Si capisce che è un’annata importante… colpisce per le diverse tonalità di colore dei campioni… da una parte sembra matura, dall’altra ha bisogno di tempo… il legno non sempre è ben dosato… la gradazione alcolica si fa notare, a tavola può risultare pesante, molto più piacevole la 2018… l’eterogeneità dei vigneti a Montalcino determina risultati molto diversi… qualcuno l’ha capita già in vigna e ha preso le misure, qualcuno meno… mancano troppi produttori storici e significativi, questo influisce sulla media… Riflessioni e confronti fra addetti ai lavori durante la tre giorni di Benvenuto Brunello, il più importante e atteso evento dedicato alle nuove annate di Brunello, Rosso, Moscadello di Montalcino e Sant’Antimo. In sintesi, a scanso di equivoci, il giudizio su un’annata è sempre solo indicativo, tanto più se consideriamo il fatto che erano presenti 119 aziende su 224 (di cui 203 imbottigliatori, fonte Consorzio), ovvero circa la metà, mancavano nomi di spicco come Baricci, Marroneto, Le Ragnaie, Le Potazzine, Castelgiocondo, Castello Tricerchi, Siro Pacenti, Il Paradiso di Frassina, Il Paradiso di Manfredi, Le Chiuse, Il Colle, Il Pino, Col di Lamo, Cupano, Podere Paganico, Querce Bettina, Quercecchio, SassodiSole, Vasco Sassetti e altri.
Una delle ragioni per cui molti di essi non hanno partecipato è l’aver negato la possibilità del banco d’assaggio con il produttore presente, fortemente desiderata perché “un confronto con i giornalisti è molto importante”. Una cosa è certa, la 2019 è una delle migliori annate possibili da quando i mutamenti climatici sono diventati sempre più violenti e difficili da gestire, l’assenza di questi fenomeni e un andamento climatico più o meno regolare la collocano sicuramente in alto, sebbene non possiamo fare a meno di notare che, con le stesse caratteristiche, vent’anni fa sarebbe venuta decisamente superiore. Le maturità riscontrate in molti campioni e dei tannini non sempre maturi, lasciano supporre che oggi le diverse altitudini, la composizione dei terreni e l’esposizione, le scelte vendemmiali, incidano ancora di più che in passato sul risultato finale, la possibilità d’errore è superiore. Forse qualcosa andrà rivisto, in vigna come in cantina, altrimenti i 15 gradi di molti vini attuali cresceranno ulteriormente, e allora sarà davvero duro, oltre che dannoso, berne più di un bicchiere a tavola senza stancarsi. Detto questo, degli oltre 160 Brunello assaggiati le impressioni sono più che buone, rispetto alla 2018 (ingiustamente considerata “piccola”, ma spesso elegante e perfetta per il pasto) ha più corpo e profondità, con punte di eccellenza laddove la vigna e l’abilità di chi fa il vino fanno la differenza. Un’annata come questa dimostra di avere delle indubbie qualità proprio attraverso quei vini che normalmente restano più nell’ombra, ma ci vuole attenzione, perché il confine degli eccessi è dietro l’angolo, l’alcolicità elevata significa maggiore estrazione di aromi e tannini dal legno, significa appesantimento della beva, significa toni già maturi, che in un vino presentato a novembre, quindi con un periodo in bottiglia spesso brevissimo, non sono una bella carta di presentazione.
I vini che ho trovato più stimolanti e in grado di rappresentare i lati migliori dell’annata sono i seguenti (in ordine di assaggio):
Poggio di Sotto: il fiore emerge con grazia, come il frutto, anche in bocca tutto ha un flusso continuo e molto fine, viola, rosa, ciliegia, aereo, fresco, grande eleganza, una misura che lo colloca ai vertici dell’annata.
Salvioni: propone un vino intenso e maturo, ematico, non ancora pronto ma con una notevole carica espressiva, al palato gioca sul filo della potenza senza strafare, la sua forza è nella pienezza e lunghezza, un pelo di freschezza in più e sarebbe stato perfetto.
Vigna Piaggia – Abbadia Ardenga: floreale, con una curiosa nota di cola, palato altrettanto convincente e di sincera eleganza, intrigante, fine e non “caldo”, semmai fresco, sapido, finale di carattere.
