Statistiche web
Bevande spiritose

Genepì delle Alpi o Genepi des Alpes

• Categoria della bevanda spiritosa: Liquore di genepì
Il «Genepì delle Alpi» o «Genepi des Alpes» è un liquore caratterizzato da profumi floreali e vegetali con sapore amaro molto caratteristico e proprio della pianta.

• Descrizione
Principali caratteristiche fisiche, chimiche e organolettiche: incolore o con tonalità di colore variabili dal giallo pallido al verde chiaro, da translucido a trasparente;
sapore dolce attenuato dall’amaro conferitogli dalla pianta del genepì;
aromi delicati e freschi provenienti dalle piante del genere Artemisia utilizzate. Il profilo aromatico può presentare sia aromi vegetali sia aromi floreali conferiti dalle piante complementari al genepì eventualmente utilizzate.

Caratteristiche specifiche rispetto alla categoria cui appartiene: titolo alcolometrico volumico superiore o uguale a 30%;
la quantità minima di piante di genepì per la preparazione del liquore è superiore a 2 grammi di steli fiorali secchi (senza radice) per litro di prodotto finito.

Zona geografica: la raccolta di piante spontanee di genepì, la coltivazione delle piante di genepì, la produzione del liquore ed il suo confezionamento sono effettuati nel territorio italiano (Regione Piemonte e Regione Autonoma della Valle d’Aosta) e nel territorio francese (departements des Alpes de Haute-Provence, des Hautes-Alpes, des Alpes Maritimes, de la Drôme de l’Isere, de la Savoie, de la Haute-Savoie).
La zona di raccolta delle piante spontanee e di coltivazione delle piante di genepì è collocata al di sopra dei 1500 metri s.l.m. all’interno dell’area geografica interessata.

• Metodo di produzione
Le piante di genepì utilizzate nella preparazione del liquore «Genepì delle Alpi» o «Genepi des Alpes» sono appartenenti alle seguenti specie: Artemisia mutellina o umbelliformis (o genepì bianco), Artemisia genipi o spicata (o genepì nero), Artemisia glacialis (o genepì dei ghiacciai), Artemisia nivalis (o genepì delle nevi). Nella fabbricazione del liquore la pratica di utilizzo di altre piante, complementari a quelle del genere Artemisia, si è affermata al fine di apportare una maggiore e persistente armonia gustativa del prodotto. Queste piante sono utilizzate per l’aromatizzazione e la colorazione del liquore. Le specie botaniche che possono essere utilizzate in maniera complementare sono le seguenti: l’Angelica, l’Artemisia comune (A. vulgaris), il Basilico, il Calamo, la Cannella, il Chiodo di garofano, il Ginepro, l’Issopo, la Lavanda, il Meliloto, la Menta, la Melissa, l’Erba di S. Giovanni, l’Origano, l’Ortica bianca, il Pino silvestre, il Rosmarino, la Santoreggia, la Salvia, il Timo, il Sambuco, il Serpillo, la Verbena, la Vulneraria.
L’estrazione aromatica può essere ottenuta nei tre modi seguenti, sia separatamente sia combinati tra loro: macerazione di piante in una soluzione idroalcolica per un periodo minimo di 20 giorni per le piante secche e di 15 giorni per le piante fresche. La quantità di piante di genepì rappresenta almeno l’85% del peso delle piante impiegate;
sospensione, preparata a partire da piante fresche o essiccate, collocate su apposite griglie sospese sulla soluzione idroalcolica, in contenitori chiusi ermeticamente dove lo spazio di testa, saturo di alcool, estrae – per un periodo di almeno 90 giorni – i composti volatili delle piante. La quantità di piante di genepì rappresenta almeno l’85% del peso delle piante impiegate;
distillazione di un infuso ottenuto da piante sottoposte a macerazione in soluzione idroalcolica. La quantità di piante di genepì rappresenta almeno il 50% del peso delle piante impiegate. La quantità minima di piante di genepì per la preparazione del liquore è superiore a 2 grammi di steli fiorali secchi (senza radice) per litro di prodotto finito.
È ammesso solo l’uso di alcool etilico di origine agricola. L’uso dell’acquavite di vinaccia è vietato. Tutte le soluzioni ottenute, che potranno essere miscelate tra loro nella preparazione del liquore, devono rispettare le condizioni definite.
La soluzione aromatica ottenuta viene addizionata ad una miscela di acqua, zucchero e alcol etilico neutro per completare la preparazione del liquore. Nella preparazione del liquore possono essere utilizzate le preparazioni aromatiche ottenute esclusivamente a partire da piante di genepì provenienti dalla zona geografica interessata (lettera c) e le specie botaniche complementari con i metodi tradizionali previsti dall’allegato II del regolamento (CE) n. 1334/2008. L’estrazione del colore è ottenuta, a partire dalle piante elencate in precedenza, per macerazione in una soluzione idro-alcolica. In nessuna fase di lavorazione vi è aggiunta di coloranti artificiali e di aromi.
Il confezionamento del liquore «Genepì delle Alpi» o «Genepi des Alpes» deve avvenire nell’area geografica interessata ed esclusivamente in contenitori di vetro che, in quanto neutri ed inerti, preservano le caratteristiche gustative ed aromatiche del prodotto finito. Questi contenitori consentono ugualmente uno stoccaggio, una conservazione ottimale e presentano una buona inerzia termica.

