Central Otago, l’isola del Sud della Nuova Zelanda, oltre ad essere la regione vitivinicola più a sud del Mondo, è soprattutto la patria di un gruppo sempre più consistente di viticoltori che da qualche anno ha lanciato una specie di sfida cercando di produrre dei grandi vini a base di pinot nero, curandone sia l’aspetto varietale che la vinificazione, ma soprattutto valorizzando e non stravolgendo le caratteristiche del territorio. L’occasione di conoscere e degustare un esempio di questi vini si è presentata nell’ambito del Salone del Gusto di Torino, grazie alla disponibilità di Jeffrey Chilcott, il “neozelandese di Barbaresco” come è ormai conosciuto nell’ambiente enologico.Dopo un lungo percorso che gli ha permesso di maturare diverse esperienze in varie parti del mondo, Jeffrey da quasi un ventennio è approdato alla collina della Martinenga, nella storica azienda dei Marchesi di Grésy, e lì ha messo radici, tanto che dialogando con lui si ha la sensazione che nelle Langhe ci abiti da sempre, come se ci fosse nato, senza disdegnare, sia per lavoro che per passione, frequenti viaggi e visite qua e là per il pianeta.
I vini degustati nella serata delle aziende Felton Road, Valli, Quartz Reef, Carrick, Mount Difficulty e Bannock Brae, tutti provenienti dalla regione di Central Otago fanno proprio parte del “bottino” rimediato nel passato periodo natalizio in occasione di un suo temporaneo ritorno nel paese natio. Jeffrey ha innanzitutto riassunto brevemente la storia enologica della Nuova Zelanda, giovane ma in continua evoluzione, nata negli anni ’50 in buona parte a opera di immigrati dalmati fuggiti dalle distruzioni belliche, inizialmente ad esclusivo uso interno, fondata su varietà ibride, molto produttive, quasi sempre subalterna ad attività agricole più tradizionali, come il mais o la frutta. Una prima svolta avviene tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, quando si cominciano a piantare varietà internazionali, a cominciare dal sauvignon blanc, seguito dallo chardonnay, dal pinot noir e infine dal riesling. I primi impianti avvengono nell’isola del Nord, ma rapidamente dalla regione di Auckland, si scivola verso Gisborne, Hawkes Bay, Wairarapa, fino ad approdare negli anni ’90 all’isola del Sud: i primi degli attuali 4.400 ettari di pinot nero sono stati impiantati nella regione “settentrionale” di Marlborough, che ancora oggi detiene oltre il 40% della superficie vitata, scendendo fino al Central Otago, dove oggi si coltiva un quarto dell’intera produzione neozelandese del Pinot Nero. La coltivazione di Pinot Nero è destinata ad aumentare, tanto che quest’anno ha superato quella di Chardonnay, collocandosi al secondo posto con un quinto della produzione vinicola nazionale, capeggiata dal Sauvignon Blanc con quasi il 50%.
La catena montuosa che si estende lungo tutta la dorsale ovest dell’isola del Sud, offre un ottimo riparo da venti e piogge, mitigando notevolmente il clima di per sé continentale, considerata anche la latitudine, della regione, molto più fresco rispetto a quello australiano, garantendo in estate e autunno lunghe e calde giornate di sole alternate a notti fresche, clima ideale per la coltivazione del Pinot Nero. Unica insidia, fenomeno presente anche nella Borgogna ma raro in Italia, le gelate primaverili che possono mettere a repentaglio buona parte della fioritura o addirittura del raccolto. Nella regione del Central Otago i vigneti si estendono per buona parte su distesi territori ai piedi delle montagne su un sottosuolo ciottoloso, minerale e particolarmente drenante. Molteplici i cloni utilizzati, frutto di anni di ricerca e sperimentazione, frenata però dalle leggi sulla quarantena in vigore nel paese, che obbligano le barbatelle a lunghe soste “purificatrici” che minano però la loro integrità.
