Le terre del Chianti (fonte Consorzio Vino Chianti)
Sappiamo bene che l’area vitata del Chianti è decisamente vasta (15.500 ettari su un totale regionale di 59.821), quindi usare termini come “tipicità”, “riconoscibilità”, “territorialità” diventa paradossale; sono elementi che ha poco senso aspettarsi da una denominazione che coinvolge 6 province e la bellezza di 95 comuni (Firenze 28, Siena 24, Arezzo 17, Pisa 16, Pistoia 7 e Prato 3). Detto fra noi, senza offesa, è la ragione per cui fra Chianti e Chianti Classico (che fino al 1996 era considerato una sottozona del Chianti) non c’è confronto (a parte alcune microzone e alcuni produttori di qualità straordinaria), semplicemente perché più si allarga un territorio produttivo e più la qualità media ne risente, ovunque ci si trovi.
Sala degustazione Chianti Lovers & Rosso Morellino
La storia ci ricorda che fino alla prima guerra mondiale il vino Chianti si faceva esclusivamente nella zona oggi chiamata “Classico”, era già allora il vino italiano più famoso al mondo e fu per questo motivo che molti produttori limitrofi iniziarono a chiamare Chianti anche i loro vini (oggi non sarebbe possibile) utilizzando il contenitore simbolo di questo vino, il fiasco. La giustificazione indotta fu che il Chianti, secondo loro, corrispondeva al “Vin Vermiglio”, che nel 1200 non era prodotto solo nel territorio chiantigiano classico, ma in una zona assai più vasta. Fu così che, poco alla volta, tutti i vini della Toscana centrale furono ribattezzati “Chianti”. Nel 1932 un Regio Decreto ufficializzò la nuova situazione, consentendo alle aziende di gran parte della regione di continuare a produrre i vini sotto il nome Chianti, allo scopo di far confluire in una denominazione tanto conosciuta una ben maggiore quantità di prodotto. La frittata era fatta, per evitare lo svilupparsi di conflitti interni, furono istituite 6 sottozone del Chianti: Colli Fiorentini, Rufina, Montalbano, Colli Senesi, Colli Aretini e Colline Pisane, ma soprattutto fu consentito alle aziende della zona storica di chiamare il loro vino Chianti “Classico”. Con il tempo il carrozzone cominciò a perdere colpi, ne approfittarono i produttori di Carmignano per uscire definitivamente dalla denominazione e puntare a crearne una propria. Dal 1996, come avevo accennato, Chianti e Chianti Classico sono diventate due denominazioni indipendenti con proprio disciplinare ed è stata introdotta una settima sottozona del Chianti: Montespertoli. Ma la Toscana è una regione fortunata, se si fa vino un po’ ovunque non è per caso, è una terra benedetta, fatta di paesaggi mozzafiato e colline che si alternano protette dagli appennini, in alcuni casi rinfrescate dalla brezza marina (ad esempio le colline pisane). Di fatto il territorio del Chianti, dal punto di vista geologico, può essere suddiviso in quattro sistemi: dorsali preappenniniche mioeoceniche, colline plioceniche, la conca intermontana del Valdarno Superiore con i depositi pleistocenici, e i depositi alluvionali. L’altitudine dei terreni collinari coltivati a vite è compresa mediamente fra i 200 e i 400 m. s.l.m., ma in alcuni casi si va anche oltre i 500 metri (il disciplinare pone come limite 700 metri s.l.m.). Ovviamente in un territorio così vasto la composizione dei terreni cambia sensibilmente, si va da quello argilloso a quello argilloso con presenza di scheletro, da quello di medio impasto a quello sabbioso. Sono terreni mediamente fertili, in alcune zone i vigneti necessitano anche di terrazzamenti.
Il Chianti ha dalla sua, rispetto al Classico, una bevibilità a volte trascinante, una predisposizione al cibo che ha pochi eguali e riesce, con le dovute differenze, a esprimere molto bene i tratti più schietti del sangiovese. Infine i prezzi, salvo singole realtà e le versioni top, sono più alla portata. Tutti elementi che lo rendono tutt’ora uno dei vini italiani più desiderati e conosciuti al mondo. Ma veniamo alle annate presentate domenica 20 marzo alla Fortezza da Basso di Firenze: Chianti 2021 e 2020, Superiore 2020 e Riserva 2019. Avendo avuto a disposizione una sola giornata per degustare tutti i Chianti e i Morellino di Scansano, sono stato costretto a malincuore a fare una selezione che mi permettesse di avere un quadro abbastanza completo della denominazione; per quanto riguarda il Chianti 2021 (36 campioni su 74) direi che siamo di fronte a un’annata interessante, fresca, anche se con alti e bassi da zona a zona; più convincente la 2020 (25 su 48), dove le sottozone e le versioni Superiore hanno espresso in molti casi una qualità davvero ottima. Le Riserve 2019 (29 su 61) hanno dato risultati eterogenei, ma c’è da dire che anche il numero dei campioni pendeva soprattutto da parte della Riserva non sottozona, mentre fra queste mi sono sembrate ben inquadrate quelle di Rufina e Colli Fiorentini; bene anche Montespertoli, ma c’è da dire che erano solo 5 campioni. Nel complesso l’impressione è stata assolutamente positiva, laddove è stato usato il legno, salvo rarissime eccezioni, c’era un giusto equilibrio fra le parti, la bevibilità del 2020 è risultata davvero notevole, alcune sottozone sono emerse nei loro tratti distintivi, Rufina in particolare, dimostrando che certi territori si distinguono anche in un contesto così grande.
In sintesi i vini che mi hanno più convinto:
CHIANTI 2021
CHIANTI SUPERIORE E SOTTOZONE 2020
CHIANTI RISERVA E SOTTOZONE RISERVA 2019
Roberto Giuliani
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.
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Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cuci (...)
Torinese, sognatore, osservatore, escursionista, scrittore. Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Torino e Mast (...)
Vignettista fin dalle scuole superiori, alla sua prima vignetta sul giornaletto scolastico fu richiamato dalla preside del Liceo Classico per av (...)
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Giornalista free-lance, milanese, scrive di vino, grande distribuzione e ortofrutta, non in quest'ordine. Dirige il sito e la rivista dell'Assoc (...)
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Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è s (...)
Giornalista cresciuto con Montanelli al giornale, si occupa da sempre di agricoltura, agroalimentare enogastronomia e viaggi. Ha lavorato tra gl (...)
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Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha conseguito il diploma di Sommelier AIS nel 2001. È Degustatore per la regione Lombardia e giudice per le guide Vitae e Viniplus. Ha partecipa (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
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