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Arthur Avenue Mike’s Deli Store: intervista a Davide Greco

La famiglia GrecoSe si viene a New York, ci si accorge che il mondo è davvero piccolo e che la presenza di italiani è davvero così massiccia, come si ha modo di leggere se si approfondisce l’argomento. Aziende italiane, turisti, italoamericani che seppure sia passato diverso tempo da quando i nonni approdarono negli USA, rimangono fedeli a quell’Italian Style lasciato alle spalle.
E’ capitato, nella City, di aprire il televisore, di seguire una trasmissione abbastanza ben costruita sulle attrazioni della Grande Mela e di scoprire che uno spazio era stato dedicato alla famiglia Greco, con il loro Mike’s Deli Store di Arthur Avenue. Mi è piaciuta l’idea della mozzarella fatta in casa, sotto il cielo americano, della deliziosa burrata, che ancora non sapevo, in seguito avrei assaggiato.
Spento il televisore, accendo la radio. E’ domenica pomeriggio e mi ritrovo ad ascoltare una trasmissione condotta da Michele Greco, (zio Michele), i figli Davide e Marco, assieme allo speaker ufficiale Francesco.
I temi predominanti: cibo, vino e… donne!
La radio sui 93.5 è di proprietà e tutto serve, come mi dirà in seguito Davide, a pubblicizzare il loro negozio-caffè e la loro trattoria, dove gran parte della merce “parla” ancora italiano.

Mike's Daly, il negozioDecido di andarli a trovare: la curiosità di saperne di più è forte. Arthur Avenue si trova nel Bronx, in quella specie di seconda Little Italy, riconosciuta anche da chi, del posto, mi risponde dandomi indicazioni per la Arthur, chiamandola appunto, Little Italy. Arrivo e mi infilo nel mercato coperto, dove in fondo sul lato destro, trovo il punto vendita della famiglia Greco, con annesso bar caffè, dove si possono gustare, in presa diretta, i propri acquisti.
C’è di tutto e di più in oltre 250 prodotti, anche se attualmente la percentuale del Made in Italy è scesa a meno del 50% a causa delle elevate tasse doganali. Diverse le etichette dei vini, per la precisione 25 di rosso e 15 di bianco, soprattutto da sorseggiare nella Arthur Avenue Trattoria che si trova appena fuori, una volta attraversata la strada al 2329. I prezzi, sulla carta dei vini, non sono elevati. Si parte dai 30 dollari per un Sangiovese 2008 Primaterra o un Montepulciano d’Abruzzo 2010 della cantina Dario D’Angelo, sino ad arrivare agli 89 dollari per un Refosco 2008 La Roncaia. Non cari, per essere seppur zona Bronx, a New York.
Se si torna a parlare di donne, ci viene detto che il vino bianco è richiesto soprattutto dalle americane, il rosso dalle italo-americane. Da sottolineare la particolarità del Lambrusco, vino stranamente molto richiesto al Mike’s Deli Store.
Incontro Davide, come d’accordo, al mercato coperto. Lui è al bancone leggermente rialzato da terra, quasi stesse davanti alle luci della ribalta, divenendone protagonista assoluto. E’ un commerciante nato. Lo si intuisce da come tratta con i clienti. Velocità, efficienza condita con ironia tutta italiana. Impossibile non acquistare. Pasta di tutti i tipi, soppressata, salsicce, mortadella, prosciutto, salame, mozzarella, provolone, parmigiano, olio extravergine, alici marinate, salse, salsine … Insomma, di tutto e di più.
Mi chiede di attendere e dopo una decina di minuti mi prende sotto braccio e mi porta nella sua trattoria per un lunch delle 2.30PM. L’intervista procede, fra una portata e l’altra. Nel piatto degli antipasti anche la burrata fresca di giornata.

L'inizio dell'attivitàRaccontami un po’ della tua famiglia. Venite dalla Calabria, se non sbaglio.
Sì, papà è calabrese, mamma di Napoli, quindi posso dire che tengo cuore napoletano e testa dura del calabrese. Un insieme straordinario per il nostro mestiere, sinonimo di qualità!

