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Roberto e Ilaria Felluga. Cambiano le generazioni ma i valori e gli obiettivi restano sempre gli stessi

Roberto e Ilaria Felluga

Se dovessi dirvi adesso, a caldo, cosa mi resterà di questa emergenza coranavirus che ha obbligato il mondo intero a fermarsi, dovrei fare una riflessione dal sapore melanconico.
Inutile negare che questa situazione ha toccato tutti sia nel presente, per tutto quello che stiamo vivendo, sia nella visione del nostro futuro, soprattutto per i risvolti economici che ne deriveranno.
La cosa però che più mi ha colpito è la consapevolezza di come stiamo vivendo in una società che non riesce a tutelare chi non può più proteggersi da solo. Le persone fragili, i malati e soprattutto gli anziani. Quante volte ci è capitato di sentir dire, a voler quasi sdrammatizzare la situazione, che beh dai non serviva preoccuparsi troppo, tanto era un virus che colpiva soprattutto gli anziani.
Certo e che importa se questi hanno dato tanto nel corso della loro vita, e sono stati anello fondamentale per quel trapasso generazionale importantissimo per tramandare sapere e conoscenze. Purtroppo quando al centro del mondo si colloca l’economicismo, quando vivere significa consumare, i vecchi non interessano più perché sono fuori dal gioco e diventano quasi un peso.
Ma devo dare a tutti una brutta notizia: è il destino a cui tutti siamo predestinati in un futuro più o meno prossimo.
Però se da un lato in tanti ambiti della nostra società si è perso quel senso di comune appartenenza, di rispetto per chi ha dato tanto per la crescita del mondo in cui viviamo, c’è un contesto che ci può dare molti esempi positivi su come lo scambio generazionale sia fonte di notevole ricchezza e di come questo rappresenti un punto di forza.
Il mondo agricolo ci insegna infatti che al suo interno certi valori sono ancora ben saldi.

Russiz Superiore vista dall'alto
Russiz Superiore vista dall’alto

Volendo menzionare una famosa citazione del capo indiano Seattle, è bene ricordarci che la terra in cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma solo presa in prestito dai nostri figli e un giorno dovremo quindi ritornagliela nelle condizioni migliori possibili. Una grande responsabilità.
Se parliamo di mondo agricolo e nello specifico di vino, una delle aziende della mia regione, il Friuli Venezia Giulia, che incarna al meglio questi valori, e che ha fatto del tramandare tradizioni e cultura del lavoro uno dei suoi punti di forza, è certamente la famiglia Felluga, che vede protagonisti Marco e Roberto e che è arrivata oggi alla sesta generazione con Ilaria.
Quando si parla di Collio non è difficile per gli appassionati del nettare di Bacco collegare questo lembo di terra del nordest dell’Italia ai grandi vini che escono dalle cantine dei tanti bravi produttori della zona.
Specialmente le tipologie bianche sono riconosciute e apprezzate sia per le grandi qualità organolettiche sia per le enorme prospettive di longevità.
Ma nulla nasce per caso. Se il Collio e i suoi vini hanno raggiunto questi risultati, lo si deve alla lungimiranza e al duro lavoro di tanti personaggi che hanno creduto nel territorio in tempi, quelli post bellici, in cui era più facile dedicarsi ad altre attività più sicure e remunerative.
In un contesto non florido, sono sempre le menti più illuminate, quei personaggi dotati di un intuito al di fuori del comune, che riescono a farsi strada diventando una sorta di guida per tutto il territorio e Marco Felluga è sicuramente stato, e lo è ancora, un punto di riferimento importantissimo per il Collio e la sua crescita.
Da imprenditore e leader carismatico ha portato un grandissimo contributo affinché colline ricche di vigneti diventassero quel Collio oggi riconosciuto e lodato da tutti.
Marco Felluga ha fatto nascere due aziende che sono fra le migliori del comparto vitivinicolo; la “Marco Felluga” e la “Russiz Superiore”, e poi ha passato il testimone al figlio Roberto, protagonista indiscusso nella crescita continua che hanno avuto queste due belle realtà che oggi possono contare su 158 ettari vitati e una produzione di circa 780.000 bottiglie.

