Barbaresco Marcarini 2018
Degustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@@
Data degustazione: 12/2021
Tipologia: DOCG Rosso
Vitigni: nebbiolo
Titolo alcolometrico: 14,5%
Produttore: PERTINACE
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 25 a 50 euro
Degusto ogni anno i cosiddetti cru o MGA (Menzione Geografica Aggiuntiva) di Pertinace, solida Cooperativa vitivinicola di Treiso avviata da Mario Barbero nel 1973, e ogni anno – senza nulla togliere al Castellizzano – l’eterna sfida è tra il Nervo e il Marcarini. Non includo nella “competizione” il primo perché rispetto agli ultimi due il terreno è diverso, così come l’esposizione. Sono le marne a fare la differenza in questo caso, rispetto alla sabbia, limo e argilla, e anche le pendenze; vini fortemente caratterizzati, non necessariamente migliori o peggiori – non è una gara – ma è giusto far paragoni quando i presupposti sono simili, così come l’annata, s’intende.
Anche dai 4,60 Ha di vigneto di Pertinace, in quel di Marcarini, la vista è commovente, resterei ore ad ammirarla, la fusione dei colori unita alle linee che compongono il paesaggio formano una sorta d’insieme armonioso che appaga la vista e rigenera il cuore; soprattutto chi vive in città, dove il cemento è protagonista, sa di cosa sto parlando.
Veniamo al vino, è sempre l’annata 2018 a mostrare il volto, il calice una tavolozza piena di sfumature, sta a noi saperne cogliere il fascino. Questo Barbaresco nasce da una selezione in vigna, resa per ettaro pari a 50 Hl, fermentazione del mosto a contatto con le bucce, la stessa si prolunga per 12-15 giorni con frequenti rimontaggi ed energiche follature. Dopo 40 giorni di cappello sommerso viene effettuata la fermentazione malolattica, che precede i 18 mesi di affinamento in botti grandi di rovere di Slavonia.
Vino dalle tonalità rubino con intersezioni granata molto eleganti, raffinate, anche all’interno del calice si muove con grazia, delineando archetti fitti e regolari. Il frutto è maturo, ben lontano dalla confettura, sa di visciole e ribes nero, la spezia fa capolino, fusa alla perfezione tra pennellate floreali ed effluvi balsamici-terrosi. In sequenza: viola, chiodo di garofano, noce moscata, liquirizia e pepe nero, mentolo, pietra frantumata e fogliame secco. Un naso ricco, sfaccettato, tuttavia i toni sono austeri, poco immediati o peggio esuberanti; è il ricordo di chi lo degusta la sola cosa che conta, il proprio vissuto è molto importante nell’analisi olfattiva a mio avviso.
Struttura di tutto rispetto, densità gustativa e timbro in linea con le potenzialità dell’MGA, è vino che riempie il palato senza in nessun modo volerlo saturare; i frutti acidi descritti al naso – e la spezia – dominano la scena in un crescendo di freschezza e sapidità perfetti a contrastare un piatto di costolette d’agnello in salsa di riduzione al Barbaresco con cipolline borrettane e purè di patate. Cinque chiocciole, l’ennesimo Barbaresco più che centrato di Pertinace.