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Maremma anni ’70 e tortelli da controesodo


Veduta aerea di Campagnatico

Esistevano molte buone ragioni per scrivere quest’articolo. La prima è che domani comincia il cosiddetto controesodo, con la prospettiva di lunghi serpentoni automobilistici, soste forzate o di cambi di itinerario, e il posto del quo è perfetto per ambedue.
La seconda, da non sottovalutare, è che questo era uno dei locali preferiti da mia nonna e, nonostante le apparenze, chi scrive è un sentimentale. La terza è che le esperienze di modernariato socio-architettonico (traduzione: luoghi che hanno mantenuto i connotati estetici, l’atmosfera e il modo di fare di quarant’anni fa) sono sempre piacevoli.
La quarta è che un qualsiasi altro ristorante diverso da questo sarebbe stato spazzato via dalla costruzione, al posto della vecchia statale su cui aveva basato le sue fortune, di una superstrada a quattro corsie con un groviglio di svincoli e praticamente nessuna indicazione.
La quarta, più pregnante di tutte e che da sola giustifica il resto, è che qui si mangiano i migliori tortelli alla maremmana nel raggio di almeno trenta chilometri. Li si mangiano da sempre, visto che come tali già mi furono presentati (e più volte sperimentati) quando, bambino, mi ci fermavo sulla via del mare.

L'insegna del bar trattoria Casa Migliorini

Mi riesce però ancora difficile arrivare la sodo, perché ho parlato di ristorante ma in realtà si tratta di una trattoria. Una trattoria-bar-tabacchi, per l’esattezza. Di quelle classiche, con la vetrina piena di relativi salumi, bancone metallico, liquori in vista e un’inconfondibile allure anni ’70.
Dove tanta gente del posto va a prendere il caffè e a leggere la Gazzetta sui tavoli di formica, magari arrivando col fuoristrada (non il suv!) e perfino col trattore. Fabbricato di cemento un po’ fanè, un piazzale di terra battuta per parcheggio e la sensazione, vera, di trovarsi in un posto di campagna. Alle sue spalle, la macchia che sale verso la collina di Campagnatico, paese di agricoltori e di cacciatori. Un indizio non da poco.

La ricevuta fiscale

Siamo, qualcuno l’avrà capito, sulla SS 223 Due Mari, la Siena-Grosseto per intenderci, poco dopo Paganico. Vi chiedere, a questo punto, di che stiamo parlando e come si chiama il locale.
Risposta: boh!
Io l’ho sempre chiamato Case Migliorini, ma altre fonti danno Casa Migliorini, al singolare. Non aiuta la laconica ricevuta fiscale, che annuncia “Ristorante Bar F.lli Serafini snc, loc. Migliorini“. Comunque per arrivarci bisogna lasciare la superstrada allo svincolo di Montorsaio (quello dopo Campagnatico, arrivando da Siena), procedere per circa 800 metri fino alla rotonda, prendere la prima a destra, che poi è il tracciato della vecchia statale, e procedere per poco più di un km dove, sulla sinistra, si trova la trattoria.

I salumi e formaggi

Ecco, ci siamo. Lo stile è sobrio, parecchio sobrio. Sala ampia, ma pochi coperti perché i tavoli (tutti semplici, quadrati) sono ben lontani tra loro e si può parlare senza disturbare i vicini. Stoviglie da battaglia, alzata con qualche bottiglia di Morellino di Scansano, vecchie bottiglie toscane (“non in vendita”, annuncia però un cartello) sulla sommità del mobile.I tortelliIl menu non c’è, lo annuncia a voce uno dei tre fratelli Serafini (credo si chiami Paolo), i titolari della trattoria aperta dal nonno negli anni ’30 del novecento.
Del resto della lista non ce n’è troppo bisogno, perché i piatti per fortuna sono sempre gli stessi: tortelli, pappardelle, cinghiale in umido, coniglio, fagioli e poco più. Tutto cucinato all’antica, quasi alla casalinga direi, con quei sughi tirati al limite dell’asciutto ma mai oltre, i sapori pieni, la giusta consistenza, le porzioni abbondanti. Tutto buono, anzi ottimo.
Ma i tortelli sono speciali, davvero. Il ripieno di ricotta e spinaci è perfetto per freschezza e fragranza. La cottura è quella giusta per la tipologia “maremmana”: appena un filo più del teorico dovuto, senza compromettere la tenuta della pasta, sottile quanto basta ma senza sembrare carta velina. Tradizione pura.
Sapore intenso, che rimane a cavalcioni tra l’armonia dell’insieme e la separazione tra gli ingredienti, in modo da farne apprezzare la freschezza. Anche il sugo fa la sua parte, coerente con il resto: ha la necessaria granulosità, nessuna traccia di unto in eccesso, eppure il condimento si amalgama a meraviglia coi ravioli.
Una cucina che richiede i suoi tempi, di cottura e di attesa: inutile mettere fretta e i fratelli Serafini sono – buon sangue maremmano non mente – cortesi ed educati con i clienti gentili, molto meno con quelli “rompi”. Il tempo si passa studiando l’atmosfera e gli avventori, una vera cartina di tornasole perché è rarissimo incontrarne di casuali. Il prezzo del viaggio nel tempo e nei sapori della Maremma meno cartolinesca, alla fine, è di una trentina di euro a testa.
Ne vale la pena.

Ristorante Bar F.lli Serafini, “Case Migliorini”
Loc. Migliorini 1, Campagnatico (GR)
tel. 0564/996448.

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Stefano Tesi

Giornalista cresciuto con Montanelli al giornale, si occupa da sempre di agricoltura, agroalimentare enogastronomia e viaggi. Ha lavorato tra gli altri per Cucina Italiana, Meridiani del gusto, Viaggi & Sapori, Bell’Italia. Collabora per Civiltà del Bere, Dove, Corriere Vinicolo, Guida Ristoranti dell’Espresso, oltre a curare la sua blog-zine Alta fedeltà. È assaggiatore professionista di olio extravergine. Fa parte del gruppo Garantito Igp.

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