Foto Matt Furman
Finback non ha bisogno di molte presentazioni, qualsiasi appassionato di craft beer conosce bene il birrificio del Queens, che dal 2014, anno di inizio attività, si è posizionato tra i migliori birrifici di New York (parliamo di nomi di altissimo livello) e senza dubbio tra i più creativi. Basil Lee e Kevin Stafford i fondatori: ex creativi di professione (architettura e grafica), che per amore della birra hanno abbandonato i precedenti impieghi ma non il proprio estro, riuscendo invece a reindirizzarlo in una produzione che rompe spesso gli schemi, partendo dagli stili tradizionali per giocare con una vasta gamma di ingredienti e abbinamenti. Grandi e originali interpreti degli stili contemporanei della East Coast, ogni due/tre settimane rilasciano alla vendita vere e proprie bombe supperluppolate e pericolosamente bevibili, con un debole per neipa, imperial stout e sour e un vero amore per i passaggi in botte. Edizioni spesso limitate e un innalzamento dell’attesa decisamente intrigante, che diventa vero e proprio hype grazie anche a scelte originali e mai scontate.
Fire Dance
L’amore per le materie prime e la passione per l’affinamento in botte danno vita a birre incredibili: una delle più recenti la Fire Dance 13%, tropical imperial stout invecchiata in botti di Bourbon o Brandy di mele, dove ananas e cocco (e zeste d’arancia nel caso della prima) rendono una ricetta audace quasi uno sciroppo, oleoso, dolce e morbido. O la Permanently Night 12%, passata in botti di Mezcal. Le collaborazioni sono numerose e tutte di alto livello, una tra tante: con Other Half per la Floating Weightless 6,5%, brett ale affinata in botte di rovere francese con aggiunta finale di kumquat. Insomma, mai scontati anche con le “classiche” Ipa, Dipa e Neipa, ci regalano rappresentazioni di una personalissima e fortemente caratterizzante New Wave (o New Whale considerato il logo) dello stile: tra le ultime la Double Something Sabro DDH Dipa 8,5% brassata con 100% sabro, dalle note di cocco e scorza di melone o la grandiosa (io la amo) Social Fabric DDH Dipa 8% che tra naso e bocca è un esplosione tropicale avvolta nell’umido dei pini e del sottobosco, quasi terroso. Ultimissima, e dalla nascita celebrativa, la Six Year 10% deliziosa triple ipa creata in onore dei 6 anni del birrificio e del lavoro svolto finora grazie anche al supporto degli appassionati, che nel momento più difficile della quarantena, assume una rilevanza quasi affettiva. Oltre a bere circa un terzo della loro produzione, ho voluto porre anche a loro le stesse domande circa la situazione di emergenza venutasi a creare con il lockdown, proprio nei giorni in cui NYC riapre le porte alla socialità. Ho parlato con Basil, ed ecco quello che mi ha detto.
Come avete gestito il birrificio durante questo periodo? Come un giro sulle montagne russe, ma siamo stati fortunati che i birrifici siano stati inclusi nelle attività essenziali della città, abbiamo potuto mantenere l’operatività anche durante il blocco. All’inizio siamo stati costretti a rallentare, dovendo implementare le misure di sicurezza per tutto il team. Sostanzialmente abbiamo spostato le attività su un modello completamente “confezionato”, una novità tutta da percorrere.
Come pensi siano cambiati consumi e vendite durante la pandemia, come sono cambiate le vendite di Finback? All’inizio non eravamo sicuri in che modo sarebbe cambiato il panorama della birra e cosa avrebbero voluto i consumatori. Alla fine, abbiamo trovato un grande supporto da parte degli appassionati, che vogliono ancora bere buona birra. Ovviamente tutto è passato al consumo fuori sede, in taproom già vendevamo le lattine, abbiamo aggiunto delivery e spedizione. Anche molti bar ovviamente si sono spostati di più verso i crowler e le birre “to go”.
Ritieni che l’e-commerce e gli acquisti presso la grande distribuzione di questo periodo possano aver condizionato i consumi nei locali o nelle taproom anche nel prossimo futuro? Non so se minerà il consumo locale, non credo succederà. Le persone a New York apprezzano molto l’aspetto sociale di un bar, la convivialità, lo stare insieme e penso che questo elemento sarà sempre ricercato. Puoi vederlo anche ora, durante il blocco le persone stanno comunque trovando il modo di stare insieme e di bere in strada, proprio mentre praticano il distanziamento sociale. L’e-commerce consentirà alle persone considerate a rischio più elevato, di accedere da casa alla birra artigianale. Se c’è poi un passaggio all’acquisto fuori sede e una riduzione del consumo in loco, è il segnale che sono aperti molti meno bar. È triste, ma penso che molti bar e ristoranti chiuderanno a seguito del lockdown, e il panorama dei locali in generale cambierà.
