Nizza Favà 2019
Degustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 09/2022
Tipologia: DOCG Rosso
Vitigni: barbera
Titolo alcolometrico: 14,5%
Produttore: TENUTA GARETTO
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 24 a 28 euro
Torno a parlare di Tenuta Garetto di Agliano Terme (AT), ovvero l’ultimo investimento in campo vitivinicolo compiuto dalla famiglia Gagliardo di La Morra (CN). Ho conosciuto Stefano qualche tempo fa, uno dei tre figli di Gianni Gagliardo il pioniere della nota Cantina langarola, e non mi ha per nulla sorpreso la sua decisione di approfondire il territorio astigiano. Dal padre ha ereditato la voglia di sperimentare, di non sedersi mai sui traguardi raggiunti, sempre in piedi in prima linea per la salvaguardia e promozione del vino piemontese, l’ha ampiamente dimostrato attraverso il Grignolino Giassà 2020, ne ho parlato qui.
Parlare del Barbera in Piemonte e non citare l’area del Nizza equivale a raccontare la storia del calcio senza menzionare Diego Armando Maradona, si sa le colline dell’area sopracitata posseggono un’arma in più, una sorta di turbomotore. Il vitigno tanto caro a Mario Soldati, Gianni Brera e Giorgio Gaber è un’uva in grado di leggere squisitamente il territorio e, nonostante i tentativi di allevarla in tante altre ragioni, è sempre il Piemonte a donarle un fascino aristocratico che la eleva qualitativamente.
Parliamo dunque del Favà 2019, un vino che indubbiamente ha la fortuna di essere stato prodotto in un’annata favorevole, responsabile di aromi di tutti rispetto e una buona tensione acida che a prescindere, nella barbera, non latita quasi mai. I Gagliardo la allevano nelle colline più vocate di Agliano Terme (AT), su terreni ricchi di argilla, limo, filari ben esposti ad un’altitudine che sfiora i 300 metri sul livello del mare. La vendemmia è svolta solitamente in ottobre, il periodo esatto dipende dall’andamento dell’annata, la macerazione avviene in vasche d’acciaio e cemento e dura dieci giorni; segue affinamento di 22 mesi sempre in cemento e botti di legno, più un ulteriore periodo di riposo in bottiglia.
Il fatto che questo vino possegga stoffa, lo si evince già alla vista, roteandolo all’interno del calice archetti fitti e regolari disegnano un profilo che mostra buon estratto, la tonalità è rubino squillante, caldo e profondo. Il respiro è intenso e nonostante una buona mezz’ora di ossigenazione fatica a divincolarsi totalmente dal suo incedere speziato/tostato e terroso, profumi in parte dati dal legno e in parte dal terreno. Il Favà è un vino ancora giovane, lo dimostra il fatto che a 24 ore dalla mescita il frutto appare finalmente limpido e “carnoso”: amarena, ribes nero, tracce di cuoio su liquirizia, eucalipto e un curioso accento di alloro; a tratti ricorda le atmosfere cupe dei film di Tim Burton ed è proprio il suo stile.
In bocca la freschezza è notevole, inserita magistralmente in un corpo rotondo dove il frutto ritorna prepotente, l’alcol è ben integrato alla materia ma non ancora del tutto disciolto; profondità di beva e sapidità da vendere, è un vino che a mio avviso farà tanta strada, la caratura c’è e si sente. Al momento non più di quattro chiocciole ma la curiosità di rassaggiarlo tra circa 4-5 anni è tanta, non posso negarlo.
Abbinamento consigliato: agnello in umido con cipolla bionda di Cureggio e Fontaneto e peperoni rossi di Carmagnola.