Marco e Roberto Felluga
Marco e Roberto Felluga

Ma se per Marco, che comunque nonostante le sue 92 primavere non ha smesso di mettere a disposizione la sua grande esperienza, il passaggio generazionale con il figlio è stato un passo normale, dettato da tempi oramai maturi, per Roberto, visto la sua ancor giovane età, la necessità di pensare al futuro è ancora lontana, ma le basi sono già state gettate.
Infatti sta già scalpitando la sesta generazione, rappresentata dalla figlia Ilaria, che è alla fine degli studi di Viticoltura ed Enologia presso l’Università di Udine e ha iniziato ad affiancare il padre per cominciare a capire che dinamiche e che difficoltà ci sono nel dover gestire un’azienda vitivinicola con numeri, che per una realtà come quella del Collio, sono già discretamente importanti.
Marco mi aveva già dedicato un’ampia intervista in occasione dei festeggiamenti per i suoi 90 anni. Questa volta sono andato a conoscere la sesta generazione, mettendo a confronto padre e figlia in una sorta d’intervista doppia che ha voluto toccare argomenti seri accanto ad altri molto più leggeri.

Intervista doppia con Roberto e Ilaria Felluga
Il coronavirus può essere paragonato a un tornado che con la sua potenza e malefica irruenza ha spazzato via soprattutto chi era più debole. A livello medico-sanitario questa è una certezza, mentre economicamente i reali danni saranno da valutare quando tutto potrà tornare a una sorta di normalità, ma non serve essere dei maghi per capire che in molti casi saremo difronte a situazioni drammatiche.
Quel che però è certo, che mai come in questo momento il paragone fra la vite e un’azienda può essere azzeccato.
Chi pratica una viticoltura che rispetta la natura e i suoi equilibri, sa benissimo il valore delle viti più vecchie. Esse sono capaci di autoregolarsi e trovare, con le lunghe radici, sostentamento anche nelle annate meno felici, riuscendo a dare comunque un ottimo raccolto, grazie a quella saggia esperienza che solo il tempo riesce a darti.
Allo stesso modo un’azienda improntata su basi familiari, dove il passaggio fra le varie generazioni ha sempre avuto come comune denominatore il rispetto dei valori basilari della cultura contadina, dovrebbe avere nel proprio DNA tutti quegli elementi che le permettono di superare situazioni difficili come quella che ci si sta presentando.

Vigneto Russiz Superiore

Come stai vivendo questo momento e guardando un po’ al futuro che cambiamenti e che risvolti economici ci potranno essere per il mondo del vino quando finalmente potremo ricominciare una vita normale?
Roberto: Stiamo vivendo con un certo sconcerto questo momento in cui la realtà ha superato l’immaginazione. Ci sono stati dei pesanti risvolti economici soprattutto nel nostro canale, quello dell’Ho.Re.Ca che è completamente bloccato e ripartirà con una capacità molto ridotta. In campagna abbiamo continuato a lavorare seguendo i ritmi della natura e continuando a sostenere dei costi con un pesante risvolto economico. Non so se si tornerà ad una vita pre-Covid, certamente non prima di aver trovato un vaccino.
Ilaria: Credo che questo sia un momento difficile e pesante per tutti.
Ho avuto il tempo di parlare con tante tantissime persone durante la quarantena, da amici, ristoratori, colleghi produttori, e la visione è sempre la stessa: sarà dura.
Ci vorranno sicuramente diversi mesi prima che tutto si muova, ma di certo il modo di approcciarsi cambierà.
Una vita normale solo con un vaccino.

