Enotica 2018: posto magnifico, vignaioli stupendi ma…
Ci ho pensato a lungo prima di decidermi a scriverne, non è mia abitudine parlare negativamente, quale che sia l’argomento, preferisco sempre parlare di ciò che apprezzo, di demolizioni se ne fanno fin troppe ogni giorno dell’anno, è la storia della politica italiana, tanto per citare un contesto che tocca tutti noi, volenti o nolenti.
Ma in questo caso parliamo di Enotica, un evento che io ho stesso ho pubblicizzato, le cui intenzioni sono davvero notevoli e lodevoli, dietro c’è un progetto che merita, che vale la pena sostenere, ma…
Purtroppo c’è un ma.
Per la prima volta ci sono andato, di venerdì pomeriggio, ovvero all’apertura della prima giornata (si è svolto a Roma dal 16 al 18 marzo scorso.
Appena sono arrivato, alle 17.10, sono rimasto abbagliato dalla meraviglia del luogo, il Forte Prenestino, di cui ho sempre saputo l’esistenza ma che non avevo mai avuto occasione di visitare.
Ho subito avuto l’impressione di tornare ai miei anni studenteschi, il susseguirsi di corridoi e nicchie corredati di murales e “segni” del passaggio di generazioni di giovani mi aveva trasmesso un’energia e un entusiasmo straordinari.
Sì, ero rimasto un po’ stupito che all’ingresso non avessero fogli o annotazioni di accrediti, ma la ragazza che stava alla biglietteria è stata molto gentile e mi ha accompagnato dentro, in una saletta dove c’era, credo, uno dei responsabili dell’organizzazione, che mi ha semplicemente detto di entrare tranquillamente, punto.
Una volta dentro ci ho messo un bel po’ prima di dedicarmi ai vignaioli e ai loro vini, era troppo bello quello che avevo di fronte.
Poi, però, man mano che arrivavano un’infinità di ragazzi, ho cominciato a capire che presto ci sarebbero state notevoli difficoltà. Nel giro di mezz’ora gli ambienti, nicchie di una decina di metri quadrati, si sono affollati, tra una nicchia e l’altra parecchi ragazzi fumavano spinelli e sigarette con disinvoltura, come se si fosse in un ambiente aperto, ma così non era. Nel giro di pochi minuti l’aria è diventata pesante e assaggiare i vini, fra spintoni e attese interminabili, è stato sempre più complicato.
Uno dei produttori si è anche sentito male, vomitava, non so cosa abbia avuto ma il primo pensiero è stato: “ma se qualcuno si sente male, come si fa ad aiutarlo?”, non c’erano gli spazi per uscire velocemente, non ho visto alcun controllo, i ragazzi fumavano e bevevano (sputacchiere quasi assenti), ho sentito molti di loro mentre assaggiavano, e si capiva perfettamente che non sapevano nulla di vino.
Non è certo questo il problema, non tutti possono essere conoscitori di una materia, magari sono solo curiosi, ma se la curiosità te la vuoi togliere mentre ti fai uno spinello, mi sa che non ci capirai molto, inoltre fare decine di assaggi senza sputare è quantomeno idiota.
E ai vignaioli non ci pensava nessuno, loro dietro il banchetto a versare i vini e cercare di raccontarli in un’atmosfera decisamente lontana da quella a cui siamo abituati in altri eventi del Bel Paese.
Ok, eravamo in un quartiere periferico di Roma, il Prenestino, io sono cresciuto in quartieri simili, da Centocelle a Primavalle, sono abituato a certe realtà, so cosa vuole dire vivere in periferia, ci ho vissuto non senza traumi (furto in casa mentre ero al lavoro, furti ripetuti nella macchina…), però erano trent’anni fa, e in un contesto di vita quotidiano. La gestione di un evento è un’altra cosa, coinvolge migliaia di persone, richiede controlli, sicurezza, garanzie.
Quello che non mi è piaciuto è stata la mancanza totale di questi aspetti, non tanto nelle aree esterne, più facili da gestire, ma all’interno del forte, dove si svolgevano le degustazioni. C’erano anche bambini, in un ambiente indubbiamente malsano, poco adatto e poco sicuro.
Per andare via ci ho messo un quarto d’ora, ho dovuto attraversare un ventina di salette, forse di più, non le ho contate, fra spintoni e muretti dove salire per evitare la calca.
Io stavo bene, non ho avuto problemi, ma, ripeto, se qualcuno si fosse sentito male, chi avrebbe potuto soccorrerlo? Mi domando se quel vignaiolo sia riuscito a superare la crisi…
Non ho visto ambulanze all’esterno, né militari o comunque municipali che controllassero chi entrava e verificassero la situazione nei locali (nei centri commerciali ci sono sempre, tanto più da quanto c’è il rischio attentati) e, magari, vietassero di fumare come previsto dalle norme.
Enotica è un evento geniale, per le numerose attività collaterali, per l’idea legata all’eros, per il coinvolgimento di tante piccole, valide, realtà, c’era anche il mitico Daniele Marziali, l’anarchico fornaio riminese (dal quale ho acquistato cose buonissime), ma rimane il fatto che a livello organizzativo e gestionale ci sono dei problemi seri, che è bene risolvere, al più presto.
Roberto Giuliani