Argiano: c’è tensione in questo vino, in parte perché è ancora molto giovane, ma anche perché esprime molto bene i tratti dell’annata, dove è più frequente cogliere il frutto maturo che la componente floreale, un tannino viscerale e un sorso succoso e profondo.
Armilla: un esempio che si può fare un ottimo vino senza puntare a una massa prosperosa e fitta, qui c’è misura, finezza, freschezza, tannino molto ben rifinito, il frutto di bosco è croccante al palato, c’è grazia ed eleganza, pregio che non appartiene a molti dei campioni assaggiati.
Canalicchio di Sopra: sensazioni olfattive in buona armonia, le note floreali sono evidenti, il legno è appena percettibile, bocca dai toni maturi e rotondi ma senza eccessi e stucchevolezze, non mancano piacevoli spunti speziati, è fatto molto bene, elegante, lunghissimo, bella vena acida, un crescendo che racconta qualità e precisione.
Vigna La Casaccia – Canalicchio di Sopra: raffinato, un frutto accogliente e ben dosato, la ciliegia matura affiora con decisione, poi spezie dolci, bocca che si distende nonostante abbia tanta materia, tutto in buon equilibrio, evolverà a lungo.
Vigna Montosoli – Canalicchio di Sopra: finissimo, profondo, con un frutto coerente e ben delineato, sensazioni gustative intense, carnose, tannino di rara tessitura, grande stoffa, lunghissimo.
Capanna: floreal-fruttato piacevole, ben rifinito, legno perfettamente integrato, viola e ciliegia ritornano con gioia, bocca coinvolgente, con un bel frutto e una trama tannica importante ma molto fine, vino di grande onestà, una bella espressione di sangiovese, diretta e senza ammiccamenti.
Caprili: all’inizio il legno fa qualche capriccio, poi scompare lasciando spazio al frutto; in bocca è molto piacevole, equilibrato, tannino fine, fresco, succoso, non c’è pesantezza alcuna, tutto è misurato e rende il sorso davvero corroborante.
Tenuta Nuova – Casanova di Neri: naso elegante e preciso, bella trama del frutto, terroso e profondo, bocca corrispondente, ben lavorata, grande equilibrio, progressione, tannino fine, molto lineare, balsamico.
Casanuova delle Cerbaie: intenso e quasi pungente, frutto fitto, bocca che conferma intensità ma anche freschezza, svolgimento convincente, buona materia, chiede tempo per assestarsi ma è un ottimo vino che mette già in risalto la sua bella energia, riesce a bilanciare il caldo dell’annata con una freschezza limpida e ben integrata.
Poggio al Carro – Celestino Pecci: toni scuri e maturi, è il timbro dell’annata, in bocca si sente l’alcol in misura delicata, ottima struttura, integrato nelle sue componenti, una buona espressione di quelle che sono le caratteristiche intrinseche del millesimo.
Corte dei Venti: viola, ciliegia, ciclamino, una punta di arancia, prugna, legno ben integrato sia al naso che al palato, dove gode di un ottimo equilibrio, freschezza e finale coerente e suggestivo.
Corte Pavone Loacker: sono sincero, non ho mai amato i vini di quest’azienda, ho accolto quindi con sorpresa il Brunello annata, che mostra una trama olfattiva piacevole e priva di toni boisé, bocca molto fresca, alcol perfettamente integrato, grande misura, bella espressione, un cambiamento radicale rispetto alle annate precedenti.
La Mannella – Cortonesi: naso che non emana calore, cosa rara, si sente un buon frutto giusto e non già maturo, all’assaggio è fedele, ritorna il frutto vivo, non c’è abuso di legno, buona trama tannica, vino che rispecchia l’annata senza prenderne gli eccessi, torna la ciliegia alla grande, ottima freschezza.
Poggiarelli – Cortonesi: qui c’è maggiore ampiezza e profondità, si sentono note boschive, ciliegia matura, cenni di tabacco, bella materia al palato, succoso, tannino preciso, legno ben dosato, elegante, notevole.
Elia Palazzesi: dapprima chiuso, poi esprime un bel frutto ampio, anche floreale di viola e magnolia; al gusto esprime già un notevole equilibrio, freschezza, linearità, tannino misurato e di grana fine, non manca di lunghezza, pulizia e nitidezza.