Molto del merito di questa crescita qualitativa e quantitativa del Pinot Nero è da attribuirsi ai vignaioli neozelandesi che hanno trasferito la loro filosofia di vita “clean & green” ai loro vini, evitando prodotti oltremodo concentrati nel gusto e nel sapore, tanto cari al pubblico americano. Molta importanza viene invece data alla naturalità ed al frutto, mantenendo in uso soluzioni enologiche della più antica tradizione europea: ad esempio molti, come in Borgogna, non diraspano parte dei grappoli per aumentare l’apporto di tannino e fermentano una parte del mosto ad acini interi, così come è prassi normale l’imbottigliamento senza filtrazione. Ciò non vuol dire ovviamente disdegnare confronti o sperimentazioni: esempi concreti di collaborazione sono la varia gamma di bottiglie di Pinot Nero provenienti da ogni parte del mondo, Francia in testa, che ogni vignaiolo conserva in cantina, non per copiarne lo stile quanto per tenersi costantemente aggiornato sulle caratteristiche e filosofie del prodotto e sull’andamento climatico e qualitativo delle ultime vendemmie. Inizialmente la quasi totalità di vino prodotto veniva consumato nella stessa zona d’origine, ma progressivamente l’export ha avuto una percentuale sempre maggiore, tanto che nel 2007 l’85% dei 4,9 milioni di litri di Pinot Nero neozelandese è stato bevuto in Gran Bretagna, Australia e USA, mentre in Italia i vini di Central Otago sono ancora pressoché introvabili.
I vini degustati In sintesi tutti i campioni assaggiati si sono rivelati di buona qualità, manifestando colori vivi e marcati, simili ai vini della Borgogna piuttosto dei più aranciati dell’Alto Adige, con ottimi profumi fruttati e buone beve.
Mt Difficulty Pinot Noir 2007vino base dell’azienda, frutto di una vendemmia caratterizzata da alcune gelate primaverili che hanno ridotto la quantità di uva vendemmiata da metà aprile a inizio maggio; un 20-30% vinificato con grappoli interi, 9 giorni di macerazione a freddo con frequenti follature, quindi vinificazione di circa una settimana con lieviti indigeni. Il vino è rimasto in legno per circa un anno con le fecce, quindi nella primavera successiva ha fatto naturalmente la malolattica. Un solo travaso e poi l’imbottigliamento senza filtrazione. Sia alla vista che al naso si percepisce la grande concentrazione di questo vino, con profumi di amarena e frutti di bosco, frutta che si ritrova anche in bocca senza particolari sentori di legno malgrado la giovinezza del vino e con un buon tannino finale.
Quartz Reef Pinot Noir 2007altro vino base dell’azienda, inserita nella top-ten neozelandese. Le uve dei sei cloni diversi di pinot nero sono state raccolte a metà aprile e vinificate separatamente: dapprima una settimana di macerazione a freddo, quindi vinificazione con lieviti indigeni per oltre una settimana. Passaggio in barrique, un terzo nuove e un terzo di un anno; malolattica naturale nella primavera successiva, leggera chiarifica con bianco d’uovo e imbottigliamento a luglio. Il colore rosso scuro anticipa la complessità del vino al naso, dove comunque prevarica il fruttato; in bocca si dimostra subito potente, ottima beva, gusto persistente di prugna e frutta matura.
Felton Road Pinot Noir 2007vino base di una delle migliori aziende della Nuova Zelanda, di proprietà dell’inglese Nigel Greening, che segue i protocolli biodinamici dal 2002, evitando ad esempio di irrigare le piante nel periodo estivo dopo la vendemmia. Nel 2007 l’uva è stata raccolta in anticipo rispetto ad altre realtà, per evitare gli scompensi tra la primavera fredda ed il successivo inizio d’estate molto caldo. Il vino scaturisce da tre vigneti differenti, “fratello” dei cru Calvert, Cornish Point, Block 3 e Block 5, esperimenti fatti dall’azienda in piccole quantità, peraltro subito esaurite, per tentare di portare in bottiglia le caratteristiche e le differenze delle varie zone di proprietà dell’azienda. La vinificazione è sostanzialmente simile ai vini precedentemente degustati, ma fin dal naso si coglie un maggiore carico alcolico, che però non sovrasta la frutta matura e lo speziato che si percepisce in bocca. Un vino complesso, ancora molto giovane, con ottime prospettive di durata e perfezionamento.