Durante la quarantena, è cambiato il rapporto con la comunità e in che modo? Credo che il senso di comunità non sia cambiato di per sé, ma è stato portato in superficie. Le persone diventano più consapevoli della comunità e più attive per renderla più forte. Sicuramente abbiamo riscontrato molto affetto e supporto per la nostra attività, le persone che acquistano craft beer, soprattutto locale, supportano anche il nostro staff. La stessa attenzione l’abbiamo riscontrata anche in altri settori del food artigianale, a sostegno dei piccoli produttori, delle fattorie ecc.
Other Half Brewing ha lanciato la birra All Together (progetto di collaborazione mondiale per supportare, attraverso i ricavati delle vendite, i lavoratori del settore della ristorazione e affini, licenziati o in difficoltà a causa della pandemia. La ricetta è stata mantenuta semplice in modo da poter essere facilmente replicata da tutti i birrifici che avessero aderito. E sono stati tantissimi). Anche voi avete partecipato, cosa ne pensi? Relativamente alla produzione abituale, avete apportato molte modifiche a causa della pandemia? La comunità della birra artigianale ha sempre sostenuto fortemente il bene comune. Threes Brewing (NYC) nel 2018 ha lanciato il progetto People Power, invitando tutti i birrifici a creare una propria versione di questa pils, donando il 10% delle vendite alla American Civil Liberties Union (i birrifici aderenti sono stati 75 in rappresentanza di 25 Stati, la birra, lanciata il Giorno dell’Indipendenza è stata venduta fino al giorno delle elezioni dello stesso anno.) Sierra Nevada ha prodotto birra in aiuto alla grave situazione degli incendi in California (nel 2018, Sierra ha prodotto Resilience Butte County Proud Ipa, i cui proventi sono andati al 100% al fondo antincendio dello Stato. Alla produzione hanno partecipato un gran numero di birrifici americani, e altri produttori della filiera, tra cui grossisti e rivenditori). Penso che i birrifici in questo siano connessi, a sostegno della loro comunità. All Together è stato un grande progetto e penso che abbia fornito molto aiuto al settore in un momento critico. Per quanto riguarda la nostra produzione, abbiamo rallentato all’inizio della pandemia perché non avevamo idea di come sarebbe stato il mercato. Poco dopo, l’abbiamo lentamente riportata ai livelli normali.
Six Year Triple IPA
Come pensi possa incidere questa emergenza sui birrifici, considerato che il settore spesso si piega a grandi gruppi industriali, sarà possibile che i piccoli nomi indipendenti (per quanto possano essere considerati tali) rimangano loro stessi? Penso che l’industria e la situazione in generale siano incerte, ma credo anche che le persone sosterranno comunque le piccole imprese indipendenti. Anche perché qualsiasi birrificio autentico e genuino, che abbia saputo creare empatia con i consumatori facendosi conoscere, sarà sempre apprezzato.
Taproom
La taproom è contatto, socializzazione, soprattutto al bancone, come pensi che cambierà, come organizzerete la vostra? Penso che troveremo tutti un modo per avere un nuovo tipo di socializzazione, nelle taproom e in generale. Finora sono state diffuse molte linee guida e best practices sul distanziamento sociale, al fine di mantenere uno spazio sicuro. Tuttavia, ci sono rischi intrinseci quando si hanno gruppi di persone vicini ad altri e all’interno dei locali, e penso che dovremo essere tutti molto consapevoli e attenti per garantire un luogo di incontro sicuro. Speriamo di riuscire a gestire il virus, senza arrivare nuovamente a misure più drastiche come per il lockdown. Sembra che le persone abbiano ricevuto il messaggio, indossano maschere, si lavano le mani più regolarmente e generalmente sono più caute sulla salute personale e reciproca. È uno sforzo di gruppo e spero che tutti se ne rendano conto, anche del benessere degli altri, solo in quel caso infatti, saremo in grado di superare questo momento ancora più forti.
Hilary Antonelli
Appassionata di birra artigianale, con un debole da anni per Franconia e West Coast USA coltiva quotidianamente la sua passione tra pub, amici publican, birrai e non, e viaggi fino all'altro capo del mondo. Lasciando poco spazio alle mode, il suo posto preferito era e resta il bancone del pub. Tra una birra e l'altra si occupa di promozione e tutela del Made in Italy agroalimentare nel mondo.
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Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
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