Tank Project: 5 donne, la birra e un progetto blindato
Ci sono i collettivi femminili, ci sono le girl band, ci sono anche le Volpi Forza 5 di Pulp Fiction e poi ci sono loro: 5 donne del mondo della birra artigianale, tante idee, il desiderio di collaborare e un unico nuovo progetto pronto a inglobare tanto altro. Insomma qualcosa di nuovo e diverso, non solo contenuti quindi, ma forse per la prima volta, anche contenitori, da cui il nome: Tank Project.
L’idea iniziale è di Deborah, publican di Brewdog Roma, che decide di mettere in connessione altre 4 belle teste: Serena, publican come lei di Birra+ al Pigneto, Federica birraia presso Jungle Juice Brewing, e Julia e Lucrezia, che si occupano della comunicazione più social (la prima sempre all’interno di JJ Brewing ma non solo), declinata ai vari mezzi espressivi, dal design al video making.
A pochissimi giorni dall’evento di lancio il 4 maggio a Roma, le incontro per un paio di domande.
Chiedo subito se l’idea di creare un gruppo tutto al femminile derivi da un desiderio di affrancarsi da qualche sorta di discriminazione all’interno del settore, storicamente e statisticamente maschile, ma che ormai (e ci mancherebbe) registra buone fette di lavoro e successi femminili.
In realtà non è nulla di tutto questo, ragionevolmente mi confermano che anche laddove ci siano stati o ci siano pregiudizi – perché ci sono – il miglior modo per contrastarli è attraverso il proprio lavoro; Serena, una delle poche publican donne a Roma a gestire il proprio locale di birra artigianale, me lo conferma con piglio molto determinato, cui fanno eco le altre.
Certo, convengono sul fatto che un gruppo all women possa stimolare maggiore curiosità, sempre utile alla causa, ma finisce là, tra l’altro la domanda che viene loro mossa più spesso fin dall’inizio, è scevra da ogni preconcetto (almeno da quelli di genere): il dubbio di molti è stato se avessero messo su una nuova beer firm, croce e delizia del settore.
Ma di cosa si tratta?
Tank Project intende essere un contenitore di iniziative e collaborazioni, che nascono all’interno del gruppo ma con l’intento di stimolare e includere anche attori esterni, con una buona idea dietro. Collaborazione e inclusività sono le parole che mi ripetono quasi come un mantra con gli occhi che brillano, come quelli di Julia, che si muove trasversalmente tra design, comunicazione e birra, lavorando anche all’interno di Jungle Juice. E proprio qui nasce la birra di avvio del progetto. Grazie all’apporto di Federica, che la birra la fa là tutti i giorni, hanno prodotto una session IPA per inaugurare il lancio.
Si tratta di una session all’inglese, abbastanza floreale, un po’ erbacea, mi spiega proprio Federica. Ci piaceva questa idea soprattutto perché ultimamente le session IPA sono tutte fruttate, abbiamo ricreato qualcosa ispirandoci a quelle che bevevamo 10 anni fa, con una bella componente erbacea, la stessa che vorremmo nei nostri locali e che non riusciamo a trovare aggiungono Serena e Deborah.
Chiedo quale sarà nome e mi tirano fuori un meraviglioso “schiaccia15” (così chiamavamo dalle mie parti il Gioco del 15, nei tardi anni 80. Solo oggi da Google scopro il vero nome) su cui è disegnata una mano, femminile of course e molto rock, che con le sue 5 dita rappresenta la loro collaborazione.
Questa ripetizione dei riferimenti al 5 inizia a configurarsi decisamente massonica…
Ukyo O è la risposta in coro, nome che deriva dalla tecnica giapponese di unire diverse tavole di legno, utili alla creazione del dipinto.
L’ukiyo-e “immagine del mondo fluttuante” è infatti un genere di stampa artistica su carta, impressa con matrici di legno del periodo Edo (XVII-XX secolo). La metafora va da sé: come nella tecnica tradizionale erano varie le specializzazioni coinvolte, di artigiani, calligrafi ecc, anche qui l’apporto di ciascuna è fondamentale per il raggiungimento del risultato finale e dello sviluppo di nuove idee. I nerd nostalgici degli 80s potranno cimentarsi col medaglione/schiaccia15 attaccato alla spina il giorno dell’evento, che si configura con un articolato programma a tappe:
– apertura alle 12:00 da Brewdog Bar Roma, dove la birra potrà essere abbinata a un wrap sandwich dedicato
– aperitivo presso Birra+ al Pigneto, dove sarà allestita una mostra fotografica di Francesa Innocenzi, che ha anche curato le foto del progetto
– serata da Jungle Juice Brewing, dove la chiusura dell’evento sarà affidato a Miz Kiara, di Female Cut, e al suo dj set.
Attraverso una card, per tutti coloro che avranno consumato una birra in ogni tappa, sarà possibile ricevere una birra omaggio.
E a completamento del messaggio di inclusività e condivisione, anche un prezzo popolare, proprio come il concetto alla base della tecnica orientale, che riprodusse, per la prima volta, l’arte fino ad allora confinata alle case dei nobili, rendendola accessibile al popolo.
Da qui la gradazione media (4.3 %) e la facile bevuta, in modo da piacere a tutti. Inoltre sarà una one shot, distribuita esclusivamente nei locali delle ragazze durante il sabato dell’evento.
La collaborazione con Francesca e Miz Kiara conferma il desiderio non solo di rimanere in ambito femminile, ma anche di farlo con testa e impegno. E considerata la presenza della dj non posso non pensare proprio a Female Cut, associazione creata dalle donne per le donne in nome dell’arte e della creatività, che promuove il talento femminile in Italia.
E dopo la birra, la loro scelta per presentare il progetto, in che modo intendono riempire il Tank?
Non lo scopriremo fino al 4 in realtà. Appena lo chiedo infatti, davanti a me si palesano improvvisamente 5 sfingi. Sfingi che però fremono: sorridono, si lanciano sguardi, hanno diverse cose in mente e sono già al lavoro su quelle, ma so che non me le anticiperanno mai. Neanche off records.
Ah, le donne!
Hilary Antonelli