Da quanto tempo siete qui?
Praticamente io sono nato qui. Papà Michele è qui dal 1947 mentre mamma, anch’ella è nata in America. Pensa che papà voleva fare l’attore e sarebbe stato sicuramente molto bravo. Aveva un gemello, Giuseppe, grande appassionato di cibo. Papà ha così deciso di mettersi nel ramo del commercio. Anche adesso, ad ottantatre anni, ogni mattina alle sei è qui al mercato.
Nulla è cambiato nelle abitudini, anche se nel corso degli anni l’America ha subìto un notevole cambiamento ed io che vivo qui, posso davvero testimoniarlo. Gli anni cinquanta, lo sento raccontare, hanno segnato anche per la mia famiglia un bel periodo, con un commercio florido. Oggi è tutto diverso, l’attenzione dell’americano medio è rivolta al portafoglio e si tende a comprare tutto all’ingrosso. Per farti un esempio, mi è successo di vendere prosciutti interi da ventidue/venticinque chili solo perché così il prezzo al chilo diminuiva. E magari lo hanno mangiato tutto in pochi giorni.
Per poi non tornare più ad acquistare, perché rischi pure l’indigestione! Cose incomprensibili per noi. Poi devo dire che sono ancora troppo pochi gli americani che capiscono il valore della qualità; spesso pensano che lo stesso prodotto possa essere acquistato ad un prezzo inferiore, senza capirne il perché, senza apprezzarne la differenza. Se un prodotto costa di più, una ragione vi è sicuramente! Ma noi continuiamo comunque a dare il meglio, per quella fetta di mercato fatta di italiani e di americani buongustai.

Quindi mi pare di capire che anche qui, vi è una certa nostalgia dei tempi andati…
Un po’ sì, anche se devo dire che questi anni, con sé, hanno portato una bella invenzione che è internet. Dodici anni fa nessuno ancora ci pensava ma noi abbiamo acquistato il marchio internet ►Arthuravenue.com. Se lo digiti, ecco apparire subito il nostro sito. E questo è già un buon risultato.

Il negozio oggiUn buon metodo per abbattere la concorrenza. Com’è qui nel Bronx?
Stai toccando un tasto dolente, perché devo dire che la concorrenza, soprattutto fra italiani, è spietata. E’ incredibile, ma non si va molto d’accordo … Intanto arrivano i Bucatini alla Puttanesca, con il loro potere di risollevare gli animi. James, il cameriere, versa del Falanghina DOC. L’intervista prosegue. E’ Davide a riprendere la parola. Agli americani che se ne intendono, piace la burrata, come quella che hai assaggiato prima. Vengono da noi, ci mettono sopra un po’ d’ olio di tartufo … Noi diciamo spesso che è un cibo afrodisiaco e che dopo aver mangiato la burrata “si deve fare all’amore”. Tutto è nato perché un giorno è entrato un cliente speciale: Billy Joel. Con lui abbiamo scherzato sul ruolo della burrata nella vita di coppia. Gli abbiamo regalato il nostro libro di ricette ed i clienti che erano presenti, un po’ perché c’era Joel, un po’ per quello che avevamo detto … Insomma sta di fatto che di burrate, in meno di mezz’ora, nemmeno l’ombra!

Amore a parte, in quanti siete impegnati in questo lavoro?
In Arthur Avenue Trattoria meno di dieci ed una trentina al mercato, compresa la parte amministrativa. Se ne occupano anche Luisa ed Annamaria le mie due sorelle. Tieni presente che un grosso lavoro è anche rappresentato dal catering, quindi dalla cucina e dai cesti regalo che confezioniamo.

Puoi ritenerti soddisfatto della tua attività?
Vorrei esserlo di più! Trovo molto interessante il mercato texano, o ancora la città di Chicago, con la sua forte comunità italiana. Penso anche al North Carolina. Il problema qui a New York è che tutto costa molto caro. Se avessimo aperto la stessa attività in quelle zone, probabilmente il margine di guadagno sarebbe stato maggiore. E’ come se qui dovessimo lavorare di più, per prendere di meno.
Un giorno forse, riusciremo anche ad aprire un punto vendita da quelle parti.

Siamo al caffè ed apprezzo la cucina di Stefano, giovane chef romano, mentre arriva al tavolo anche la madre di Davide. Un splendida ottantenne carica di vitalità. Mi sorride ed intona una canzone. Napoletana. Ohi Marì…

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