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Pronti per il post emergenza Covid-19, coraggio e ottimismo per Dario e Antonio de La Fescina Nuova Hostaria Flegrea

Antonio Apa e Dario de Gaetano
Antonio Apa e Dario De Gaetano

Quale sarà il futuro per l’enogastronomia? Questo uno dei tanti interrogativi che ci si sta ponendo dopo questo lungo periodo di chiusura obbligata, Preoccupazioni e incertezze che riguardano non solo i ristoratori in prima persona, ma i produttori e i consumatori. La consapevolezza di star vivendo un periodo complesso e soprattutto di cui non si ha esperienza alcuna, spaventa, ma bisogna anche riuscire a reagire e cercare le modalità più opportune per vivere la crisi come cambiamento positivo e come crescita. Tante le realtà e le proprietà che si stanno interrogando sul da farsi e sulla possibile ripartenza, tra queste diamo voce a Dario De Gaetano e Antonio Apa, titolari de La Fescina, una moderna Hostaria, di Quarto (Na), dove lo stare a tavola diventa un momento di relax e di incontro con il buon cibo; “un luogo dove poter condividere l’amore per il cibo insieme a chi nel tempo ci onora della sua presenza. È per questo che quando qualcuno varca la porta della nostra hostaria facciamo di tutto per farlo sentire a casa sua. Ci piace raccontare da dove proviene il cibo e il modo migliore per noi di cucinarlo”.

  1. Buongiorno ragazzi, come state affrontando questo lungo periodo di “chiusura obbligata”? Ottimismo o sconforto?

Buongiorno Fosca, diciamo che il periodo è davvero complesso e questa complessità genera molto sconforto. La nostra è una realtà piccola, familiare e per sopravvivere ha bisogno di continuità…L’ottimismo è dato solo dalla nostra grande passione che, covid o no, è viva e vegeta.

  1. Senza dubbio questa pausa forzata non è facile da affrontare, ma potrebbe avervi anche dato modo di scoprire il valore del tempo o la voglia di poter studiare e sperimentare con maggiore calma?

Sicuramente, per noi ristoratori tutti, penso che il tempo sia il bene più prezioso; stare a casa di sicuro ci sta facendo vivere aspetti familiari che forse troppe volte ci siamo persi per rincorrere i nostri i sogni. Le cucine delle nostre case sono diventati laboratori di panificazione, rielaborazione di grandi classici e cucine rassicuranti di una tradizione sempre confortante.

  1. Come vedete l’apertura in un’ipotetica “Fase due”, con il distanziamento e le mascherine?

La nostra è un’hostaria, abbiamo sempre cercato di esprimere il significato della parola al massimo, non solo nei piatti ma anche nella comunicazione spontanea, di pancia, un luogo familiare e al contempo professionale. Tutto questo non è vietato per fortuna. Non abbiamo timore di affrontare la nostra quotidianità con queste nuove regole.

  1. Se e cosa cambierà nella vostra proposta ristorativa?

Sostanzialmente l’offerta sarà la stessa, non vogliamo fare passi indietro, quindi faremo di tutto per tutelare la nostra identità. Seguiremo le stagioni come sempre e stiamo pensando di introdurre dei piccoli menu ciclici dedicati a stagionalità e prodotti.

  1. In questi giorni sono molte le riflessioni sulla ristorazione che verrà. Qual è il vostro punto di vista?

Prima di questa pandemia avevamo iniziato a vivere un inizio di evoluzione; la Campania con le sue forti tradizioni, talvolta mercificate e maltrattate, stava vivendo una rinascita, grazie anche alla voglia di giovani come noi, di non abbandonare la propria terra e assumersi la responsabilità di una evoluzione. Il nostro punto di vista su quello che verrà? Abbiamo più che altro una speranza, che questo tempo di meditazione abbia portato nelle persone la voglia di andare più a fondo nelle cose quotidiane e di non essere superficiali e incoscienti soprattutto quando si parla di enogastronomia. Pertanto la nostra speranza è la qualità.

I menu della Fescina

  1. Costi fissi e personale sono i maggiori problemi da affrontare come conseguenza di questo blocco, cosa pensate in merito a questi macro problemi?

