San Gimignano vista dalla Galleria De Grada
La Vernaccia di San Gimignano è ancora oggi un vino enigmatico, che fa fatica a farsi comprendere, il suo incommensurabile problema è di essere bianco, pertanto nell’immaginario collettivo lo si vuole bere subito, errore colossale, perché, udite udite, può invecchiare molto bene e in molti casi superare i venti e più anni, se concepito con i giusti presupposti. E lo si vuole bere anche freddo, molto freddo… E così a noi poveri degustatori ci viene proposta la nuova annata, in questo caso la 2022, nel mese di febbraio, quindi più o meno a 5 mesi dalla vendemmia. A prescindere dalle oggettive difficoltà di comprendere dei vini che in gran parte non sono stati neanche imbottigliati, il vero torto lo si fa a loro, perché trattarli così? Perché sottoporli al giudizio degli addetti ai lavori quando rappresentano sì e no una bozza delle loro reali potenzialità? Il solito problema dell’urgenza del mercato? Probabile, ma in questo modo è difficile che la Vernaccia di San Gimignano potrà essere davvero compresa e competitiva in un mondo dove di vino ce n’è davvero tanto. Certo, saltare un anno è oneroso, significa giacenze in cantina, significa entrate mancate, significa perdita di fette di mercato, un cappio alla gola che non consente di fare scelte diverse…
Ok, allora sta a noi far capire ai comuni mortali, ai fruitori del più prezioso compagno della buona tavola, che questi vini saranno buoni, in alcuni casi buonissimi, se avranno la pazienza di aspettare qualche mese prima di berli. E soprattutto abbiamo anche il compito di spiegargli che berli a 8-10 gradi è stupido, diventano aciduli, citrini, con i profumi che non si liberano, perché compiere un simile vinocidio? Anche per noi è un problema degustarli, già da qualche anno in più persone avevamo segnalato che la temperatura di servizio era troppo bassa, che vini così freddi e giovani sarebbero stati penalizzati. Ebbene qualcosa è successo, nella consueta cornice della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada, per la prima volta ci hanno ascoltato, non so chi ringraziare, se la Presidente del Consorzio Irina Strozzi, se la direzione della Sommellerie che ci ha prontamente servito, se Sara Grazzini, coordinatrice nei rapporti fra noi e il consorzio. Fatto sta che finalmente i vini assaggiati erano a temperatura perfetta, e questo fatto gli ha giovato enormemente! Così, pur restando dei vini embrionali, non hanno subìto anche l’handycap del freddo. Non è una cosa da poco!
Dunque, quest’anno c’erano ben 95 campioni in degustazione (48 del 2022, 16 del 2021, 4 del 2020, 6 Riserva 2021, 12 Riserva 2020, 8 Riserva 2019 e una Riserva 2018), per quanto riguarda la Vernaccia di San Gimignano 2022 c’è da dire che si è comportata davvero bene se pensiamo che l’annata non è stata affatto semplice, infatti il caldo si è fatto sentire a lungo e in assenza di piogge, la differenza l’hanno fatta le buone escursioni termiche, ma soprattutto il lavoro attento in vigna, perché ormai i grappoli devono essere protetti, non si può defogliare troppo, altrimenti si cuociono. Fatto sta che l’impressione generale che ho avuto è di un’annata che ha reso i vini un poco più pronti, del resto la Vernaccia non ha nei profumi il suo punto di forza ma nel frutto che riesce ad esprimere al palato, che questa volta non era sovrastato dall’acidità, decisamente più integrata, né era bloccato sulle sole note agrumate. Dato il gran numero di campioni assaggiati, vi propongo una selezione, segnalando poi quelli che comunque si sono fatti apprezzare.
2022 – I MIGLIORI La Lastra: pesca gialla e agrumi freschi fanno strada a un sorso fine ed elegante, complesso e molto varietale, il frutto è maturo al punto giusto e favorisce sensazioni appaganti.
Selva Bianca – Il Colombaio di Santa Chiara: anche qui si percepisce una maggiore prontezza, caratteristica che ho rilevato in molti campioni e probabilmente testimonianza di un’annata decisamente calda; l’acidità è comunque ben presente e spinge sul frutto che chiude salino e pieno.
Tenuta Le Calcinaie: pesca bianca, pera, cedro maturo, leggero ananas; bocca gustosa, già quasi in armonia, sapida e piacevolissima.
Panizzi: floreale, erbe aromatiche, lime; bocca fresca, salina, progressivo e coinvolgente, interpretazione rigorosa e convincente.
Il Lebbio: si schiude lentamente e rivela un agrume rifinito, leggera albicocca; al palato si esprime molto bene, con una bella polpa, sapido e persistente.
Da Fugnano – Fattoria di Fugnano: susina, arancia gialla matura, piccoli frutti a polpa gialla; bocca fresca e ancora in tensione, ma esprime una bella materia con ottime prospettive future.
San Quirico: salvia, menta, frutto dolce, ben integrato al gusto, si distingue nel percorso espressivo, finale con traccia sapida.
Signano: albicocca, pesca, susina, mandorla dolce; buona coesione al palato, giusto corpo, finezza.
