La marcia inarrestabile del Nizza
Nizza Monferrato: un territorio e una denominazione in costante e continua crescita simultanea, la prima per dare giusto lustro e valore al Monferrato, riconosciuto Patrimonio Unesco nel 2014 per la sua varietà e unicità paesaggistiche, culturali e agricole; la seconda, vino a base unicamente di Barbera al quale nello stesso anno è stata attribuita la Denominazione Origine Controllata e Garantita, che dalla nascita ad oggi ha ormai quasi trovato un comune denominatore come stile di vinificazione e affinamento tra i 60 produttori aderenti all’Associazione Produttori del Nizza per salvaguardare gusto e piacevolezza di pari passo con la sua longevità nel tempo.
Associazione nata nel 2002 e presieduta oggi da Gianni Bertolino e dal suo vice Daniele Chiappone, che da allora si è veramente prodigata nel valorizzare territorio e prodotti organizzando decine di eventi e promuovendo varie iniziative a favore del vino Nizza, culminate nel 2014 con il riconoscimento della DOCG, un ambito traguardo perseguito fin dall’inizio dai 18 comuni che delimitano oggi il territorio del Nizza DOCG: Agliano Terme (dove si rileva la massima concentrazione produttiva di Barbera poiché il comune non fa parte della denominazione Moscato Asti Docg), Belveglio, Bruno, Calamandrana, Castel Boglione, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Rocchero, Cortiglione, Incisa Scapaccino, Moasca, Mombaruzzo, Mombercelli, Nizza Monferrato, Rocchetta Palafea, San Marzano Oliveto, Vaglio Serra e Vinchio, tutti nella provincia di Asti.
Per salvaguardare la qualità dei vini prodotti e permettere allo stesso tempo a tutti i produttori di crescere dal punto di vista qualitativo, ogni maggio viene ad esempio organizzata una degustazione dei Nizza della prossima annata in commercio, rigorosamente alla cieca, al termine della quale i risultati, con commenti e suggerimenti campione per campione, vengono recapitati a casa del produttore da un impiegato del comune, garantendo l’assoluto anonimato del giudizio.
Dialogando con i vari produttori si apprende che si iniziò a parlare di Nizza già negli anni ’60, quando veniva specificato in etichetta “Barbera Asti di Nizza” per la loro particolare struttura. Lo stesso vino venduto sfuso in damigiane se proveniva da questo territorio aveva una quotazione maggiore.
Nel 1968 il Corriere della Sera un articolo a firma di Carlo Dominioni profetizzava che nell’arco di un decennio Nizza sarebbe diventato un “cru di Barbera”.
Purtroppo dopo anni di alterne vicissitudini per la Barbera d’Asti, prodotta oggi in ben 116 comuni della provincia di Asti e in una cinquantina di Alessandria, si tornò a parlare di questo territorio negli anni ’90, grazie alle nuove generazioni di viticoltori attraverso il progetto delle “Vigne del Nizza”. Nel 2000 si individuarono tre sottozone di Barbera Asti, ma di queste solo Nizza avrà un futuro, con una denominazione tutta sua che prevede l’utilizzo di uva Barbera al 100%, mentre la Barbera d’Asti DOCG ammette ancora un “10% di vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte”, riducendo anche le rese a 70 quintali per ettaro rispetto ai 90 del Barbera Asti, addirittura inferiori rispetto agli 80 q/ha del Barolo.
Il territorio delimitato dai 18 comuni del Nizza DOCG ha un potenziale di 720 ettari di vigneti (attualmente ne sono coltivati circa 320) per una produzione teorica di 50.400 quintali di uva per 4 milioni e mezzo di bottiglie (oggi circa 450.000)
Tutte queste azioni di salvaguardia e miglioramenti produttivi hanno già prodotto dei risultati concreti se pensiamo che il prezzo dei vigneti per ettaro si è triplicato negli ultimi tre anni.
Un territorio che ha trovato una corresponsione geografica grazie alle sapienti mente e mani del giornalista Alessandro Masnaghetti, che ha realizzato la “Mappa del Nizza” con tanto di suddivisione del territorio per fasce omogenee in base alla composizione dei terreni, utile ai produttori, prima che per identificare i “cru del Nizza”, per individuare le caratteristiche dei suoli su cui poggiano i loro vigneti per permettergli di metterle in risalto nei loro vini.
La mappa si rivela altrettanto utile per riconoscere e individuare la morfologia del territorio, in quanto a un tipo di geologia normalmente corrisponde un tipo di collina (es. in terreni più sabbiosi le colline sono più alte e snelle a causa del fenomeno dell’erosione).
Si evince così che la parte centrale del territorio, la più calda, formata da arenarie, sabbia e argilla, è la più vitata, molto meno invece quella a nord, in zona Vinchio, soprattutto a causa dell’asperità delle colline e di conseguenza per la maggiore difficoltà ed oneri nella coltivazione, e un po’ di più rispetto alla parte meridionale, ricca di arenarie, dove a Monte Dagno si trova la quota massima della denominazione con 506 metri.
