Degustatore: Mario Crosta Valutazione: @@@@@ Data degustazione: 11/2020
Tipologia: Vino Spumante di Qualità Vitigni: fiano Titolo alcolometrico: 12,5% Produttore: VIGNE GUADAGNO Bottiglia: 750 ml Prezzo enoteca: da 15 a 25 euro
Questo metodo classico brut proviene da uve fiano in purezza coltivate nell’agro di Montefredane (AV) a un’altitudine di 400 metri s.l.m. su suoli argilloso/marnosi con scheletro. Il sistema di allevamento è a controspalliera con potatura Guyot bilaterale a una densità d’impianto di 4.000 ceppi per ettaro per una resa media di 80 quintali per ettaro, vendemmia nella prima settimana di settembre. La bottiglia che ho gustato con immenso piacere è la numero 137 su 1961 dell’annata 2017, la prima di vino spumante di qualità prodotto dalla società agricola Vigne Guadagno dei fratelli Giuseppe e Pasquale Guadagno, che continuano da decenni a fare gli imprenditori nel settore finanziario e sono diventati anche vitivinicoltori nel 2010 acquisendo in conduzione una decina di ettari, tra cui circa tre ettari e mezzo di fiano a Montefredane, tre di greco a Santa Paolina, due di aglianico a Montemarano e uno di falanghina a Bonito. È stato fatto con la consulenza e le cure di Gennaro Reale e Fortunato Sebastiano della Vignaviva Agroenologia di Grottaminarda con pressatura crémant dei grappoli interi senza diraspatura. Decantazione del mosto a freddo per circa 24 ore, quindi fermentazione del solo mosto fiore limpido sempre a temperatura controllata. Fermentazione malolattica non sempre svolta. Maturazione per 7 mesi in acciaio sulle proprie fecce fini. Imbottigliamento e presa di spuma nel mese di maggio 2018, l’anno successivo alla vendemmia. Affinamento in bottiglia sur lattes per 24 mesi. Sboccatura nell’aprile 2020, dopo 24 mesi dall’imbottigliamento, previo rémuage a mano sulle pupitres. Dosaggio di 5 grammi al litro. Nel calice mostra il tipico colore del Fiano di altura, un dorato chiarissimo, luminoso e che ricorda l’oro antico delle catenine al collo delle nonne, con tenui riflessi ancora grigioverdi per la giovinezza che sprigiona. La spuma è evanescente e apre un corollario di file di bollicine finissime e molto persistenti. Suggerirei di servirlo e mantenerlo a 6 °C, massimo 8 °C nel secchiello di acqua e ghiaccio e di gustarlo in coppa o in calice ampio, perché così si esaltano meglio il bouquet fruttato, evitando la flûte che ne impedisce invece la completa espressione e per me costituisce un’autentica tortura del naso nata forse per privilegiare gli Champagne molto secchi e vocati alla sapidità minerale, ma con poco fruttato. Questo metodo classico invece gode di un gran bel fruttato, con un profumo di cedro tra sfumature di pomelo, scorze di limone, mela bianca, susina, pesca a polpa bianca e pera. Ha un gran bel corpo proprio da vino pieno e vispo qual è con il suo temperamento meridionale. Il finale è delicato, con un retrogusto molto piacevole Non sprecatelo con i dolci, anche se con la pasticceria secca, specialmente alle mandorle, strizza l’occhiolino sicuramente. È ideale con frutti di mare, crudité di pesce, tartine al carpaccio di pesce, intrigante con il pane appena sfornato e il prosciutto crudo, la salsiccia fresca, il salame morbido di breve stagionatura, gustoso con i formaggi ovini e caprini freschi e cremosi con battuto di erbe aromatiche, cipollotti e un filo di buon olio extravergine di oliva.
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Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cuci (...)
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Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
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