Fattoi: vino che è sempre sul filo della rusticità, in senso positivo, ritorno alla terra, all’humus, non è solo frutto, bocca intensa, vibrante, senza eccessi di legno, un approccio che non cerca la perfezione tecnica, lo lascia respirare e propone un linguaggio molto sincero e onesto, profondo e pieno di energia.
Fossacolle: una bella interpretazione dell’annata, fresco, floreale e agrumato, palato coerente, succoso, buona integrazione tannica, non spinge ma accompagna, è una passerella di sensazioni che coinvolgono.
Rosildo – Franco Pacenti: il naso austero è quasi un timbro aziendale, ha personalità, viaggia su toni scuri e profondi, terragni, il tannino è ben nascosto da una materia avvolgente e dal futuro roseo.
Fuligni: naso inizialmente chiuso, la sua natura è concedersi poco alla volta, dare il tempo all’assaggiatore di rendersi conto che nulla è lasciato al caso; il frutto è scuro ed accompagnato da una piacevole trama speziata, c’è rigore e pulizia, il legno è presente ma facile da assorbire, al palato c’è una bella freschezza, balsamico, sapido e lungo, un vino che si esprime con intelligenza, una perfetta fusione fra classico e moderno.
Gianni Brunelli: azienda che amo particolarmente e che Laura, che con Gianni ha condiviso dall’inizio la storia di Le Chiuse di Sotto fino al 2008 quando è scomparso prematuramente, continua a portare avanti con convinzione; la 2019 ha un profilo olfattivo bellissimo, qui c’è la rosa canina, la ciliegia, i tratti tipici del sangiovese; ha bocca fresca, polpa ben calibrata, molto fine, tannino ancora un po’ teso ma è il timbro dei vini di casa Brunelli, non mira alla potenza ma all’eleganza e ci riesce molto bene.
Gorelli Giuseppe: sulle capacità di Giuseppe credo che nessuno possa avere dubbi, anche quando presta la sua consulenza enologica ad altre aziende i risultati non tardano ad arrivare. La sua bravura è evidenziata dal rispetto assoluto delle materie prime e da una conoscenza profonda del sangiovese e del territorio montalcinese. Questo 2019 è un vino interpretato molto bene, ha naso pieno, intenso, fruttato maturo, in bocca è succoso, materico, molto ben fatto nella trama tannica, già ora si beve molto bene, grande intensità, forse non elegantissimo come annate precedenti ma è sicuramente uno dei migliori.
Lisini: naso molto particolare, il frutto si fonde con le erbe aromatiche creando sensazioni originali, sotto emerge l’arancia, il floreale; in bocca è giocato tutto sulla finezza, non ha massa ma eleganza, frutto preciso e godibile, tannino nobile, bel vino, bravo Carlo!
Vigna Loreto – Mastrojanni: naso di bella definizione e ampiezza, complesso, fiori, frutti (ciliegia, arancia, lampone maturo), spezie, non gli manca nulla, bocca che ti travolge, ricca, succosa, con un tannino perfetto, legno dosato alla grande, vino di grande coinvolgimento, pronto oggi ma con un futuro prosperoso.
Ofelio – Patrizia Cencioni: buonissima anche la versione annata, ma con un legno che deve ancora assorbirsi; bella interpretazione invece dell’Ofelio, floreale, fruttato, spezie fini, bocca in buon equilibrio, succosa, fresca, sapida, ottima materia, decisamente promettente.
Pietroso: qui entriamo in un ambito di grande definizione e completezza, il frutto si esprime bene, ci sono elementi terrosi e profondi, bocca coinvolgente, lunga, intensa, senza spigoli, tanta roba gestita benissimo, lunghissimo, infinito, davvero eccellente interpretazione dell’annata, nessuna pesantezza, annata che si esprime alla grande.
Vigna I Poggi – Poggio Antico: di questo cru non ho contezza, forse è un nuovo ingresso in azienda, ha naso molto rifinito, legno non pervenuto, frutta, fiori e spezie, tutto in buona armonia e finezza; bocca assolutamente coerente, in ottimo equilibrio, fresca, piacevolissima e sapida, davvero bello, espressivo, coinvolgente, se è un nuovo vino aziendale ha carattere da vendere, del resto a Poggio Antico le vigne sono collocate in alta collina e questo oggi è un vantaggio.