Affrontare le spese che si ripetono nel corso dei mesi quando non vi è un’entrata è una fatica immane. Di certo questi sono costi inevitabili, possiamo solo sperare che lo Stato sia davvero dalla nostra parte, noi con il nostro lavoro faremo il resto!

  1. Quali potrebbero essere le strategie economiche da adottare per rimettersi in marcia?

Di certo non possiamo sperare che un prestito bancario, con garante lo stato, sia l’unica strategia per continuare a sognare. Tutto ciò ha il sapore della beffa! Non vogliamo che lo stato si faccia garante del fatto che torneremo a lavorare il doppio per restituire i soldi. Noi vorremmo che lo stato risarcisse le imprese tutte, incitando le stesse ad andare avanti, rendendole protagoniste di un progetto, che va ben al di là del solo scopo ristorativo.

  1. Cosa pensate della soluzione di asporto/consegna a domicilio? Alternativa valida e davvero gestibile per tutti?

Oggi giorno l’evoluzione tecnologica, nel nostro settore, ci permette di soddisfare anche questa sempre più attuale moda. Certo commercialmente potrebbe essere un’opportunità in più, un’apertura su un mercato parallelo. Se ci piace? Non proprio, a noi piace guardare gli occhi di chi assapora la nostra passione, la nostra piccola storia.
Qualora succedesse, il nostro obiettivo per l’asporto /consegna a domicilio, sarà quello di reinventare un menu fatto ad hoc per permettere a chi sta a casa, di “riconoscere” La Fescina pur stando nel proprio salotto!

  1. Se e come può la tecnologia aiutare la ripresa della vostra attività? Tante le app e le piattaforme per gestire ordini e clienti, cosa pensi a tal proposito?

Sicuramente app e piattaforme per gestire clienti e ordini sono sempre più presenti nelle nostre vite, anche se, ancora per poco forse, stentano a trovare applicazione in paesi come il nostro. Possono diventare un’opportunità sicuramente, a patto che si riesca ad assicurare uno standard, che ahimè credo non possa mai raggiungere quello del servizio al tavolo, dove oltre al piatto c’è l’empatia, la storia che il ristoratore può trasmettere. Diciamo che diventa quasi del tutto un aspetto commerciale, quasi del tutto perché comunque può far piacere che qualcosa mangi nel proprio salotto di casa qualcosa cucinato da noi.

  1. Chi potrà ripartire dopo questo blocco?

Saranno più agevolati quelli che hanno un locale adeguatamente capiente e spazioso, che permetteranno una seduta distanziata. Chi è riuscito a consolidare la propria realtà nel tempo perché nato molti anni fa, chi ha le spalle larghe.
Ma anche tutti gli altri (magari nati di recente) supportati da significativi aiuti economici e precise disposizioni. L’Italia ha bisogno di un executive chef senza paura e sicuro di sè.

  1. Che messaggio vorreste dare ai vostri clienti e soprattutto ai vostri colleghi?

Torneremo migliorati, torneremo con le nostre idee, con altre nuove e sperimentate in quarantena, torneremo perché è quello che vogliamo e che sappiamo fare.
Siamo persone fortunate, nonostante tutto, e quello che vorremmo trasmettere è questo: cerchiamo di dare valore alla qualità del tempo che spendiamo, ricerchiamo quello che ci fa stare bene e perseguiamolo!
In bocca al lupo a tutti noi!

Fosca Tortorelli

Fosca Tortorelli

È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, Ambiente e Storia, la tesi sperimentale dal titolo “Reinterpretare le Cellae Vinariae. Ambiente, Processo, Produzione” e una successiva pubblicazione in collaborazione con la Prof. Muzzillo F. dal titolo “Vitigni del Sud: tra storia e architettura” (Roma Natan Edizioni, 2012). Ha conseguito il Master Sommelier ALMA-AIS (luglio 2016) presso ALMA a Colorno (Parma). Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione di rilievo nel settore enogastronomico. Fa parte anche dell’associazione Donne del Vino, ha scritto sulla rivista l’Assaggio, oltre che su diverse testate registrate e ha preso parte alle degustazioni per la Guida Vitae, per la guida Slow wine 2017 e per la guida Altroconsumo. Dal 2018 è giornalista pubblicista.

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