L’euforia che avevamo percepito l’anno scorso, negli sguardi, girando per cantine e soprattutto scorrendo i numeri, impressionanti per quantità e margini di aumento, sia di produzione che di vendite, non è né scomparsa, né apparsa ridimensionata alla luce dell’annunciata ed oramai certificata crisi economica mondiale. E dire che le voci che arrivano dall’estero, soprattutto dagli States, non sono delle più confortanti, anzi, sfiorano in alcuni casi il catastrofismo. Proprio gli Stati Uniti sono uno dei mercati di riferimento per questa denominazione, anzi, per questa particolare tipologia che nasce in Valpolicella, che esporta complessivamente circa il 75% della propria produzione oltre confine. Nel 2008 sono state vendute, tra Amarone e Recioto, 8 milioni e 570 mila bottiglie (nel 2007 poco meno). Sicché, o l’Amarone, anche se sugli scaffali dei wine shop oltre oceano sfiora quasi sempre prezzi da capogiro, è l’unico vino a non sentire la crisi, o sono comparsi nuovi mercati vergini dove diffondere il verbo del vino prodotto da uve appassite più famoso al mondo, oppure entrambi gli aspetti. O chi scrive non ha ancora capito come, quando e se, la crisi investirà anche il comparto vitivinicolo italiano. Se scorriamo i numeri dal ’97 ad oggi, si rimane folgorati da una crescita sempre più inarrestabile (da circa un milione di bottiglie ai numeri attuali). Quasi 30 milioni di Kg di uve per la produzione di Amarone e Recioto nel 2008 (25,7 nel 2007 e 8,2 nel 1997) con investimenti, in termini di rinnovamento dei vigneti, che anche nell’anno appena trascorso non si sono fermati, anzi, sono aumentati rispetto al 2007. Insomma, al di là delle nostre ed altrui analisi circa la qualità dell’annata ora in commercio, al di là delle nostre critiche che, qui come altrove, vengono rivolte alla preoccupante scomparsa di un vino come il Valpolicella “base” (meno costoso e più versatile a tavola) a scapito del più oneroso Amarone, al di là dei rischi, anche e soprattutto economici, dell’aumento del quantitativo di uve che ogni anno vengono messe a dimora nei moderni fruttai in Valpolicella, i dati reali dicono chiaramente che il mercato continua a premiare l’Amarone. O la vera crisi si sentirà soprattutto nel 2009 o, realmente, come dice Luca Sartori, Presidente del Consorzio per la Tutela Vini della Valpolicella, l’Amarone è “l’antidoto alla crisi”. Come ammettono lo stesso Consorzio, “contro ogni logica e prudente previsione” sono state messe a riposo per l’appassimento un quantitativo di uve doppio rispetto al 2005 (nessuno si spaventa a dire che arriveranno intorno ai 16 milioni di bottiglie prodotte) e gli investimenti nella comunicazione e nel marketing si intensificheranno, a partire dalla stessa manifestazione, giunta quest’anno alla sesta edizione, che consente ad appassionati e stampa di testare in anteprima le nuove annate, che sbarcherà anche all’estero.
È quasi, quindi, frustrante dover affermare che anche quest’anno, dopo aver testato 64 campioni dell’annata 2005, gli interrogativi e i dubbi che più non ci convincono, sono rimasti gli stessi: troppi vini sovraestratti, quando la tipologia non ne avrebbe affatto bisogno, ancora troppi, anche se forse meno dell’anno scorso e quindi rispetto all’annata 2004, i vini con residui zuccherini debordanti ai limiti della stucchevolezza, che volutamente “reciotizzano” e infine ancora troppi i vini, pur con tutte le cautele del caso dovute al fatto che sono o appena stati imbottigliati o prelevati da botte, segnati dai sentori apportati dal legno, in molti casi con un finale di bocca amaro e sgraziato. Sono, evidentemente, aspetti che non frenano la crescita del comparto, che il mercato premia con i fatti e i numeri, nonostante da tempo altre denominazioni stiano percorrendo altre strade, che cercano di prediligere scorrevolezza, bevibilità, operando in “sottrazione” in cantina e non in senso inverso. Niente di tutto questo in Valpolicella: il mercato li vuole così, pettinati, muscolosi e sfacciati, i produttori si adeguano, i sorrisi si stampano sui radiosi visi, ed evidentemente nei portafogli, di chi fa parte di questo piatto ricco e fruttuoso. Sembra quasi di voler apparire a tutti i costi cassandre malefiche quando ci si chiede, oramai da anni: ma quanto durerà? Quando il mercato non sarà in più in grado di assorbire questi numeri, cosa succederà? Non si sta esagerando? Per ora l’Amarone non sbaglia un colpo e la sua cavalcata non si arresta. Probabilmente rallenterà o molto semplicemente si assesterà, ma sempre su dati positivi anche se magari meno eclatanti. Ben inteso, non si può essere che contenti quando si vede qualcuno in salute e sereno circa le prospettive future.