Dal 2016 per l’Associazione dei Produttori del Nizza il 1° luglio è una data da ricordare, un momento in cui festeggiare il giorno del possibile ingresso sui mercati della nuova annata dopo i due anni minimi di invecchiamento previsti dal disciplinare di produzione. Anche quest’anno la tradizione non è pertanto venuta a meno, quindi in onore della vendemmia 2017, si è ufficialmente inaugurato dal sindaco Andrea Ghignone il “Muretto del Nizza”, realizzato dal Comune di Moasca, eretto a fianco dello splendido castello che domina lo storico abitato del piccolo comune astigiano, sul quale sono state poste delle mattonelle di ceramica che riproducono tutte le etichette del Nizza Docg prodotte dalle cantine che fanno parte dell’Associazione. Da questo muretto dipartirà dalla prossima vendemmia un sentiero enoturistico che attraverserà vari vigneti, un ennesimo tassello a favore di questo territorio per renderlo sempre più fruibile a un turismo attento e rispettoso della natura e delle tradizioni, che toccherà anche il ristrutturato “Ciabòt del Nizza”, un piccolo casolare da sempre utilizzato dai contadini sia come luogo di riparo e riposo per fermarsi a mangiare un boccone sia soprattutto per custodire gli attrezzi di campagna, dove poter degustare i prodotti tipici della regione e una selezione di Nizza Docg.
La giornata di festa si è conclusa in serata all’interno delle sale del Castello di Moasca, fresco di un recente progetto di ristrutturazione dove si sono realizzati alcuni spazi di stampo moderno all’interno delle storiche mura del maniero, con una squisita cena con i piatti dello chef Gian Piero Vivalda del ristorante Antica Corona Reale di Cervere, già insignito delle 2 Stelle Michelin.
Le degustazioni
La giornata dedicata al #natail1luglio prevedeva anche un seminario sul Nizza Docg presso la sala degustazioni dell’Enoteca Regionale di Nizza Monferrato che si trova all’interno del Palazzo Crova. Una quarantina i vini degustati, dalla neonata annata 2017 alla 2011, che nel complesso hanno confermato il netto trend migliorativo in termini di piacevolezza e freschezza che questa denominazione ha operato nel corso degli ultimi anni, mantenendo per tutti i vini un’invidiabile longevità.
Un unico campione della calda annata 2017, caratterizzata da pochissime piogge, con le prime vendemmie registrate il 24 agosto con circa un mese in anticipo rispetto alla consuetudine. Nonostante questo imprevisto, il Nizza “Moncucco” dell’azienda Duilio Dacasto di Agliano Terme si presentava di un colore rubino violaceo, con netti sentori di frutti neri, mora e mirtillo in particolare, con una fantastica freschezza e piacevolezza nella beva.
La vendemmia 2016 portava sulle spalle un inverno poco freddo, seguito da una primavera e un’estate altrettanti miti ma con buona escursione termica, tanto da permettere la raccolta dal 20 settembre ed essere etichettata come un’annata regolare rispetto a quelle precedenti. In questo caso i vini che mi hanno maggiormente colpito in termini di equilibrio ed eleganza tra il frutto, la consistenza e la beva sono stati il Nizza “La Giulia” dal cru Mandolone della Cascina Lana, la “Vigna dell’Angelo” dal cru Annunziata della Cascina La Barbatella, le “Nicchie” dal cru Bricco di Nizza dell’azienda La Gironda e la “Carpediem” del cru San Michele dei Fratelli Bianco, tutte aziende di Nizza Monferrato, e la “Murbersè” delle Terre Astesane di Mombercelli.
L’annata 2015 si caratterizza da un inverno nevoso che ha garantito una riserva idrica importante per un ottimale fioritura primaverile, ma al quale sono seguiti i mesi di giugno e luglio con un’assenza di precipitazioni e temperature molto elevate che hanno anticipato ancora una volta la vendemmia, con uve però di ottima maturazione sia zuccherina che fenolica.
I vini si presentano nel complesso speziati, con una buona freschezza, tra i quali spiccano il Nizza dedicato “A Luigi Veronelli” dell’azienda Antiche Cantine Brema di Incisa Scapaccino e il Nizza dell’azienda Il Botolo, entrambi dal cru Bricco di Nizza, e la “Riserva Bricco Bonfante” dell’azienda di Marco Bonfante di Nizza Monferrato, la “Cala delle Mandrie” dal cru Monte del Mare dell’azienda La Giribaldina di Calamandrana, il Nizza della Tenuta Olim Bauda di Incisa Scapaccino dall’omonimo cru, la “Barcarato” di Guasti Clemente di Nizza Monferrato e la “Riserva” dal cru Bricco Roche della Tenuta Il Falchetto di Santo Stefano Belbo.
L’ostica e faticosa annata 2014, dove tutto l’anno il sole ha fatto fatica a farsi largo tra le nuvole e la pioggia, grazie all’attento e preciso lavoro dei produttori ha regalato vini molto piacevoli, leggermente meno corposi rispetto ai “cugini” più giovani e vecchi, come ho potuto rilevare nel Nizza “Le Rose” da cru Mariano di Franco Mondo di San Marzano Oliveto e dal “Augusta” dal cru Boidi di Isolabella della Croce di Loazzolo.
Ottimo il Nizza “La Riva” dal cru Vignali dell’azienda di Alfiero Boffa di San Marzano Oliveto a rappresentare l’annata 2013, una delle più tardive del decennio causa il lungo e freddo inverno, così come il “Vigna Dacapo” dal cru Valle Rotonda dell’omonima azienda di Agliano Terme annata 2012, ricordata per la lunga estate calda e siccitosa.
Infine una particolare menzione per il 2011, umido e piovoso fino a fine agosto prima di una parentesi settembrina rovente che ha rischiato di bruciare il raccolto, magnificamente invece preservato e valorizzato dall’azienda Erede di Armando Chiappone di Nizza Monferrato, come si evince degustando il Nizza “Ru” dal Cru San Michele, ancora incredibilmente ricco di frutta, rotondo, fresco e persistente.
Luciano Pavesio