Poche ore e a Roma torna Eurhop. Ho cercato un modo più grandioso per annunciare un evento di tale portata ma alla fine la semplicità vince su tutto. Anche perché è l’evento stesso a far parlare di sé. Manifestazione giovane, alla terza edizione, già tra le più importanti in Europa, ed facile capirne i motivi. Birrifici artigianali di altissimo livello, circa 70 tra italiani e stranieri, stili selezionati e diverse anteprime, oltre a qualche rarità, la presenza dei birrai dietro le spine, e le interessanti e mai noiose degustazioni live di Lorenzo Kuaska Dabove, ogni volta generoso di appassionanti aneddoti. Questa la sostanza di un evento cui è impossibile mancare, cosa che forse avranno pensato le oltre 30mila persone registrate nei due anni precedenti, e che anche stavolta si svolge al Salone delle Fontane dell’Eur, dal 9 all’11 ottobre.
Ok, tutto splendido, ma con un’offerta così grandiosa e vasta, come sopravvivere e – aggiungo – godersela? L’unico vero consiglio riguarda la guida, consegnata all’entrata con il bicchiere da degustazione, che con la selezione di birre e birrifici, oltre a preziose informazioni, costituisce lo strumento indispensabile per destreggiarsi con una certa dignità, ovviamente prima di perderla del tutto dopo qualche bicchiere di troppo, Affidarsi ai suggerimenti del birraio o a quelli del proprio istinto è cosa buona e giusta, ma la guida resta insostituibile.
Ovviamente in poche righe è molto difficile guidare agli stili e ad loro corretto uso, consumo e godimento, ma in linea di massima alcuni consigli sparsi potrebbero essere: ■ Partire da birre “leggere” facili da bere, sia in termini di grado alcolico, che nel sapore, non troppo speziato o caratterizzato da tipicità di particolari processi produttivi o da soste in botte, per non trovarsi con lingua e palato lessi senza speranza e prima di subito. Quindi spazio a pils – classiche, lager – basiche e versatili, bitter – leggere nel corpo e tendenzialmente amare, alcuni tipi di saison – deliziose, e session beer, queste ultime birre quasi estive per la forte capacità dissetante. ■ Dedicarsi con cura ad assaggiare le acide e nello specifico i lambic, a fermentazione spontanea, nelle sue varie versioni, di cui kriek – alla ciliegia, framboise – ai lamponi e gueuze – miscela di lambic di età diverse, sono le più note e tra le più amate. Se poi è presente Monsieur Cantillon in persona, che non mi sembra si sia mai sottratto ad appassionati e curiosi, direi che diventa quasi d’obbligo una sosta da queste parti. ■ Provare, e mi riferisco soprattutto agli amanti del vino – e so che siete tanti, tutti direi – belgian ale e barley wine. Le prime comprendono diversi sottostili, se così possono definirsi, e sono caratterizzate da note speziate, fruttate con sapori che vanno dal dolce e all’acidulo. A volte subiscono passaggi in botti e possono essere anche piuttosto forti, per cui le eviterei come prima birra alle 2 del pomeriggio. Il barley wine invece, di tradizione inglese, è comunemente definito vino d’orzo e non senza una sua logica. Lascio a voi scoprire quale. ■ Farsi una tedesca come si deve. Ci si trova a pochi metri di distanza da Manuele Colonna, anima di Eurhop, uomo nelle cui vene credo ormai possa scorrere solo keller francone. Assunto unanimemente il ruolo di vate nostrano della splendida regione tedesca, fa in modo che, anche chi mai giunse a Bamberga e dintorni, possa as-saggiare una delle tradizioni più radicate e incredibili del panorama mondiale birrario. Nel caso ci sia, non farsi sfuggire una rauchbier, l’affumicata più famosa del pianeta terra che deve il suo sapore al malto fatto essiccare accanto al fumo di legni di faggio. ■ Evitare le ore di punta. Per meglio testare birre e birrai con i loro consigli, forse il sabato sera dopo cena non è il momento più adatto, nonostante per molti il fascino della bolgia dantesca resti immutato. E se la notte porta consiglio il pomeriggio pure. Ma sempre con l’aiuto della guida. Ultimo consiglio: non mancare. Ci si vede là.
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