Fornacelle: trama olfattiva molto fine, pot-pourri di piccoli frutti a polpa gialla, ma anche qualche richiamo floreale; al palato è ben delineato, viaggia su un binario di buona piacevolezza.
DA SEGNALARE: Terra del Lago – Poderi Arcangelo San Benedetto Poggiarelli – Signano Clara Stella – Cappella Sant’Andrea Hydra – Il Palagione
2021 – I MIGLIORI Astrea – Alessandro Tofanari: qui l’agrume è fresco, invitante, accompagnato da pesca e susina, tiglio e alloro; sapidissimo all’assaggio, succoso, ampio e persistente, davvero bello e godibile.
Sassa – Alessandro Tofanari: si sale ancora per intensità, al naso è meno rilassato ma al palato è avvincente, succoso, materico, con un velo tannico che lascia supporre una macerazione sulle bucce.
Tradizionale – Montenidoli: solitamente non mi esce benissimo in degustazione, i suoi tratti da vino rosso richiedono più tempo, ma questa volta, forse merito dell’annata, ha trovato un bell’equilibrio, energia, una speziatura interessantissima, presenza tannica, boschivo e terroso, profondo, salino, cosa chiedere di più…
Fiore – Montenidoli: questa versione invece non ha mai avuto problemi, al contrario è giocata tutta sulla finezza, su accenti delicati ma finissimi, in punta di piedi, floreale, con il tiglio in bella evidenza; bocca elegante, godibilissima, un gran bel vino.
Campo della Pieve – Il Colombaio di Santa Chiara: cosa vuol dire un anno in più di bottiglia! Inoltre l’annata diversa si sente, qui il frutto è meno dolce rispetto alla versione 2022, c’è maggiore integrità e finezza, equilibrio e allungo.
Vigna Santa Margherita – Panizzi: leggero legno al primo impatto, poi biancospino, pesca, ananas; bocca fine ed elegante, con un bel finale agrumato.
DA SEGNALARE: Viti Sparse – Terre di Sovernaja Tollena – Tollena
2020 Carato – Montenidoli: legno meglio dosato rispetto al passato, non nasconde una trama agrumata incisiva e caratterizzante; al palato va ancora meglio, c’è sostanza ma anche misura, a memoria è la prima volta che apprezzo tutti e tre i vini di questa storica azienda.
Lyra – Il Palagione: chi mi conosce sa che sono molto sincero, anche questo vino non è mai entrato nelle mie corde a causa di una presenza del legno decisa; in questo caso c’è un equilibrio maggiore fra frutto e toni boisé, soprattutto all’assaggio si sente una materia gustosa, invitante, matura il giusto e senza eccessi vanigliati.
RISERVA 2021: sei sole riserve sono decisamente poche per inquadrare l’annata, di certo ho percepito vini davvero giovani e, purtroppo, ancora marcati dal legno; i più convincenti sono stati l’Aurea di Guidi, coerente e con un agrume ben espresso; Ori de Il Palagione, più maturo ma con sufficiente materia e profondità da garantire futura evoluzione; La Ginestra – Signano, difficile e squilibrato al naso ma fresco e stimolante al gusto, da aspettare.
RISERVA 2020 Prima Luce – Cappella Sant’Andrea: dalla terracotta arriva un vino che si distingue per sentori di orzo, frutta secca, spezie fini; bocca coinvolgente, con un bell’agrume maturo, incedere progressivo e caratterizzante.
La Lastra: una gran bella riserva, che non manca di freschezza agrumata e profondità, che ritrovo al palato in ottima forma, c’è una bella energia nel sorso, viene voglia di berne ancora.
Vigna ai Sassi – Le Calcinaie: conosco piuttosto bene i vini di Simone Santini e conosco l’allungo che hanno, per questo non mi preoccupa sentire in Vigna dei Sassi ancora non del tutto in equilibrio, l’acidità e la freschezza sono ben presenti, la materia è ottima, ha tutte le carte per evolvere al meglio.
Assola – Terre di Sovernaja: particolare, come sempre, oltre agli agrumi, colpisce per sfumature speziate e di cacao; al momento è al palato che offre maggiore slancio, ottima freschezza, materia importante, altro vino da attendere.
RISERVA 2019 Isabella – San Quirico: sentire i fiori in una riserva di Vernaccia non è così scontato, soprattutto se ha trascorso un periodo nei legni, ma qui c’è un grande equilibrio, una materia notevole e una ricchezza espressiva che difficilmente passa inosservata.
Roberto Giuliani
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.
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Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cuci (...)
Non ha certificazioni, non è sommelier, né degustatrice ufficiale del gran Regno. Si occupa di comunicazione e di digital design dal 2002 in una (...)
Torinese, sognatore, osservatore, escursionista, scrittore. Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Torino e Mast (...)
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Giornalista cresciuto con Montanelli al giornale, si occupa da sempre di agricoltura, agroalimentare enogastronomia e viaggi. Ha lavorato tra gl (...)
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Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma a (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha conseguito il diploma di Sommelier AIS nel 2001. È Degustatore per la regione Lombardia e giudice per le guide Vitae e Viniplus. Ha partecipa (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
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