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Le DOC del Piemonte: Loazzolo

Le Doc del Piemonte: Loazzolo


❂ Loazzolo D.O.C.
(D.M. 14/4/1992 – G.U. n.97 del 27/4/1992; ultima modifica D.M. 7/3/2014, pubblicato sul Sito ufficiale del Mipaaf, Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)


zona di produzione
● in provincia di Asti: comprende il territorio amministrativo del comune di Loazzolo;

base ampelografica
● bianco dolce: Moscato Bianco;

norme per la viticoltura
sono da considerarsi idonei, ai fini della iscrizione allo schedario viticolo della denominazione unicamente i vigneti acclivi, cioè ubicati su pendii e dossi collinari soleggiati, a struttura calcarea marnosa tendenzialmente sciolta (Miocene-Langhiano). La giacitura dei terreni vitati, per favorire l’insolazione, deve essere collinare con pendenza minima del 20%, con esclusione dei vigneti di basso o di fondo valle, ombreggiati, pianeggianti o umidi.
Nei vigneti terrazzati o ciglionati, la pendenza dovrà essere calcolata utilizzando il profilo della collina pregresso al terrazzamento. Tenuto conto delle elevate esigenze termiche del vitigno Moscato bianco destinato alla produzione del vino “Loazzolo“, sono da considerarsi idonei esclusivamente i vigneti in esposizioni solari, collocati sui versanti collinari da est a ovest e più precisamente compresi tra 90° e 280° della rosa dei venti, con l’esclusione delle superfici vitate diversamente collocate rispetto a detta insolazione.
i sesti di impianto devono assicurare nella parte coltivata minimo 4.000 viti per ettaro;
le forme di allevamento e i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati (potatura corta Guyot, cordone a sperone) con una carica di gemme a frutto non superiore a 8 gemme per pianta e comunque atti a conferire all’uva e al vino le specifiche caratteristiche qualitative;
la resa massima di uva ammessa per la produzione del vino “Loazzolo” non deve essere superiore a 5 t/Ha in coltura specializzata. Per i vigneti di età inferiore agli anni 8, la resa massima per ettaro consentita non potrà superare la percentuale del:
– 50% al 3° anno
– 60% al 4° anno
– 70% al 5° anno
– 80% al 6° anno
– 90% al 7° anno;

le uve devono assicurare un titolo alcolometrico volumico minimo naturale non inferiore a 13% vol.;

norme per la vinificazione
la data di inizio della vendemmia delle uve destinate alla produzione del vino “Loazzolo” decorre dal 20 settembre e tali uve devono essere raccolte con cernite successive. Le uve devono essere sottoposte a graduale appassimento ed eventuale infavatura da Botrytis nobile sulla pianta stessa o in locali idonei;
le operazioni di vinificazione, affinamento, invecchiamento obbligatorio e imbottigliamento devono essere effettuate esclusivamente nel territorio del comune di Loazzolo;
il vino “Loazzolo” non può essere immesso al consumo se non dopo essere stato sottoposto ad un periodo di affinamento e invecchiamento di almeno 2 anni a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello di produzione delle uve. Durante detto periodo, è prevista la permanenza del vino per almeno 6 mesi in botti di legno di capacità non superiore a litri 250. Durante l’affinamento che precede la messa in bottiglia, il vino può compiere una lenta fermentazione che si attenua nei mesi più freddi;

norme per l’etichettatura
sulle bottiglie contenenti il vino “Loazzolo” deve figurare l’indicazione dell’annata di produzione delle uve;

legame con l’ambiente geografico
A) Informazioni sulla zona geografica
La denominazione Loazzolo abbraccia un unico comune: Loazzolo, che si trova ad oltre 400 metri s.l.m..
Loazzolo è un paese con meno di 400 abitanti posto sulla dorsale collinare che separa la valle del fiume Bormida da quella del Belbo. In questa piccolissima area di produzione, si produce questo particolare vino da uve a bacca aromatica Moscato bianco (vitigno molto diffuso in tutto il sud Piemonte). La sovramaturazione in pianta è una delle due tecniche utilizzate per produrre il vino Loazzolo, l’altra è l’appassimento in fruttaio su graticci o in cassette, talora le due tecniche vengono affiancate. In questo modo si ottiene un vino dolce molto pregiato in quantità limitatissime, il quale dopo almeno 2 anni di permanenza in cantina può chiamarsi Loazzolo.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili
La zona di produzione è caratterizzata da un ambiente di alta collina ricco di boschi e dal clima asciutto e ventilato, con notti fresche, che consente, nella maggior parte delle annate, una sovramaturazione in pianta delle uve moscato con infavatura nobile di Botrite e quindi con conseguente disidratazione parziale dell’acino che resta integro e imbrunito.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
La produzione di vini cosiddetti passiti è tradizionale in Valle Bormida ma era per lo più destinata al consumo familiare, a eccezione dei paesi di Strevi e di Loazzolo dove veniva prodotto, sia pure in piccole quantità, anche per la vendita e per le funzioni religiose. Viene infatti citata e descritta l’antica tradizione di questa zona del sud Piemonte di produrre vini da uve appassite provenienti da vecchie vigne di Moscato nell’opera del 1908 “I Migliori Vini d’Italia” di Arnaldo Strucchi.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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