Bannock Brae Estate “Goldfields” Pinot Noir 2006giovane azienda di una decina d’anni d’età, una seconda esperienza di vita per i proprietari, che prima si occupavano di birra, spinti fin dall’inizio dalla filosofia di produrre solo vini di alta qualità. Il 97% della loro produzione è Pinot Nero, con la rimanente parte dedicata al Riesling. La selezione “Goldfields” degustata si differisce in maniera netta dai vini precedenti, evidenziando le caratteristiche di un’annata equilibrata, con rese maggiori rispetto al 2007, che ha comportato una macerazione di ben 18 giorni, frequenti follature quotidiane, quindi passaggio in barrique nuove per il 30%. Malolattica fatta fare nell’inverno successivo, poco prima dell’imbottigliamento di febbraio. Il vino si presenta già con un buon equilibrio, meno floreale al naso rispetto alla frutta cotta, in particolare prugna e ciliegie; in bocca subito caldo, liquirizia e buon equilibrio tra acidità e tannino.
Bannock Brae Estate Pinot Noir “Barrel Selection” 2006singolare il metodo utilizzato dall’azienda per delineare il vino “top” della gamma: tutte le uve subiscono lo stesso trattamento pre e post-vinificazione; in dicembre tutte le barrique sono degustate dall’enologo Matt Connell e il proprietario Crawford Brown e le migliori verranno poi imbottigliate con l’etichetta color rame “Barrel Selection”, spesso senza subire filtrazione. Il vino degustato non ha caratteristiche nettamente differenti dal precedente, peraltro già di buon livello, se non una migliore amalgama di frutta e note speziate. Dopo poco più di un mese dall’uscita in commercio, il vino ha vinto la medaglia d’oro al New Zealand International Wine Show 2007.
Valli Pinot Noir “Gibbston Vineyard” 2006azienda ultraventennale di origini italiane, comasche per la precisione, il progetto del vino degustato in anteprima è nato nel 2000 dall’ingresso del nuovo enologo Grant Taylor, tornato in patria dopo fortunate esperienze a Napa Valley e presso la Domaine Dujac in Borgogna, e l’impianto di un nuovo vigneto a Gibbston. Al naso il vino rivela una speziatura intensa, confermata in bocca, mantenendo una buona e lunga beva, mentre al retrogusto si rileva un’acidità marcata che fa presumere un potenziale lungo invecchiamento.
Carrick Pinot Noir 2003il caldo dell’annata 2003, ben noto a produttori e consumatori italiani, che ha seguito un 2002 altrettanto rovente nei territori neozelandesi, ha caratterizzato anche l’ultimo campione dei pinot nero degustati. In questo caso l’azienda, di medie dimensioni, che utilizza vitigni di ben 10 cloni differenti, ha fatto fermentare le uve al freddo per 5 giorni, utilizzando poi per la vinificazioni parte di lieviti indigeni e un 20% di grappoli interi. Maturazione di circa un anno in barrique di legno francese, al 30% nuove, malolattica fatta naturalmente in primavera, leggera chiarifica e imbottigliamento nell’aprile del 2005. Vino molto elegante, dotato ancora di una buona dose di freschezza e di acidità a dispetto dell’annata assolata, con un tannino morbido che lascia presumere ancora una discreta longevità.
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma agli inizi degli anni ’90 seguendo la filosofia e le attività di SlowFood. Ha frequentato corsi di degustazione e partecipa a numerosi eventi legati al mondo del vino. Le sue esperienze enoiche sono legate principalmente a Piemonte, Valle d'Aosta, Alto Adige e Friuli. Scrive e collabora a numerose riviste online del settore; è docente di corsi di degustazione vino ed organizzatore di eventi.
Devi accedere per postare un commento.