Sulla degustazione È possibile pensare di esprimere giudizi secchi, esaustivi e definitivi dopo aver testato durante una fredda e nevosa mattinata di inizio febbraio, 64 campioni di Amarone della Valpolicella? No, punto. Al fine di sgombrare dubbi, legittimi, ma a volte francamente pretestuosi, circa l’attendibilità dei risultati che emergono dopo degustazioni del genere, le cosiddette anteprime, è bene chiarire un concetto, basilare quanto meno per chi sta scrivendo in questo momento: durante queste impegnative maratone degustative, in particolar modo quando si tratta di Amarone, si ha l’occasione di poter donare un primo sguardo sull’annata, di prendere confidenza con profumi e strutture che andranno poi riascoltate, con calma e possibilmente più volte, in altre sedi. A casa propria, dal produttore o, test sempre importante, a tavola. Nonostante l’allenamento aiuti e la capacità di discernere i tratti salienti di un vino si affini sempre di più col passare degli anni, margini di errore sono ampiamente da mettere in conto. Le sensazioni gusto-olfattive, inevitabilmente si allentano; i bicchieri, come normalmente capita, non vengono rinnovati ad ogni vino e, di conseguenza, diventano contenitori fuorvianti, a tratti inguardabili nel caso dell’Amarone. Consideriamo poi che spesso i campioni testati “in anteprima”, non solo, come è logico che sia, scontano la inevitabile gioventù e il poco tempo passato in bottiglia, ma sono sovente prelevati dalla botte. Per non parlare poi della composizione delle batterie.
L’annata Non si può dire che di acidità quest’anno non ce ne sia stata: o quanto meno la sua percezione. Sembra contraddittorio rispetto a quanto poco sopra enunciato, ma se c’è una critica che non mi sento di rivolgere a questa vendemmia è sulla mancanza di freschezza (tenendo bene in considerazione che stiamo parlando di vini ottenuti da uve appassite e dai quali non possiamo, comunque, aspettarci doti di freschezza e bevibilità tipiche altrove), certamente più percepibile rispetto al 2004. È l’equilibrio complessivo, invece, che appare più controverso e difficile da analizzare. Come da altre parti (mi viene in mente il comprensorio del Barbaresco a parità di millesimo), l’annata non è stata delle più agevoli e nonostante l’appassimento tenda a mitigare annate nervose e scorbutiche come questa, una certa separazione tra materia estrattiva, non esuberante come nel 2004, e componente acida è presente e non sarà semplice da ricomporre. Come i dati dello stesso Consorzio confermano, l’annata in questione è stata difficile, a causa non tanto e solo del consistente quantitativo di pioggia caduto, quanto dal suo arrivo quando era bene ci fosse il sole. Affermare che il centro bocca non fosse pieno, sarebbe scorretto, anzi: opulenza e densità, come tipologia vuole, non sono mancate, ma scarsa integrazione con le componenti più dure, più percettibili, ma avulse dal contesto complessivo, questo si. Manca, in questa fase, l’esplosività aromatica del 2004, che probabilmente non ci sarà mai nonché quella struttura complessiva alla quale siamo stati abituati negli ultimi anni. Aspetto che certo non ci dispiace, specie per un vino che fa della bevibilità e dell’abbinabilità a tavola una sfida quasi impossibile da raggiungere. Concludere, come molti dicono, che sarà, quindi, un’annata elegante e addirittura longeva, è però un azzardo. Ci possiamo trincerare, classicamente, nella rassicurante affermazione: “Vini giovani, bisogna aspettare”, ma, francamente, non credo sia più nelle corde di molti produttori puntare a vini pronti in prospettiva. Sarebbe contraddittorio con i dati di mercato, che premiano l’immediatezza.