La speranza di ritornare a una vita normale è stato, ed è ancora, uno dei desideri comuni di tutti noi.
Ma questi momenti di pit-stop obbligato molte volte possono essere utili per fare un’analisi e riflettere se il nostro operato sta andando verso la direzione che desideriamo o se c’è qualcosa da cambiare.
Volendo analizzare solo la parte del mondo del vino, ma mettiamoci pure tutto il comparto dell’agroalimentare, inutile nascondere che a livello mondiale le criticità e le problematiche che bisognerà affrontare sono molte e non è detto che, in alcuni casi, fare un passo indietro non potrebbe essere la soluzione più azzeccata.
Perdita della biodiversità, allevamenti intensivi, cambiamenti climatici, uso scellerato della chimica, sono solo alcuni degli argomenti che aprirebbero ampi e urgenti dibattiti su quante cose ci sarebbero da cambiare e modificare nell’attuale operato del mondo globale,

Vigneto Russiz Superiore

Alla vostra azienda tematiche come la sostenibilità stanno molto a cuore, ma pensi che da questo difficile e tragico momento si potranno trarre spunti di riflessone e sana autocritica e quali sarebbero le cose da cambiare per garantire un sano futuro a questo pianeta e salvaguardare tutti quei settori fondamentali per la stessa sussistenza e quindi esistenza del genere umano?
Roberto: Per me la salvaguardia dell’ambiente è sempre stata un’azione di primaria importanza, non legata a marketing o comunicazione. Come ho già detto in altre occasioni, non c’è più tempo. Mai come adesso i comportamenti virtuosi di ognuno di noi, anche nei piccoli gesti quotidiani, sono così determinanti per le sorti di tutta l’umanità.
Ilaria: Sono sempre convinta che siamo solo ospiti di questa terra, e che ognuno di noi, nel proprio piccolo, debba fare qualcosa per salvaguardarla.
Di certo è una cosa che noi abbiamo sempre sentito nostra. Ciò che vorrei è che le persone si mettessero una volta di più la mano sulla coscienza.

Dopo questa doverosa premessa di analisi del momento che stiamo vivendo, possiamo iniziare con l’intervista doppia con domanda e risposta secca, o quasi.
Nome ed eventuale soprannome per gli amici più intimi.
Roberto: Roberto, Roby per gli amici.
Ilaria: Ilaria, Ila, Illy.

Il tuo segno zodiacale.
Roberto: Vergine.
Ilaria: Vergine, come papà e nonna.

Un tuo pregio e un tuo difetto.
Roberto: Generoso e permaloso.
Ilaria: Determinazione e schiettezza.

Tre aggettivi per descrivere tua figlia/tuo padre.
Roberto: Solare, leale, affidabile.
Ilaria: Generoso, gentile, permaloso.

Roberto e Ilaria Felluga

Le tre componenti fondamentali per fare un vino di qualità.
Roberto: Conoscenza, passione, sensibilità.
Ilaria: Tradizione accompagnata da innovazione. Non sentirsi mai arrivati.
Interpretare la natura al meglio.

Il tuo piatto preferito.
Roberto: Risotto agli asparagi.
Ilaria: Pasta con i frutti di mare.

Dei sette peccati capitali ce n’è uno che ti appartiene?
Roberto: Gola.
Ilaria: Gola.

Tre aggettivi per descrivere il territorio Collio.
Roberto: Unico, emozionante e ricco di storia.
Ilaria: Unico, irripetibile, stupefacente.

Roberto Felluga

Pinot Grigio, Friulano, Ribolla Gialla, Sauvignon, Pinot Bianco.
Dobbiamo per forza metterli in fila e non in ordine alfabetico ma come gusto o simpatia personale.
Roberto: Come per ogni genitore anche per me è molto difficile fare una classifica. Ma se proprio ne devo scegliere uno: dico il Pinot Bianco e tutti gli altri a pari merito.
Ilaria: Pinot bianco, Pinot Grigio, Ribolla Gialla, Friulano, Sauvignon.

