Coronavirus: Vinitaly rinviato a giugno. Restrizioni necessarie, ma attenzione agli sciacalli
Non fa piacere a nessuno la crisi che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, ma dobbiamo renderci conto che, nonostante le statistiche confermino che provochi un livello di mortalità moderato, la sua diffusione è decisamente elevata.
Di fatto a oggi solo 300 persone sono morte per causa diretta del Covid-19, mentre oltre 3000 sono i soggetti deceduti per ragioni diverse, età, malattie in corso, immunodeficienze ecc.
Il problema però va visto su più fronti, uno fra tutti la capacità delle strutture sanitarie di supportare il sempre maggiore numero di contagiati che rischiano complicazioni gravi. C’è un limite al quale ci stiamo già avvicinando, in molti comuni di piccole dimensioni la crisi è già arrivata.
Ecco perché, nonostante ci crei non pochi problemi, sia economici che sociali, è necessario adeguarsi il più possibile alle restrizioni che con il passare dei giorni vengono indicate a livello nazionale e per le zone rosse, cioè quelle dove la diffusione è già a livelli elevati, come in Lombardia e Veneto.
Per queste molteplici ragioni, ritengo saggia la decisione della direzione del Vinitaly, di rinviare la data dell’evento al 14-17 giugno, per quanto farà storcere il naso a molti interessati; non dobbiamo dimenticarci che uno dei maggiori mercati per il vino italiano è proprio la Cina, che in questo momento ha imposto delle restrizioni elevate, pertanto è prevedibile l’assenza di buyers e operatori provenienti da quel Paese per ancora parecchio tempo, giugno è la data giusta per poter osservare la situazione e trovare la giusta mediazione fra l’urgenza di frenare al massimo l’epidemia e continuare a mantenere viva l’economia del Paese.
Del resto è ovvio che tutti i luoghi dove si assembrano persone sono a rischio di contagio molto più elevato, non ce lo possiamo permettere, per quanto doloroso ed economicamente in molti casi disastroso.
A oggi, bisogna riflettere su questo, solo in Valle d’Aosta non ci sono persone contagiate, questo significa che finché ci si sposta, si viaggia con treni, aerei, pullman, si può diventare portatori del virus senza saperlo.
Le persone anziane, sempre sulla base delle statistiche, sono quelle più a rischio, per questo non ci si deve stupire se in Lombardia è stato chiesto agli over 65 di rimanere in casa, l’isolamento è l’unico modo che abbiamo a disposizione per ridurre il rischio di contagio. Ora in tutta Italia è consigliato agli anziani dai 75 anni in su, di rimanere a casa, necessario perché il nostro Paese ha un’età media piuttosto elevata, gli anziani sono davvero tanti, questo aumenta il rischio di possibili morti se si viene contagiati dal coronavirus.
Chiunque di noi dovrebbe mantenere la distanza di sicurezza dalle altre persone, almeno in questa fase, ovvero almeno un metro frontalmente. Se abbiamo un colpo di tosse o uno starnuto, il rischio aumenta sensibilmente, fino a due metri, pertanto è bene dirigere il colpo verso l’interno del proprio gomito e, se possibile, orientarsi verso il basso o girarsi se dietro non abbiamo nessuno. Lavarsi spesso le mani, non toccarsi occhi e bocca quando si sta fuori di casa se non dopo essersi lavati le mani, sono alcune delle azioni che dobbiamo tutti imparare ad applicare, sapendo che ci sono casi in cui questo è molto difficile da fare, ecco perché è necessario ridurre il più possibile i contatti.
Non è piacevole per nessuno vivere così per un tempo imprecisato, ma è un fatto che è l’unica possibilità che abbiamo per rallentare i contagi e consentire all’apparato sanitario di gestire le emergenze.
La scienza su questo non è imprecisa, le differenze di opinione sono sul piano umano, perché dietro la scienza c’è lo scienziato che è una persona, non immune da personali valutazioni di quanto si conosce, ecco perché non tutti i virologi giungono alle stesse valutazioni. Siamo di fronte a un virus sconosciuto, di cui non è ancora possibile capire l’evoluzione né, tantomeno, avere un vaccino in tempi brevi.
Sarà il periodo di contenimento attraverso le restrizioni che potrà evidenziare o meno, se queste avranno avuto l’effetto desiderato, per saperlo dovranno passare almeno una quindicina di giorni, il tempo di incubazione del virus, ma i risultati sono correlati a quanti saranno in grado di rispettare queste limitazioni.
Oggi, a dispetto di quanto si è sempre indicato, è più conveniente spostarsi con la propria auto che con i mezzi pubblici, dove la distanza di sicurezza è ovviamente impossibile da garantire.
Ma ci sono infinite occasioni dove questi limiti non sono applicabili, quindi non facciamoci troppe illusioni, se ci sarà un rallentamento dei contagi sarà un processo molto lento e incostante.
Nelle prossime settimane potremo iniziare a fare un bilancio e capire se la situazione è in via di miglioramento o no.
Intanto c’è chi approfitta per speculare sulla paura delle persone, proponendo mascherine, medicine, integratori e quant’altro possa illudere a facili soluzioni al problema del contagio, fra l’altro a prezzi elevatissimi, con pubblicità studiate attentamente per rendere più credibile l’offerta.
Niente di più falso, non ci sono rimedi al contagio al di là dell’osservazione delle restrizioni indicate, igiene e distanza di sicurezza. Lo sanno anche i dirigenti di Amazon, che hanno ritirato dallo store online oltre un milione di prodotti i cui venditori affermavano essere protettivi o addirittura curativi per il coronavirus.
Le mascherine, anche quelle riconosciute come efficaci, servono solo a chi è stato colpito dal virus per non infettare gli altri, mentre sono del tutto inutili per le persone sane, è bene che si sappia, vi aiuterà a non spendere inutile denaro in un momento che già ci sta rendendo la vita davvero difficile.
Roberto Giuliani