• Elementi che dimostrano il legame con l’ambiente geografico o con l’origine geografica
Fattori naturali: l’area di produzione del «Genepì delle Alpi» o «Genepi des Alpes» corrisponde al massiccio montuoso alpino occidentale, tra il Lago Leano e il Vallese a nord e la Provenza e la Liguria a sud. Essa è suddivisa da nord a sud dalla frontiera italo-francese che segue indicativamente la linea di cresta montana. La regione assiale, che circonda la frontiera, si compone di rilievi montuosi di alta quota, frequentemente al di sopra dei 3000 metri. Partendo da questo asse, alcune valli incassate tagliano il massiccio montuoso e raggiungono le pianure circostanti, nel bacino del Rodano ad ovest e nella Pianura Padana ad est. La natura geologica è molto varia: principalmente granitica per le vette più imponenti, composte di scisti, gneiss e altre rocce metamorfiche nelle zone centrali, con rocce sedimentarie prevalentemente calcaree e argillose nei bordi esterni, con un forte sviluppo sul versante francese occidentale (massiccio subalpino).
Le glaciazioni quaternarie hanno profondamente inciso i rilievi, disegnando una morfologia glaciale tipica dei profili delle vallate e depositando a tutte le altitudini dei volumi enormi di morene, composti di blocchi e di argille compatte.
Il clima è di tipo montano, caratterizzato da inverni lunghi e rigidi, con ampie escursioni termiche tra giorno e notte. Le precipitazioni sono abbondanti, relativamente ben distribuite nell’anno, e di natura nevosa in inverno.
Il periodo vegetativo è molto corto, limitato a 3-4 mesi durante i quali le piante devono assicurare sia la crescita sia la riproduzione. Sotto il nome di «genepì» si riuniscono tradizionalmente 4 specie di Artemisia endemiche delle alte regioni alpine. Esse crescono spontaneamente in anfratti rocciosi, sulle morene glaciali e sui ghiaioni in quota (al di sopra dei 2000 metri) poveri in materia organica. Sono caratterizzate dall’adattamento al clima rigido che prevale a queste altitudini per la maggior parte dell’anno e sono particolarmente ricche in composti aromatici, oli essenziali e componenti amare.
Fattori umani: il genepì è tradizionalmente utilizzato dai montanari delle valli alpine come pianta medicinale. Oltre alle sue proprietà digestive, corroboranti e toniche, viene considerato efficace anche sulle vie respiratorie grazie alle sue proprietà espettoranti e decongestionanti, e pertanto utilizzato fin dal Medioevo per la cura di malattie da raffreddamento (CNAC, 1995; DELAHAYE, 2008). Tradizionalmente il genepì è impiegato sia in infusione sia come liquore ottenuto per macerazione. In considerazione della grande ricchezza in piante dalle proprietà medicinali e aromatiche, la regione alpina ha sviluppato a partire dal XVIII secolo una attività di liquoristeria. Ne è prova la produzione da parte dei monaci della Grande Certosa, nel massiccio che assume lo stesso nome, di una gamma di liquori di piante dalle ricette segrete fin dal 1760. Lo sviluppo e la diffusione del liquore di genepì è avvenuto per merito di alcuni liquoristi operanti lungo l’area transfrontaliera (Piemonte, Rodano-Alpi, Valle d’Aosta) in maniera artigianale a partire dalla metà dell’800, successivamente dal 1960 per rispondere ad una crescente richiesta in relazione allo sviluppo del turismo sportivo invernale. Questo sviluppo ha reso necessaria la coltivazione della pianta al fine di rispondere ad una domanda crescente ed evitare una eccessiva pressione della raccolta di piante spontanee. Studi sono stati condotti al fine di razionalizzare la coltura a partire dal 1970 con progetti regionali o comunitari e dal 2009 un progetto interregionale franco-italiano «Genepì delle Alpi e altre piante officinali – GENEALP» ha l’obbiettivo di valorizzare la filiera del genepì tra le Regioni alpine dei due Paesi transfrontalieri (Alcotra 2007-2013). Questa coltura, realizzata necessariamente in altitudine, risulta difficoltosa ma permette di conservare le proprietà botaniche e chimiche della pianta spontanea. L’altitudine minima di coltura è fissata a 1500 m.