Donna Rebecca – Ridolfi: viaggio nei sensi ampio, complesso e in buona armonia, in bocca conferma una materia qualitativamente alta, ben gestita e meno bisognosa di attendere grazie a una coesione delle componenti quasi completa. Rappresenta bene il carattere dell’annata.
Roberto Cipresso: ammetto di non avere mai avuto una particolare predilezione per i vini di Roberto Cipresso, ma ne riconosco la notevole capacità tecnica e un linguaggio che mira a fondere un approccio internazionale con l’espressione del territorio; non sempre ci riesce, in questo caso a mio avviso sì.
Naso e bocca lavorano all’unisono, il frutto è rotondo ma calibrato, non spinge sulla maturità né ha una matrice accattivante, il tannino si esprime, non si cela, vive in sintonia con la polpa, il legno è ben dosato, c’è una bella vena acida che rinfranca, tutto sembra funzionare molto bene.
Sorgente – Salicutti: frutto pulito, rinfrescante, speziatura che non copre una trama degna, diretta e sincera, c’è un senso nell’assaggio, precisione e pulizia, vino di bella energia, succoso, sapido, rifinito, con il legno dosato molto bene.
Sanlorenzo: conosco Luciano Ciolfi da quando ha iniziato l’avventura di produttore di vino, ereditando l’arte del vignaiolo da nonno Bramante, qui le annate calde sono ancora un fatto positivo, perché vent’anni fa in molti punti l’uva faticava a maturare. Proprio per questo mi trovo di fronte a un esempio concreto di come il clima stia spostando l’asse sempre più in alto. Il linguaggio olfattivo è intenso e profondo, leggermente cupo, scuro, a fare da contrappeso c’è una freschezza viva e stimolante, la beva è generosa, nello stile aziendale, ti coinvolge e non ti stanca, avrà sicuramente una lunga vita.
Magistra – Sesta di Sopra: naso con una trama floreale di notevole fascino, poi arriva il frutto in parte sotto spirito, in bocca è notevole, elegante, fine, per nulla stancante, scorrevole, lungo, davvero piacevole, integrato e complesso.
Sesti: qui la componente del frutto sotto spirito è più evidente ma ha un incedere delicato, non disturba, in bocca ha una bella dinamica espressiva, freschezza, eleganza, non punta sulla potenza e questo è un bene, perché viene voglia di versarsi un altro sorso.
Piero – Talenti: note di affumicato e resina, poi si apre al frutto, ciliegia matura, in bocca ha una bella materia, pieno e avvolgente, intenso e persistente, ben fatto e con un legno dosato molto bene.
Vigna Colombaiolo – Tassi: anche qui il naso ha una bella finezza, non c’è spinta eterea, in bocca è fresco, il legno è ben integrato, ha una bella energia, il frutto è piacevolissimo, fine, elegante, ben gestito, vino che non stanca di certo.
Poggio Cerrino – Tiezzi: Enzo ha appena compiuto 85 anni, è uno degli uomini chiave della rinascita del vino a Montalcino, i suoi vini fanno discutere, due cru che si riconoscono a occhi chiusi, estremamente diversi, questo è austero, sempre in tensione, terroso, con un tannino che bussa nervoso ricordando che mollerà solo con il tempo; sull’allungo arriva l’eleganza, il vino non stanca, la freschezza è lì, tanta qualità in ogni suo aspetto e un carattere che lascia il segno.
Vigna Soccorso – Tiezzi: agrumato, floreale, fantastico già al naso, di rara eleganza; sorso intenso, succoso, vivo, già in equilibrio, freschissimo, quasi salino. Dal percorso espressivo esemplare, lunghissimo, una poesia per eleganza e profondità, si finge magro e non lo è, ti riempie i sensi.
Uccelliera: non manca certo di carattere, si sente che ha bisogno di tempo, esprime bene il frutto e toni di tabacco, in bocca la materia è buona, ha bisogno ancora di assorbire legno e tannino ma ha gli strumenti per riuscirci, la materia c’è e anche l’allungo.
