Lessona 2016 Proprietà Sperino
Non sono un grande esperto di alto Piemonte, ma voglio approfittare del turno di Garantito Igp per urlare il mio assoluto godimento dopo aver provato questo rosso elegantissimo.
Già, ma quando possiamo definire tale un vino? Cosa significhiamo con questo termine sempre più di moda e che ha sostituito potenza? Diciamo che l’eleganza è equilibrio, nelle persone come nei vini, quando tutti gli elementi si compensano a vicenda senza che un particolare sovrasti sull’altro al punto da distrarre l’attenzione dal resto. L’eleganza si può avere anche con la potenza, chi non ricorda Cassius Clay, ma in questi ultimi tempi si associa sempre più alla finezza: dei profumi, dei tannini, della beva al palato, nella chiusura.
Il Nebbiolo ha questa vocazione anche se negli anni ’90 molti hanno pensato all’Amarone o al Primitivo mentre lo lavoravano e la finezza, il riserbo di questo vitigno lo si trovava spesso altrove. Nel Barbaresco tanto per cominciare, ma soprattutto in Valtellina e poi, sempre più chiaramente, in Alto Piemonte. Ed è qui che è nata la fortuna di tante denominazioni ritenute minori ma che hanno conquistato la simpatia degli appassionati, anche perché sicuramente più accessibili per i prezzi. Il Lessona, siamo in provincia di Biella, suolo sabbioso sotto le Alpi, è uno di questi e Proprietà Sperino, ripreso dalla famiglia De Marco lo ha rilanciato alla grande interpretando alla perfezione il ruolo a cui aspira questo vitigno. Dodici ettari di vigneto, poco più di 50mila bottiglie l’anno.
Il gioco è tutto nell’uso del legno, che dipende a sua volta dalla esperienza maturata anno dopo anno, a seconda dell’andamento vendemmiale. In questo caso la stagione è apparsa regolare, Primavera giustamente piovosa ed estate non troppo calda. Un settembre che ha permesso l’assoluta maturazione del Nebbiolo, vendemmia fra il 15 e il 19 ottobre. Fermentazione spontanea su tini aperti. Il vino passa poi in maturazione nei tonneaux e botti da 15 ettolitri per altri tre anni. Ancora un anno di bottiglia e ci siamo.
Il risultato lo abbiamo visto su un piatto di polipetti alla Luciana, con il rosso che ci ha deliziato non solo per l’abbinamento, ma anche quando poi ci siamo goduti l’ultimo bicchiere in assoluto. Giusto tono di freschezza, beva immediata, facile ma non banale, bella complessità olfattiva. Finale lungo, lunghissimo.
Un grande rosso piemontese. Un grande rosso italiano.
Luciano Pignataro