Picconero Tenuta Montebello 2015
Degustatore: Roberto Giuliani
Valutazione: @@@@@
Data degustazione: 02/2021
Tipologia: IGT Rosso
Vitigni: merlot 65%, cabernet franc 35%
Titolo alcolometrico: 14,5%
Produttore: TOLAINI
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: oltre 50 euro
Non so quanti nostri vini possano avere influenzato i francesi, li abbiano spinti a produrre qualcosa ricalcando nostre visioni e filosofie (in ogni caso non lo ammetterebbero mai…). Certamente noi lo abbiamo fatto con i loro, prendendo a modello principalmente Bordeaux e la Bourgogne, abbiamo introdotto le barriques, abbiamo utilizzato i loro vitigni (pur disponendo di un numero di varietà nettamente superiore alle loro), abbiamo utilizzato le loro bottiglie, imparato i loro metodi di coltivazione e di vinificazione.
E molti di quei vini nati da una visione transalpina hanno riscosso grandi successi, in più occasioni superando addirittura i cugini francesi.
Si può condividere o no certe strade intraprese, ma rimane il fatto che sono state indubbiamente utili, sia sul piano commerciale e d’immagine, sia su quello squisitamente agronomico ed enologico.
Che ci siano stati eccessi è abbastanza normale, difficile adoperare qualcosa che quasi non si conosce senza rischiare di perdere la bussola, di abusare di metodi e di manipolare troppo la materia prima fino a stravolgerne l’essenza, soprattutto adottando le stesse tecniche su varietà troppo diverse da quelle internazionali, una su tutte il sangiovese.
Per fortuna quei tempi sembrano sempre più lontani, tanti macchinari che allora si faceva a gara per avere in cantina oggi non ci sono più, si sta progressivamente riequilibrando un approccio troppo invasivo a favore di una maggiore spontaneità del vino. Ma il diavoletto è sempre dietro l’angolo, il rischio di inseguire la moda del momento c’è sempre e non accenna minimamente a perdere appeal…
Assaggiando il Picconero oggi, ho l’impressione netta che appartenga alla generazione “illuminata”, intanto in assenza del sangiovese si può optare per un approccio più sciolto con il merlot e il cabernet franc, “osare” barriques interamente nuove sia per la fermentazione malolattica (e contatto con le fecce fini per 6 mesi), sia per l’affinamento (altri 18 mesi). Poi un anno pieno in bottiglia per dare tempo al vino di equilibrarsi.
Il risultato è lodevole, una trama olfattiva senza dissonanze, lineare e non sovraccarica, con il legno ben assorbito e una maturazione eccellente delle due varietà, tanto che le note vegetali sono molto contenute e non verdi. Il ventaglio fruttato viaggia su toni di prugna, mora e ribes nero, poi arrivano la liquirizia, leggero cacao e peperone, ma nonostante l’assenza del sangiovese affiora comunque l’impronta del territorio chiantigiano, soprattutto al palato, dove l’acidità si evidenzia nitida e rinfresca il sorso, la componente balsamica e una sottilissima venatura vanigliata arricchiscono le sensazioni di un vino di stampo moderno ma slanciato e corredato di una indubbia eleganza.