Legame causale tra l’area delimitata ed il prodotto. Tra le numerose piante tradizionalmente raccolte nelle Alpi, il genepì ha conquistato da tempo un ruolo particolare. Inizialmente considerato per le sue proprietà medicinali, in un contesto prevalentemente domestico, ha successivamente acquisito una sua identità come liquore a partire dal XIX secolo per azione di liquoristi residenti nelle valli alpine, sia sul versante francese sia in quello italiano. I liquoristi, spesso aziende a conduzione famigliare, hanno conservato e sviluppato le antiche ricette di fabbricazione nel rispetto della tradizione. Le ricette più o meno segrete contenevano fin dall’origine altre specie aromatiche che contribuiscono ad ampliare il profilo sensoriale della bevanda. Ancora oggi i liquoristi proseguono questa pratica e utilizzano ricette segrete di loro proprietà. La produzione ha trovato nuova spinta nella seconda metà del XX secolo con lo sviluppo degli sport invernali che consentono un importante sbocco commerciale locale. Se la trasformazione liquoristica si è affermata come produzione artigianale dei fondovalle e delle aree pedemontane alpine, la raccolta delle piante non si è delocalizzata per ovvie ragioni ecologiche: non solo le specie utilizzate trovano nel massiccio alpino il loro habitat naturale, ma inoltre la concentrazione di oli essenziali è massima nelle condizioni montane più estreme. A bassa quota le piante subiscono l’attacco di malattie crittogamiche e perdono le loro caratteristiche. La raccolta di esemplari spontanei in areali di difficile accesso è oggi integrata dalla coltivazioni in stazioni che consentano di mantenere le caratteristiche aromatiche delle piante. Le note floreali ed erbacee che dominano la percezione olfattiva sono direttamente collegate alla quantità di piante raccolte in un sito di altitudine favorevole. Il sapore amaro, caratteristico del genepì, si impone al gusto e partecipa all’equilibrio generale del prodotto.
Il liquore di genepì è molto sensibile alle escursioni termiche che generano squilibri del quadro gustativo (nel rapporto dolce-amaro) e perdita di intensità aromatica. Inoltre patisce l’esposizione alla luce che determina perdita di colore. Tali situazioni si possono riscontrare durante il trasporto in cisterna o durante lo stoccaggio. L’elaborazione, l’imbottigliamento ed il confezionamento sono quindi realizzati nella zona geografica individuata al fine di mantenere le caratteristiche sensoriali del prodotto e consentirne un controllo analitico e organolettico particolarmente importante per i prodotti confezionati. Questo controllo consente di verificare il mantenimento dell’equilibrio aromatico del prodotto a seguito del suo imbottigliamento e l’assenza di alterazioni conseguenti allo stoccaggio.
Il «Genepì delle Alpi» o «Genepi des Alpes» conserva dunque un legame culturale molto forte con l’ambiente alpino, che trova le sue fondamenta nelle tradizioni famigliari e nella capacità di elaborazione dei liquoristi. Il «Genepì delle Alpi» o «Genepi des Alpes», al pari delle produzioni lattiero-casearie alpine, è contemporaneamente espressione delle colture di alta montagna e dell’attività artigianale delle valli e dunque della complessità dei sistemi agricoli dell’ambiente montano. Esso costituisce oggigiorno elemento caratterizzante forte e riconosciuto dell’identità alpina al pari delle altre produzioni locali che hanno trovato nelle località turistiche di montagna una particolare vetrina.

Riferimenti legislativi
Decreto 24 novembre 2014 – G.U. n.281 del 3 dicembre 2014

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio