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Bianco Gioias 2021

etichetta Bianco Gioias 2021 Fratelli PudduDegustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 04/2023


Tipologia: IGT Bianco
Vitigni: cannonau vinificato in bianco 80%, granazza 20%
Titolo alcolometrico: 13%
Produttore: FRATELLI PUDDU
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 14 a 17 euro
Vino BIO:


A seguito del coup de cœur, per dirla alla francese, di qualche tempo fa torno a parlare della Cantina in conduzione biologica Fratelli Puddu di Oliena (NU). Ci troviamo in località Orbuddai, ai piedi del Monte Corrasi in un contesto ambientale unico ed in quella che può definirsi, a ragion veduta, una tra le zone vitivinicole sarde più vocate per quanto concerne l’uva autoctona cannonau. La sottozona Nepente è stata infatti creata appositamente nel 1972.
A tal proposito vi suggerisco di leggere il mio articolo relativo al Nepente di Oliena Tiscali 2019, tra i cinque vini che mi hanno maggiormente colpito nel 2022. La lettura dell’articolo servirà anche ad approfondire la storia della famiglia Puddu che dal 1976 alleva con passione i vitigni autoctoni della Sardegna, una regione straordinaria in tema di bellezze paesaggistiche e ormai da tempo terra di grandi vini a base cannonau, carignano, vernaccia e vermentino; giusto per citare i nomi delle cultivar autoctone più note, ma c’è tanto altro da scoprire.
Ho dunque il piacere di degustare l’annata 2021 dell’Isola dei Nuraghi Bianco Gioias: ricca, complessa, calda – quest’ultimo punto ormai non fa più notizia purtroppo – soltanto i vignaioli esperti hanno saputo ricavare una materia prima equilibrata in termini gustativi fatta di uve con livelli di acidità adeguati. Da uve autoctone, le rese sono piuttosto basse, 50-60 q.li ca. per ettaro. Le vigne, allevate a cordone speronato, hanno circa quindici anni d’età e crescono su terreni da disfacimento granitico. Si parte da una vendemmia manuale in cassette, solitamente effettuata a fine agosto, le uve vengono poggiate delicatamente in pressa soffice e pressate. Viene estratto solo il primo mosto fiore fino al 50% e fatto decantare a freddo, successivamente viene spillato e mandato in fermentazione che avviene alla temperatura di 17/18°c. Il vino affina per 6 mesi assieme alle sue fecce fini con periodici bâtonnage.
Il manto è paglierino con riflessi oro antico, estratto notevole. Timbro olfattivo piuttosto marcato, in bella mostra ritrovo tutta la dolcezza dei frutti estivi tra cui pesca gialla e susina rossa, lieve smalto e un’impronta floreale tipicamente isolana che sa di ginestra; con lenta ossigenazione tanta macchia mediterranea con incursioni di ginepro, corbezzolo e foglie di mirto bianco.
In bocca la morbidezza è notevole, ben presto vivacizzata da un’acidità sostenuta che richiama i frutti descritti e un finale ammandorlato che invoglia la beva. In chiusura ritrovo una lieve nota alcolica e una sapidità ancora un po’ troppo accentuata, il vino ha bisogno d’ulteriore riposo in cantina per potersi assestare definitivamente.
Quattro chiocciole ben nutrite, ho optato per un classico abbinamento isolano: spaghetti con arselle e bottarga di muggine di Cabras.

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