Ti vengono dati pieni poteri politici per un mese. Quali sono le tre cose che faresti per migliorare il nostro paese?
Roberto: Comincerei col snellire la burocrazia, togliendo alcune leggi inutili e vorrei che i politici lavorassero per il bene del paese, con moralità.
Ilaria: Aiutare le famiglie in difficoltà. Tagliare gli stipendi ai politici.
Aiutare le imprese in difficoltà.

Il tuo cantante e la canzone preferita.
Roberto: Lucio Battisti. La canzone del sole.
Ilaria: Mina. Mi sei scoppiato dentro il cuore.

Bottaia azienda Russiz Superiore

L’insegnamento più importante che hai ricevuto da tuo padre.
Roberto: Mio padre mi ha tramandato valori legati all’onestà, mi ha insegnato a fare di una passione un lavoro, muovendomi sempre con onesta etica professionale, nel rispetto della nostra storia e della nostra identità.
Ilaria: Rispetto per gli altri.

Gara di viticoltura (senza l’aiuto di Google). Ti dico tre vitigni autoctoni e tu mi dici la regione di appartenenza. Centesimino, Granazza, Marasco.
Roberto: Centesimino (Emilia Romagna). Granazza (non lo so). Marasco (non lo so).
Ilaria: Centesimino (Campania). Granazza (Sicilia). Marasco (Puglia).

Il tuo canale social preferito.
Roberto: Facebook.
Ilaria: Instagram.

“Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia,
 un buon libro, un buon amico”. (Molière)
Il tuo vino, il tuo libro e l’amico/a più caro.
Roberto: Una buona bottiglia è quella che si fa bere senza troppe domande. Un buon libro è quello che ti appassiona fino all’ultima pagina. Un amico è colui su cui si può sempre contare.
Ilaria: Molamatta. Non ti muovere. Mia madre.

Fai uno spot promozionale per invogliare gli appassionati a venire in Collio a visitare la vostra azienda e bere i vostri vini.
Roberto: Il Collio è un territorio unico dove vivere delle emozioni in un ambiente in grande equilibrio con la natura e dove assaporare, attraverso i vini, la sua storia e la sua identità.
Ilaria: Abbiamo il mare, le montagne, una cucina tipica superba e tanto vino, che cos’è?! Il Friuli!

La cosa che più ti piace fare e quella che invece non ami.
Roberto: Fare il vignaiolo. Avere a che fare con le persone che non hanno una visione.
Ilaria: Bermi un calice di vino in compagnia senza dover guardare l’ora.
Quando devi aspettare i ritardatari.

Ilaria Felluga

Il miglior complimento che possono fare a un vostro vino.
Roberto: Descriverlo come un vino che oltre alla qualità esprime i valori del nostro territorio.
Ilaria: Mi ha fatto emozionare.

Fra 10 anni ti guardi allo specchio e che persona speri di vedere?
Roberto: Una persona ancora in salute, che ha mantenuto intatta la curiosità di fare nuove esperienze e spero con più tempo per vivere a contatto con la natura.
Ilaria: Spero di essere sempre me stessa, come papà e mamma mi hanno insegnato, ma con più esperienza.

In cosa pensi di assomigliare a tua figlia/tuo padre?
Roberto: Nei valori che io e sua mamma le abbiamo trasmesso, nella passione e nella tenacia.
Ilaria: Nella tranquillità. Nell’analizzare bene le cose e dargli il giusto valore. Nella permalosità e per fortuna nei capelli.

In cosa invece siete completamente diversi?
Roberto: Ilaria è più estroversa.
Ilaria: Nelle tempistiche, nella precisione, io sono meno precisa di lui.

A che età il primo bicchiere di vino?
Roberto: 7 anni.
Ilaria: 13 anni, un po’ da incosciente.

E la prima vendemmia?
Roberto: 18 anni.
Ilaria: 11 anni, solo a schiacciare l’uva con i piedi.