Giornalista cresciuto con Montanelli al giornale, si occupa da sempre di agricoltura, agroalimentare enogastronomia e viaggi. Ha lavorato tra gl (...)
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore (...)
Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma a (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Appassionata di birra artigianale, con un debole da anni per Franconia e West Coast USA coltiva quotidianamente la sua passione tra pub, amici p (...)
Sommelier da circa 20 anni, master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di appro (...)
Cresciuta con una nonna contadina e una nonna nobile ha imparato a cucinare sin dall’età di 4 anni maionese fatta a mano, insalata russa con le (...)
Originaria dell'Oltrepò Pavese ma per metà spagnola. L'interesse per il mondo del cibo e del vino nasce in famiglia, grazie a papà salumiere e f (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha conseguito il diploma di Sommelier AIS nel 2001. È Degustatore per la regione Lombardia e giudice per le guide Vitae e Viniplus. Ha partecipa (...)
Laureata in giurisprudenza, giurista di formazione, è giornalista dal 1996, settore turismo enogastronomico, responsabile agroalimentare PMI - p (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Giornalista pubblicista, collabora dal 1979 con numerose testate. È direttore responsabile di InternetGourmet.it. Ha pubblicato vari libri dedic (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
Aspirante agronomo, laurea in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche e poi in Scienze agrarie, innamorato tanto della vite che del frumento (...)
La passione per il mondo del vino inizia nel 1999, per curiosità intellettuale, seguendo vari percorsi di studio (Diploma di Assaggiatore ONAV, (...)
Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cuci (...)
Laureato in Scienze della Formazione presso l’università di Tor Vergata a Roma, continua gli studi a Roma laureandosi in Dirigenza e coordinamen (...)
Nata a Lugo di Ravenna, sommelier AIS, laureata in Viticoltura ed Enologia presso l'Università di Bologna; ad oggi Tecnico Commerciale e docente (...)
Perito informatico ai tempi in cui Windows doveva essere ancora inventato e arcigno difensore a uomo, stile Claudio Gentile a Spagna 1982, deve (...)
Tutte le cose belle nascono per caso, così la sua passione per la ristorazione e subito dopo quella per il mondo del vino e le sue mille sfaccet (...)
Il vino ha sempre fatto parte della sua vita; dal 1974 vinifica le uve acquistate e nel 1981 ha impiantato una piccola vigna che coltiva tutt'og (...)
È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a qu (...)
Dopo anni passati nel mondo dell'editoria ad organizzare eventi legati ai libri, ora lavora da freelance come content writer. Cresciuto in una f (...)
Si definisce un umile discepolo di Dioniso, il suo motto è: "Non nobis Dionysus, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam". Ha iniziato a conoscere (...)
Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è s (...)
Di formazione classica, è assistente amministrativo nel settore dei progetti europei e giornalista. La passione e gli studi lo hanno portato ad (...)
Conseguita la maturità artistica, il primo lavoro nel 1997 è stato nel mondo illuminotecnico, ma la vera passione è sempre stata l'enogastronomi (...)
Giornalista free-lance, milanese, scrive di vino, ortofrutta e grande distribuzione, non in quest'ordine. Dirige il sito e la rivista dell'Assoc (...)
Testata registrata presso il Tribunale di Roma (n. 146/09 del 4 maggio 2009) © 2000-2019 laVINIum.com - Tutti i diritti riservati È vietata la copia anche parziale del materiale presente in questo sito. Il collegamento al data base della rivista è vietato senza esplicita autorizzazione della direzione editoriale. Direttore Responsabile - Maurizio Taglioni / Direttore Editoriale - Roberto Giuliani
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione di terze parti, al fine di migliorare l'esperienza di navigazione per saperne di più: Consulta l’informativa .
Chiudendo questo banner o continuando a navigare al sito si acconsente all'uso dei cookie.
Questo sito Web utilizza i cookie per consentirci di offrire la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
È possibile regolare tutte le impostazioni dei cookie navigando le schede sul lato sinistro.
I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.