suo stile e cattura proprio per questo, soprattutto a tavola. 87
Andrea Li Calzi