Chi e perché Ci dilunghiamo in modo più dettagliato su 10 campioni e nella voce “Altri” ne segnaliamo alcuni, che ci hanno convinto meno, ma comunque meritevoli di essere citati.
Antolini Pierpaolo e Stefano – Amarone della Valpolicella Classico Moròpio 2005 Non c’è che dire, è una cantina da seguire, con vivo interesse: riprovato qualche giorno dopo l’anteprima con più calma durante una serata dove il produttore presentava in verticale le annate del suo Amarone dal 2000 (prima annata in commercio) ad oggi, Il Mòropio 2005 si fa bere, con maggior slancio del 2004, anche se con minor espressività e complessità al naso. Frutta dolce e sfumature speziate in buon equilibrio ed una trama gustativa dove tannini ed acidità devono ancora assestarsi, ma invitano già ora al riassaggio.
Cav. G. B Bertani – Amarone della Valpolicella Valpantena Villa Arvedi 2005 Qualche nota ridotta, presente anche al secondo riassaggio, ma una buona fattura olfattiva, terrosa e di sottobosco, con sfumature di erbe officinali ed un frutto di ribes e ciliegia di bella espressività. Residuo zuccherino percepibile ma accettabile, non manca di freschezza e buona espansione.
Bixio Produttori – Amarone della Valpolicella Classico 2005 Una prima sorpresa, non completamente convincente, ma da verificare. Note vegetali forse in eccesso al naso, e buone sfumature non solo fruttate, ma addirittura floreali. Tannino mordente ed una tensione acido/sapida di discreta levatura.
Corte Rugolin – Amarone della Valpolicella Classico Crosara de le Strie 2005 Note mentolate e cioccolatose insieme, un frutto dolce, forse anche troppo, ma mai stucchevole. Bocca di piacevole slancio, fresca e pulita. Coniuga facilità ed un tocco “ruffiano” che non dispiace.
Gnirega di Clementi Pietro e C. – Amarone della Valpolicella Classico 2005 Questo è il classico caso, dove il primo assaggio donava un’impressione, non certo negativa, quanto incerta, ed il secondo, a bicchiere pulito e senza essere ingabbiato dai vini che lo precedevano e seguivano, ha, non dico ribaltato, ma sicuramente agevolato la sua comprensione. Il naso è decisamente intrigante, minerale e fruttuoso insieme: scontroso in bocca, sconta la gioventù più di altri ma la buona persistenza e l’originalità complessiva, richiedono un approfondimento.
Guerrieri Rizzardi – Amarone della Valpolicella Classico Calcarole 2005 Al momento è un po’ troppo coperto dal legno al naso ed ha in impostazione molto in linea con il mercato: quindi grande dolcezza del frutto, note di caffè e cioccolato ed un’alcolicità fin troppo accentuata. Tannini ben smussati in bocca e un’acidità che si nasconde dietro il volume ed il residuo zuccherino. All’interno della sua categoria, è tecnicamente bene fatto e da tenere in considerazione.
Monte del Fra’ – Amarone della Valpolicella Classico Tenuta Lena di Mezzo 2005 Buona la definizione del frutto, affatto banale e con sfaccettature di ciliegie, visciole e marasche con una balsamicità di bella finezza sia al naso che in bocca. Potente, muscoloso, con alcolicità a tratti prorompente, mostra una più che discreta freschezza.
Novaia – Amarone della Valpolicella Classico Selezione Corte Vaona 2005 Avevamo recentemente recensito il 2004 nella rubrica dedicata ai produttori. Il bel mix di spezie, quasi pizzicanti e di frutto sia in forma più marmellatosa che ricorda quasi una crostata fumante, che più elegante di ribes, ritornano anche in questo caso, così come le sfumature di fieno. Il finale forse un po’ troppo amaro ed il centro bocca meno equilibrato rispetto al 2004 lo rendono al momento non completamente convincente, ma comunque di piacevole interesse.
F.lli Recchia – Amarone della Valpolicella Classico Enorama 2005 Il corredo di spezie colpisce per precisione e fattura: cannella, tabacco, chiodi di garofano. Piacevoli sfumature di china e amarene definiscono un quadro olfattivo di buona finezza. Meno convincente all’esame gustativo, dove è presente una certa vena acida, ma anche un finale amarognolo.
