Anteprima Asti e Moscato d’Asti 2009
È stata un’ottima annata, anzi eccellente. Difficile leggere o sentirsi dire il contrario se non c’è stato qualche cataclisma impossibile da nascondere. “Moscati così buoni, raramente si sono avuti in cantina”: questo il giudizio da parte di molti enologi di Langa e Monferrato relativamente all’annata 2009 del moscato, secondo quanto ci riporta il comunicato stampa dell’Enoteca Regionale.
Il 4 dicembre è andata in scena la prima anteprima dedicata ad un comparto che tra Asti Spumante e Moscato d’Asti conta milioni, ed ancora milioni di bottiglie, che in questo periodo inonderanno le tavole durante le festività, ma anche i pacchi regalo, i cesti natalizi, gli scaffali dei supermercati.
“Prima edizione di una nuova ed ambiziosa manifestazione, basata su una serie di degustazioni rivolte ai giornalisti di settore. Il nostro obiettivo principale è quello di dare, attraverso la stampa specializzata e non, il maggior risalto possibile, che forse è mancato nei tempi scorsi, oltre al giusto, meritato onore di due prodotti nostri ambasciatori nel mondo.”.
Ambiziosa è certamente il vocabolo giusto, insieme a difficile e rischiosa. Far degustare 95 calici tra bollicine targate Asti, aromatici moscati e qualche passito, in una sola mattinata, a poche settimane dall’imbottigliamento è un rischio. D’altronde, non era mai stata organizzata prima, nonostante le anteprime dedicate alla stampa oramai disegnino un fitto calendario annuale all’interno del quale è difficile incastrare qualche altra rassegna di questo tipo. Un motivo ci sarà pur stato.
Scarsa collaborazione tra istituzioni deputate all’organizzazione di questi eventi? Può essere. Mancanza di stimoli ad impegnarsi in questo senso, considerato che il comparto tira e si rivolge ad un mercato di massa? Anche questo può essere. Certamente l’idea di blindare un nutrito stuolo di degustatori professionisti o giornalisti di settore per testare novantacinque campioni dolci in un colpo solo farebbe alzare qualche sopracciglio a chiunque volesse cimentarsi in un’avventura del genere.
Lingue felpate e sintomi di stupore solitamente fanno parte integrante di qualsiasi anteprima, ma in questo caso c’è da considerare il residuo zuccherino che impasta il palato, le dosi di solforosa appena immesse, oltre ad altri fattori (numero di campioni, giovinezza ecc…) comuni a tutti i tasting alla cieca che il settore offre copiosamente. L’onere di tutto ciò se lo sono presi l’Associazione Enoteca Regionale “Colline di Moscato” e l’Associazione Go Wine: tutto perfetto. Tempi di servizio, la bella location negli storici saloni del Castello dei Busca a Mango (CN), l’accoglienza, il materiale.
Che dire dell’annata. Non ci è sembrata eccellente, ma medio-buona. Con punte buone, se non ottime e svariati, tanti, campioni medi. Certo, come si è soliti fare in questi casi, si dovrebbero mettere le mani avanti invocando la gioventù, il recentissimo imbottigliamento, il bisogno di assestamento, oltre a tutto quanto già detto poco sopra. Ma questo vale per qualsiasi anteprima, giusto o sbagliato che sia organizzarla. Inoltre, in questo caso c’è poco da aspettare: tra pochi giorni brinderemo a moscato e lo abbineremo a dolci assortiti. Quindi, o sono pronti ora o, se lo saranno tra quattro mesi, come è altamente probabile in moltissimi casi, sono guai.
Sono le regole del gioco di queste due denominazioni. Il grafico temporale delle vendite non concede spazio al riposo e all’assestamento. Coloro che amano sorseggiare un bicchiere di Moscato d’Asti per rinfrescare assolati pomeriggi estivi, magari insieme ad una fetta di salame e del pane (pratica oramai dimenticata, ma assai goduriosa) appartengono ad una riserva indiana, ben frequentata, ma numericamente esigua.