Se non avessi lavorato nel mondo del vino cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Roberto: L’architetto.
Ilaria: Lavorare nel mondo della ristorazione.

Il tuo film preferito.
Roberto: L’ultimo imperatore.
Ilaria: Frankenstein Junior.

Cassette vino Russiz Superiore

Martin Scorsese si è innamorato dei vostri vini e per ringraziarvi vi offre una parte in un suo film. Che attore/attrice vorresti essere?
Roberto: Robert de Niro.
Ilaria: Anna Hathaway.

La città italiana che ti ha fatto innamorare.
Roberto: Firenze.
Ilaria: Roma.

E quella straniera?
Roberto: Londra.
Ilaria: Londra.

C’è un personaggio famoso che avresti il piacere di conoscere?
Roberto: Gandhi.
Ilaria: Leonardo di Caprio, per l’attivista che è nella salvaguardia del pianeta.

Una cosa che più rimpiangi del passato e potendo avere una macchina del tempo vorresti andare a modificare.
Roberto: Per secoli l’Italia è stato il punto di riferimento per gli artisti di tutto il mondo. Vorrei tornare a quel periodo, prima della decadenza storica che l’ha succeduto. Mi piacerebbe modificare il momento in cui la logica della speculazione ha prevalso sulla bellezza.
Ilaria: Avere il tempo di salutare uno zio tanto caro.

Sempre con la macchina del tempo, questa volta si viaggia nel futuro: cosa ti piacerebbe andare a scoprire?
Roberto: Viaggiando nel futuro vorrei arrivare in un mondo più equo, dove non esiste solo la logica del profitto e dove ci sia una maggiore tutela per le persone più indifese.
Ilaria: Se riusciremo a salvare questo povero pianeta.

“Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino”.(Eduardo Hughes Galeano).
Constatato che il virus purtroppo non si sconfigge con i baci e nemmeno con il vino, quale sarà la prima cosa che vorrai fare quando saremo usciti completamente dall’emergenza?
Roberto: Ritornare a godersi i momenti di convivialità con le persone a cui si vuole bene.
Ilaria: Andare a trovare i propri cari, mia madre e i miei nonni che si trovano sulla costa ligure.

Le parole che non ti ho detto”.
Non ti chiedo ovviamente di raccontarmi la trama del bel film di Luis Mandoki, ma di dire qualcosa a tua figlia/tuo padre che da molto tempo ti porti dentro e magari non hai mai trovato il momento ideale o le parole giuste per farlo.
Roberto: Le direi di mantenere il suo entusiasmo, di mettersi sempre in discussione, senza pensare mai di essere arrivata e di non scendere a compromessi.
Ilaria: Ti ammiro e stimo molto, so che quando ho bisogno di qualcosa tu ci sei sempre. So di poter contare su di te.

Stefano Cergolj

Stefano Cergolj

Perito informatico ai tempi in cui Windows doveva essere ancora inventato e arcigno difensore a uomo, stile Claudio Gentile a Spagna 1982, deve abbandonare i suoi sogni di gloria sportiva a causa di Arrigo Sacchi e l’introduzione del gioco a zona a lui poco affine. Per smaltire la delusione si rifugia in un eremo fra i vigneti del Collio ed è lì che gli appare in visione Dionisio che lo indirizza sulla strada segnata da Bacco. Sommelier e degustatore è affascinato soprattutto dalle belle storie che si nascondono dietro ai tanti bravi produttori della sua regione, il Friuli Venezia Giulia, e nel 2009 entra a far parte della squadra di Lavinium. Ama follemente il mondo del vino che reputa un qualcosa di molto serio da vivere però sempre con un pizzico di leggerezza ed ironia. Il suo sogno nel cassetto è quello di degustare tutti i vini del mondo e, visto che il tempo a disposizione è sempre poco, sta pensando di convertirsi al buddismo e garantirsi così la reincarnazione, nella speranza che la sua anima non si trasferisca nel corpo di un astemio.

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