Zardini – Amarone della Valpolicella Classico Corte Zardini 2005 Note carnose ed un frutto di piacevole maturità, che riesce a giocare bene tra sfumature in forma di marmellata e più fresche. Accettabile la freschezza, che dona slancio ad una trama potente, alcolica con tannini ancora in via di assestamento.
Altri ♦ Accordini Stefano – Amarone Classico della Valpolicella Acinatico 2005 ♦ Aldrighetti – Amarone Classico della Valpolicella 2005 ♦ Gerardo Cesari – Amarone Classico della Valpolicella 2005 ♦ Gamba Gnirega ss. Di Aldrighetti – Amarone Classico della Valpolicella Campedel 2005 ♦ Nicolis Angelo – Amarone Classico della Valpolicella 2005 ♦ Tenuta Sant’Antonio – Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli 2005
Alessandro Franceschini
Giornalista free-lance, milanese, scrive di vino, ortofrutta e grande distribuzione, non in quest'ordine. Dirige il sito e la rivista dell'Associazione Italiana Sommelier della Lombardia, coordina editorialmente il magazine www.myfruit.it, è docente in vari Master della Scuola di Comunicazione dell’università Iulm di Milano, è uno dei curatori della fiera Autochtona e collabora con testate come l'Informatore Agrario, Spirito diVino e le pagine GazzaGolosa della Gazzetta dello Sport. In passato, oltre ad aver diretto la redazione di Lavinium.com, ha collaborato con la guida ai ristoranti del Touring Club e con la guida ai vini de L'Espresso. È stato uno degli autori dell'Enciclopedia del Vino di Dalai Editore, del volume "Vini e Vignaioli d'Italia" del Corriere della Sera e del libro "Il vino naturale. I numeri, gli intenti e altri racconti" edito dalla cooperativa Versanti.
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La passione per il mondo del vino inizia nel 1999, per curiosità intellettuale, seguendo vari percorsi di studio (Diploma di Assaggiatore ONAV, (...)
Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cuci (...)
Laureato in Scienze della Formazione presso l’università di Tor Vergata a Roma, continua gli studi a Roma laureandosi in Dirigenza e coordinamen (...)
Nata a Lugo di Ravenna, sommelier AIS, laureata in Viticoltura ed Enologia presso l'Università di Bologna; ad oggi Tecnico Commerciale e docente (...)
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Di formazione classica, è assistente amministrativo nel settore dei progetti europei e giornalista. La passione e gli studi lo hanno portato ad (...)
Giornalista free-lance, milanese, scrive di vino, ortofrutta e grande distribuzione, non in quest'ordine. Dirige il sito e la rivista dell'Assoc (...)
Di formazione psicologa dello sviluppo e istruttore federale di nuoto, si appassiona fin da giovane al vino, a livello puramente edonistico. Nel (...)
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Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è s (...)
Giornalista cresciuto con Montanelli al giornale, si occupa da sempre di agricoltura, agroalimentare enogastronomia e viaggi. Ha lavorato tra gl (...)
Il vino ha sempre fatto parte della sua vita; dal 1974 vinifica le uve acquistate e nel 1981 ha impiantato una piccola vigna che coltiva tutt'og (...)
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Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma a (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Appassionata di birra artigianale, con un debole da anni per Franconia e West Coast USA coltiva quotidianamente la sua passione tra pub, amici p (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
Cresciuta con una nonna contadina e una nonna nobile ha imparato a cucinare sin dall’età di 4 anni maionese fatta a mano, insalata russa con le (...)
Originaria dell'Oltrepò Pavese ma per metà spagnola. L'interesse per il mondo del cibo e del vino nasce in famiglia, grazie a papà salumiere e f (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha conseguito il diploma di Sommelier AIS nel 2001. È Degustatore per la regione Lombardia e giudice per le guide Vitae e Viniplus. Ha partecipa (...)
Laureata in giurisprudenza, giurista di formazione, è giornalista dal 1996, settore turismo enogastronomico, responsabile agroalimentare PMI - p (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Giornalista pubblicista, collabora dal 1979 con numerose testate. È direttore responsabile di InternetGourmet.it. Ha pubblicato vari libri dedic (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
Aspirante agronomo, laurea in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche e poi in Scienze agrarie, innamorato tanto della vite che del frumento (...)
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