Vigna del Lago – Val di Suga: il legno non si sente più e questo è già un pregio, esprime una bella florealità, la ciliegia, il lampone, al palato conferma quel profilo, è ben gestito, gioca in sottrazione rendendo il frutto croccante e fresco, grintoso, vibrante, vivo, molto bello, sapido, finale avvincente, il migliore fra quelli presentati dall’azienda.
Fanno seguito alcuni Brunello di Montalcino che meritano di essere menzionati perché davvero vicini ai vertici, alcuni bisognosi ancora di affinamento, non ancora in grado di esprimere appieno tutto il loro potenziale ma che ne danno chiara avvisaglia:
Albatreti Vigna Marrucheto – Banfi Paesaggio Inatteso – Camigliano Caparzo Casanova di Neri Colombaio – Cava d’Onice Collosorbo Sensis – Cava d’Onice Celestino Pecci Capanne Ricci – Tenimenti Ricci Col d’Orcia Pianrosso – Ciacci Piccolomini d’Aragona Collemattoni Vigna del Fiore – Fattoria dei Barbi Ciliegio – La Magia La Palazzetta Ferrero Fornacina Giodo Fiore di No – La Fiorita Il Palazzone Il Poggione La Gerla Vigna Manapetra – La Lecciaia Lambardi Padelletti Podernovi – San Polo Vignavecchia – San Polo Tenuta di Sesta Ugolforte – Tenuta San Giorgio
Roberto Giuliani
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.
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Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cuci (...)
Non ha certificazioni, non è sommelier, né degustatrice ufficiale del gran Regno. Si occupa di comunicazione e di digital design dal 2002 in una (...)
Torinese, sognatore, osservatore, escursionista, scrittore. Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Torino e Mast (...)
Classe ‘77, Nadia è nata ad Ischia. Dopo quindici anni di "soggiorno" romano che le è valso il diploma di Sommelier AIS e un'importante collabor (...)
Vignettista fin dalle scuole superiori, alla sua prima vignetta sul giornaletto scolastico fu richiamato dalla preside del Liceo Classico per av (...)
Ha vissuto in 26 case e in 18 città, disseminando pezzetti di radici in Italia e all’estero: una Cipolla nomade più che viaggiatrice. Ma non più (...)
A Montalcino è cuoca per amore e per passione nel suo Road Café, che gestisce con il marito Lorenzo Minocci accanto all'unica stazione di carbur (...)
Giornalista free-lance, milanese, scrive di vino, grande distribuzione e ortofrutta, non in quest'ordine. Dirige il sito e la rivista dell'Assoc (...)
Ha smesso di giocare in cortile fra i cestelli dei bottiglioni di Barbera dello zio imbottigliatore all'ingrosso per arruolarsi fra i cavalieri (...)
Conseguita la maturità artistica, il primo lavoro nel 1997 è stato nel mondo illuminotecnico, ma la vera passione è sempre stata l'enogastronomi (...)
Musicista e scrittrice, da sempre amante di tutto ciò che è bello e trasmette emozioni, si è diplomata in pianoforte e per un certo periodo dell (...)
Ha iniziato la carriera lavorativa come segretaria di direzione, che ai suoi tempi si usava molto ed era proprio quello che desiderava fare! Con (...)
Perito informatico ai tempi in cui Windows doveva essere ancora inventato e arcigno difensore a uomo, stile Claudio Gentile a Spagna 1982, deve (...)
È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a qu (...)
Economista di formazione, si avvicina al giornalismo durante gli anni universitari, con una collaborazione con il quotidiano L'Arena. Da allora (...)
Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è s (...)
Giornalista cresciuto con Montanelli al giornale, si occupa da sempre di agricoltura, agroalimentare enogastronomia e viaggi. Ha lavorato tra gl (...)
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore (...)
Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma a (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha conseguito il diploma di Sommelier AIS nel 2001. È Degustatore per la regione Lombardia e giudice per le guide Vitae e Viniplus. Ha partecipa (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
Donatella Cinelli Colombini è una produttrice di vino figlia di Franco Cinelli e Francesca Colombini della Fattoria dei Barbi, in cui ha lavorat (...)
Bolognese dentro, grafico di giorno e rapito dal mondo enologico la sera. Per un periodo la sera l'ha condivisa con un'altra passione viscerale (...)
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