Il Sangiovese artigianale di Romagna a Coriano
Metti due pomeriggi di tre quarti d’estate e un bel borgo sulle prime alture del riccionese, poco lontano dalle spiagge roventi e affollate della riviera.
A Coriano (RN) il 19 e 20 agosto scorso hanno sfilato i migliori produttori artigiani di Sangiovese romagnolo da Imola a San Clemente, il curatore Francesco Falcone non si è risparmiato, nella “sua” Coriano Wine Festival edizione 2023 ha voluto i produttori di spicco di ogni sottozona con le loro nuove annate, le loro conferme e molte attese.
Certamente quasi tutti i meravigliosi vigneron hanno una cicatrice che deve ancora rimarginarsi, quella della disastrosa alluvione dello scorso maggio ma con la solita e innata forza d’animo si sono rimboccati le maniche e hanno presentato i loro vini con il piglio di chi sa fare il proprio mestiere anche contro ogni avversità.
Annata, questa, che sa particolarmente di incertezza dovuta al clima poco amichevole e dovuta alla condizione altalenante dei mercati, cose che non aiutano di certo i nostri amici vignaioli.
Contro queste avversità, che comunque chi produce vino conosce bene e sa domare nel migliore dei modi, le parole di Paolo Babini dell’azienda Vigne dei Boschi di Valpiana sono chiare ed esaustive: “Se devo raccogliere poco e male, piuttosto salto l’annata e arrivederci a quella dopo”!
Questo la dice lunga sulla preparazione, soprattutto emotiva, che questi meravigliosi 33 eroi del Sangiovese hanno nel loro DNA.
Tra gli espositori tanti giovani carichi di speranze, impazienti di raccontarsi, accogliere e versare i loro vini nell’attesa di occhiate soddisfatte di un pubblico di appassionati e professionisti del settore. Un pubblico numeroso pronto ad apprezzare e discutere ogni assaggio in un clima di festa e ritrovo, un clima adatto a condividere impressioni ed emozioni che solo un vino come questo sa regalare.
Un vino, il Sangiovese, che non è mai stanco di sorprenderci, ci regala ogni volta sensazioni diverse pur mantenendo, a volte nascosti, gli aspetti peculiari per il quale lo dobbiamo considerare ora uno dei più grandi rossi del pianeta.
Questo spettacolare vitigno merita un’indagine approfondita e senza veli, senza inclinazioni e tantomeno senza pregiudizi, merita quella sobria rivalutazione che probabilmente sta già avvenendo.
Parlare di Sangiovese non è mai semplice, un vino che sente la mano dell’uomo e sente il territorio non ci offrirà solide certezze ma curiosità e sorprendenti scoperte ogni volta che lo assaggeremo, un vitigno che si esalta sui suoli romagnoli, toscani, umbri e anche marchigiani ma non trova gloria in altri luoghi lasciando ad altri grandi rossi i loro spazi, i loro respiri.
A Coriano nel convegno di apertura del Wine Festival, Maurizio Alongi, vignaiolo a Gaiole in Chianti, afferma che oggi più che mai il Sangiovese nel bicchiere corrisponde alle parole che lo raccontano allontanandosi da quella discordanza atavica che descriveva il vino che non era, probabilmente, mai stato.
Merito di questa nuova consapevolezza è forse un diverso modo di bere, un modo più intimo e prossimo al cuore più che alla fredda analisi ma certamente anche una nuova visione della vigna e della cantina, ora il Sangiovese del Chianti ha una sua vera e ritrovata personalità. Fino a 30 anni fa, racconta sempre Alongi, le operazioni in cantina erano assai frequenti e grazie a interventi clonali che hanno, in questi decenni, mutato la qualità delle uve possiamo ottenere anche un colore del vino più intenso con presenze di antociani più importanti. Consideriamo anche che il clima attuale porta le uve a piena maturazione, cosa che fino a pochi anni fa non era sempre scontata e proprio per questo concorrevano a completare la “ricetta” del Chianti altri uvaggi con contenuti cromatici di sicura intensità. Paolo Babini riporta una frase di Remigio Bordini che raccoglie tutto il senso di un vino sempre sorprendente: “Il vitigno Sangiovese parla sottovoce ma fa urlare il terreno”, per questo, Babini, paladino dell’approccio naturale in viticoltura, illustra i 41 tipi di suoli differenti solo nella sua Brisighella sottolineando che le combinazioni di questi con altitudini, microclimi e conduzioni in vigna portano ad infinite interpretazioni che non possono essere manipolate da irresponsabili interventi umani. Secondo Paolo è necessario entrare in vigna in punta di piedi, quasi a non disturbare, per tentare di apprezzare e comprendere ogni sfumatura del vino che verrà.
Enrico Bevitori, consulente di viticoltura biodinamica, tocca temi assolutamente attuali e proprio entrando nell’ambito della diversità dei suoli romagnoli espone problematiche dovute al trattamento dei terreni, all’utilizzo di troppa chimica e al loro impoverimento organico.
Marino Colleoni vignaiolo a Montalcino, raccontando delle sue colline, chiarisce che per le uve di Sangiovese responsabili della realizzazione dei vari Brunello, i suoli sono gli assoluti protagonisti e i responsabili di ciò che troveremo nel bicchiere. Osserva altresì che a nord di Montalcino nel giro di 5 km si può passare dall’essere circondati da una vegetazione continentale ad una mediterranea. Lo stile che l’uomo applica in cantina ai suoi vini può essere sempre quello, avere la stessa impronta e la stessa matrice ma se le radici, vero cervello della pianta, affondano in strati di terreno diversi avremo risultati diversi donando al vino caratteri differenti e peculiari di quella determinata zona.
Questo è il Sangiovese, questo è il grande protagonista del Wine Festival di Coriano, un vitigno oltre ogni sospetto.
Si discute di potature e cimature, di etica e tecnica ma la domanda finale che ha trovato molteplici risposte e che ne richiederà ancora è la seguente: “L’uomo deve dominare la natura o la deve subire”?
Posizioni dissonanti che danno l‘idea della complessità dell’universo del Sangiovese al di qua e al di là degli appennini.
I banchi di assaggio, ricchi di proposte con vignaioli pronti a subire l’urto degli avventori, regalano momenti di scambio, relazioni e discussioni. I calici si colorano di rosso, a volte con riflessi granati, a volte con riflessi rubino brillante. I sorrisi e i compiacenti sguardi mettono la firma sul bellissimo momento che gli artigiani del Sangiovese stanno vivendo qui a Coriano.
Riecheggi di racconti riempiono lo spazio espositivo, acciaio, rovere, follature, rimontaggi, filtrazioni, lieviti, terreni e suoli, temperature e travasi sono parole che rimbalzano alle pareti colpendo gli intervenuti agli assaggi da ogni angolazione.
Il profumo del Sangiovese inebria tutta l’atmosfera e il sangue rosso romagnolo viene versato in centinaia di calici, interessati alcune proposte, impressionanti altre.
Ho trovato aziende che confermano le loro capacità e aziende che meritano di essere seguite, giovani incerti vigneron e assoluti maestri che incantano con i loro racconti ricchi di aneddoti e forti di esperienze passate.
Perché il Sangiovese educa ad essere preparati e non improvvisati, insegna che non lo puoi realmente domare, sussurra ciò che vuole ed infine entra nel cuore sostituendosi al sangue organico ma te ne accorgi solo perché ad ogni sorso, quando scende sfiorando il muscolo cardiaco, senti un sussulto che non è malessere, ma gioia pura.
Alessio Atti