Avviso ai naviganti: questo articolo parla di un ristorante, ma non si occuperà di cucina. Almeno non se ne occuperà principalmente, diciamo. Il fatto è che, da frequentatore professionale e quindi più o meno seriale di ristoranti, non è facile sorprendermi. Naturalmente può succedere, ma è raro che capiti. Ancora più raro è che, in positivo, mi sorprenda il servizio. Di solito accade il contrario, anche nei locali di un certo livello. Dunque avviene che qualche settimana fa vada con un caro amico dalle parti di Seggiano, alle falde del Monte Amiata. Giornata spettacolare d’inizio primavera. Si fa ora di pranzo e mi sovviene che in una frazione verso le vetta, a Pescina, c’è un ristorante che ha un’ottima reputazione: Il Silene.
Cucina di prim’ordine ben posizionata su stampa e guide, finissimo olio extravergine di olivastra seggianese prodotto personalmente dallo chef-patron Roberto Rossi e, come ciliegina, un gioiello come il Giardino di Daniel Spoerri, il parco di arte contemporanea creato proprio lì vent’anni fa dall’artista svizzero: 16 ettari per 50 opere d’arte di altissima suggestione. Un’occhiata d’intesa e si parte. Entriamo e la prima impressione è più che buona. Ambiente raffinato senza alcuna pacchianeria, giusta penombra, atmosfera elegante ma priva di enfasi, arredo sobrio, mise en place di classe, nessun eccesso. Molto bene. La seconda impressione è anche meglio. Il maitre, cortese e affabile, ci fa accomodare, ci porta acqua e menu dandoci esattamente il tempo per sistemarci e prendere confidenza con tavolo e sedie, guardarci un po’ intorno e iniziare a chiacchierare. Senza affettazione, ma solerte, torna con due flute, il menu e la carta dei vini, offrendo di darci, se gradite, tutte le informazioni necessarie. Assai ben disposto apro la carta, ma con la coda dell’occhio vedo il mio commensale bloccarsi, esitare, ondeggiare, accigliarsi. Dopo un paio di strane mosse, confessa: ha dimenticato gli occhiali a casa e non legge una sola parola del menu. Io sorrido e faccio per aiutarlo, ma qui accade il fattaccio.
Invece di prendere la parola e dare lettura, il maitre si allontana in silenzio e dopo un attimo è di nuovo da noi con un cofanetto di legno in mano. Attimo di stupore mio e del mio amico. Quello non fa una piega. Lo apre e, voilà: “Questa è la nostra scatola degli occhiali“, dice mostrandone una sfilza di almeno otto paia, ognuno riposto nella sua scansia. “La teniamo apposta, proprio per i clienti che dimenticano i loro. Ce n’è di tutte le più frequenti gradazioni. Provi quello che le sembra più adatto“. Incredulo, il mio amico osserva l’astuccio, afferra l’occhiale che gli pare giusto, se lo prova e con un sorriso a trentadue denti tra il compiaciuto e il sollevato tira un respiro di sollievo e affonda di nuovo il naso nel menu. Ecco, io sarò pure un provinciale o uno che non conosce abbastanza l’uso di mondo, ma la carta degli occhiali, in un ristorante, non l’avevo mai vista. E l’ho trovata un’idea così raffinata e geniale che mi è subito venuta la voglia di scriverci un pezzo. Ah, sia chiaro: il resto del pranzo, e del servizio, sono andati benone. Piccione, tortelli, coniglio e altre bontà cucinati con gran mano, profonda conoscenza della tradizione locale ma senza alcuna inflessione turistico-regionale. Gran cura dell’equilibrio. Ottime materie prime. E cantina piena di belle cose. Insomma, consigliato. Ora, è vero che il gusto è un senso che non necessita dell’aiuto della vista, però poter leggere il menu a volte aiuta a vederci chiaro. Anche sulla qualità del servizio.
Postilla number one: il Silene ha appena ottenuto la stella Michelin. Postilla number two per gli expomaniaci: il prossimo 14 giugno, nell’ambito dell’Expo, Roberto Rossi cucinerà a quattro mani con Gabriele Traglia del Cocopazzo di Milano un pranzo toscano ispirato all'”arte del mangiare”. Ristorante Il Silene Località Pescina 9, Seggiano (GR) Tel 0564 950805 →www.ilsilene.it Chiuso il lunedì Prenotazione obbligatoria.
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