Ingresso all’Anteprima del Chiaretto di Bardolino
Veste completamente rinnovata per “Corvina Manifesto – L’Anteprima del Chiaretto di Bardolino”, la rassegna indetta dal Consorzio di tutela del Chiaretto di Bardolino per la presentazione della nuova annata del vino rosa della sponda veronese del lago di Garda. Molte le novità previste dall’evento, a cominciare dal luogo dell’evento, che per la prima volta è stato ospitato dall’Istituto Salesiano Tusini, un innovativo centro professionale ubicato sulle colline di Bardolino che da un decennio si dedica alla formazione di giovani operatori specializzati nella gestione della cantina e nella conduzione del vigneto. I giovani diplomati di questa scuola hanno acquisito specializzate competenze pratiche ed operative, che gli consentono di operare nella gestione della cantina, dalla ricezione e trattamento dell’uva alla pressatura, cura del mosto e controllo della fermentazione, fino alle fasi post-vinificazione, imbottigliamento e vendita.
Altra sostanziale novità dell’evento è stata la degustazione delle nuove annate in commercio della nuova menzione “Chiaretto di Bardolino”, entrata in vigore con il disciplinare approvato lo scorso anno, al posto della vecchia denominazione “Bardolino Chiaretto”, che ha previsto l’innalzamento al 95% della percentuale utilizzabile del vitigno autoctono di Corvina veronese. Altrettanto interessante è stato inoltre il confronto con le “selezioni” proposte da diversi produttori per le quali è stato riservato un affinamento di uno o due anni in cantina prima del loro ingresso sul mercato a testimonianza della “destagionalizzazione” di questo vino. Fino a pochi anni fa infatti la consuetudine faceva che il Chiaretto si consumasse prettamente da aprile a settembre, mentre ora, grazie a radicali cambiamenti: scelta dell’ubicazione dei vigneti, in zone di altitudine compresa tra i 100 e i 350 metri, gestiti con potature ed esposizioni diverse rispetto al Bardolino; vendemmia in cui si pone la massima attenzione alla maturazione fenolica, con l’uva appena raccolta sottoposta a criomacerazione raffreddandola prima della spremitura, seguita da un attento controllo della temperatura in vinificazione. Questi accorgimenti hanno permesso al vino di mantenere colore e vitalità oltre al tradizionale anno di vita, mantenendo o accentuando in alcuni casi i sentori di mandarino e pompelmo rosa, di spezie fini, note leggermente sulfuree, con un tannino fine e elegante.
Annata 2021 Secondo il giudizio del responsabile dell’area tecnica del Consorzio Chiaretto e Bardolino, Andrea Vantini, l’annata 2021 del Chiaretto di Bardolino è stata caratterizzata dal punto di vista climatico da una serie prolungata di belle giornate ha favorito un’ottimale maturazione delle uve. Nello stesso tempo l’ampiezza delle escursioni termiche intercorse tra il giorno e la notte ha favorito la presenza di valori di acidità mediamente superiori rispetto al 2020, a beneficio delle caratteristiche di freschezza e di sapidità tipiche di questo vino rosato. Una leggera differenza rispetto all’annata precedente riguarda anche il colore. Pur confermando il tipico colore rosa chiaro, una sorta di “buccia di cipolla”, caratteristico delle uve Corvina e Rondinella, in diversi vini dell’annata 2021 è possibile notare un aumento della sfumatura della tonalità di rosa rispetto alle annate recenti (dal fior di pesco al rosa salmone). Questo è dovuto alla maturazione fisiologica particolarmente importante raggiunta dalle uve in questa annata, che ha accentuato la dotazione e l’estraibilità degli antociani presenti nelle bucce, soprattutto in alcune porzioni di territorio. Un’ennesima testimonianza di come, nella produzione del Chiaretto di Bardolino, i singoli dettagli stagionali, territoriali e micro-climatici prevalgano spesso rispetto ai fattori tecnico-produttivi, a conferma della diffusa e condivisa volontà di produrre un autentico “vino rosa di terroir”.
Tra i ventidue Chiaretto di Bardolino in versione Spumante degustati ho particolarmente apprezzato in termini di freschezza, pulizia e beva quelli prodotti dalle aziende Aldo Adami di Custoza, di Zeni 1870 e di Valetti di Bardolino, di Roeno di Brentino e dei Vigneti Villabella di Calmasino. Per le versioni “secche”, una cinquantina i vini in degustazione, a mio avviso spiccano per sapidità e persistenza quelli dell’azienda di Guerrieri Rizzardi di Bardolino, di Le Ginestre di Lazise, di Damiano Bergamini di Colà di Lazise, di Aldo Adami di Custoza, dell’azienda Cavalchina di Sommacampagna, di Poggio delle Grazie di Castelnuovo del Garda, di Giovanna Tantini di Castelnuovo del Garda, di Gorgo di Custoza, di Le Fraghe di Cavaion Veronese, di Dante Righetti di Pozzoi e dei Vigneti Villabella di Calmasino.
AOC Tavel in degustazione
Un’Anteprima “internazionale” L’Anteprima ha riservato uno spazio internazionale, con la presenza dei produttori di “Rosés de Terroirs”, associazione recentemente nata in Francia con lo scopo di valorizzare i vini rosati europei, a cui hanno aderito anche le aziende Le Fraghe di Cavaion Veronese e Guerrieri Rizzardi di Bardolino, uniche realtà non transalpine. Particolarmente interessante anche la “masterclass” dedicata alla AOC Tavel, denominazione nata nel 1936 nell’omonima città e a Roquemaure, a sud della Valle del Rodano, prevedendo, prima al mondo, esclusivamente vini rosati nel proprio disciplinare. Su un suolo prettamente calcareo e ricco di sassi e ghiaia, caratterizzato spesso dalla presenza del forte vento di Maestrale, con velocità che superando i 110 km/h, e da temperature estive che arrivano fino a 40 gradi, i vitigni ammessi sono ben nove: grenache, syrah, mouvèdre, cinsault, calitor e carignan a bacca nera e clairette, bourboulenc e piquepoul a bacca bianca.
I colori dell’AOC Tavel
Nel corso dell’evento è stato annunciato che è allo studio l’inserimento di altri due vitigni per contrastare l’alto volume alcolometrico che si sta raggiungendo negli ultimi anni e preservare l’acidità. Molto varia la gamma di colori tra i sei campioni degustati, tutti dell’annata 2021, in tutti però era netta la mineralità e gli aromi speziati di questi vini, in particolare nel campione prodotto da Chateau d’Aquéria, a mio avviso il migliore del lotto, caratterizzato da una buona fragranza, struttura e persistenza, secondo a freschezza solo allo Chateau de Trinquevedel. Una fitta trama tannica e aromi particolarmente speziati caratterizzavano invece lo Chateau de Manissy e lo Chateau la Genestière; poco al di sotto il rosato Trésor des sables Le Vignerons de Tavel & Lirac, cooperativa che da sola produce circa il 50% della denominazione.
Luciano Pavesio
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma agli inizi degli anni ’90 seguendo la filosofia e le attività di SlowFood. Ha frequentato corsi di degustazione e partecipa a numerosi eventi legati al mondo del vino. Le sue esperienze enoiche sono legate principalmente a Piemonte, Valle d'Aosta, Alto Adige e Friuli. Scrive e collabora a numerose riviste online del settore; è docente di corsi di degustazione vino ed organizzatore di eventi.
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Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
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Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
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