Si è soliti affermare che la freschezza, nel caso di vini dolci, o passiti, sia un parametro imprescindibile, soprattutto per non cadere nella stucchevolezza. Non saremo certo noi ad opporci a questo assioma. E, infatti, se ci sentiamo di definire medio-buona, e non ottima o eccellente, quest’annata, è sostanzialmente per questo motivo. Pur non scartando l’eventualità che la lingua abbia cessato di fare il proprio dovere intorno al quarantesimo assaggio, totalmente imbalsamata dai residui zuccherini, ciò che ci sembra sia mancato è proprio quello scatto fresco e corroborante, che induce a vuotare la bottiglia.
La maggior parte dei produttori ci dicono avere iniziato a vendemmiare a fine agosto. Leggiamo che: “le condizioni meteorologiche sono state buone: inverno caratterizzato da abbondanti nevicate e inizio di primavera piovoso che hanno garantito riserva idrica nel terreno. Soprattutto hanno scongiurato uno stress idrico possibile causa carenza di piogge estive”. L’estate appena trascorsa è stata calda: sicuramente l’epoca di vendemmia, più che in altre annate, sarà stata fondamentale.
Abbiamo trovato delle espressioni aromatiche olfattive mature, anche troppo. Molta frutta quasi cotta al naso, già stanca e sfibrata in alcuni casi. Allo stesso tempo anche piacevoli note agrumate, sfumature di acacia e di fiori d’arancio. Nasi, insomma, che certo non lesinano come impatto, dolci e di grande grassezza. Bocche che invece peccano in snellezza, slancio ed una chiusura che non sia solo la ridondanza degli zuccheri. C’è da chiedersi se poi questo limite avrà dei contraccolpi commerciali tra una fetta di panettone ed una di pandoro. Francamente, ne dubitiamo, anzi, forse rappresenterà proprio il loro punto di forza.
Segnaliamo…
Tra gli Asti, ne citiamo uno solo, quello che ci ha convinto senza esitazioni: il “La Selvatica” di La Caudrina (Castilgione Tinella). Bell’agrume con un guizzo di limone ed una spinta aromatica sottile e delicata. Si fa apprezzare la decisa freschezza e l’equilibrata dolcezza. Tra i moscati, tre nomi in primis: Brusalino (Mango), Dante Rivetti (Neive) e Sergio Cerrino (Trezzo Tinella). Il primo colpisce per la sua delicata florealità, il frutto di mela e pera, senza cedimenti verso eccessive dolcezze, con un finale fresco e decisamente lungo. Il “Riveto” di Dante Rivetti, ottimo produttore di Barbaresco in quel di Neive, ruota intorno a piacevolissime note agrumate e di fiori di acacia. Snello in bocca e decisamente centrato. Sergio Cerrino, almeno per chi scrive, è una piacevole sorpresa: potente, ma con controllo. Ricco e grasso, non lesina in dolcezza, ma con una persistenza non solo zuccherosa.
Criolin coniuga bene aromaticità agrumate e piacevoli note di salvia. Note di fiori d’arancio e finezza complessiva per il “Caudrina” di La Caudrina. Bel mix di agrumi, fiori e salvia per il “Tenuta del Fant” de Il Falchetto (Santo Stefano Belbo), ma soprattutto una pulizia olfattiva degna di nota. Bera (Neviglie) coniuga una potente aromaticità di frutti tropicali con sfumature di bergamotto e scorza di arancia. Il “Lumine” di Ca’ D’Gal (Santo Stefano Belbo) unisce ad una maturità spinta della componente fruttata note di frutta secca e salvia. Chiudiamo con Paolo Saracco (Castiglione Tinella): buono lo slancio fresco che chiude bene il finale di bocca, ancora in divenire il naso.
Alessandro Franceschini