Rosso Gargantua 2017
Degustatore: Roberto Giuliani
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 04/2020
Tipologia: IGT Rosso
Vitigni: syrah
Titolo alcolometrico: 13,5%
Produttore: CASTELLO DELLA MUGAZZENA
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 25 a 50 euro
Un vitigno che sa essere sorprendente, in passato erano pochi i vini italiani prodotti con il syrah che mi convincevano fino in fondo, probabilmente perché è emerso negli anni in cui si cercava soprattutto la concentrazione, il frutto stramaturo, l’opulenza. Il syrah (ma non solo lui) a mio avviso ne soffriva molto, ci sono voluti nuovi approcci, più sobri e magari scelte agronomiche differenti per tornare a fargli esprimere le qualità che lo hanno reso famoso nel mondo.
Quella del Gargantua mi sembra essere una felice interpretazione, merito sicuramente anche di un territorio particolarmente vocato alla viticoltura come la Lunigiana. C’è molta attenzione sulla qualità delle uve, che vengono selezionate su un tavolo di cernita e pigiate per un 20-30%; il mosto ottenuto viene trasferito in acciaio termoregolato dove fermenta al di sotto dei 24°C. Rimontaggi, follature e delestages sono eseguiti sempre con estrema delicatezza per non alterare le caratteristiche del vino. Dopo la fermentazione alcolica, avviene la macerazione a contatto con le vinacce per un periodo che può variare secondo l’annata da 10 a 30 giorni. Alla fine del processo, il vino fiore viene separato dalle vinacce, che vengono pressate. Segue la fermentazione malolattica, successivamente il vino viene spillato dall’alto più volte per eliminare le fecce grossolane, quindi pompato in barriques di rovere francese, dove rimane in affinamento, sulle fecce fini, per 12-18 mesi.
Il risultato di questo lavoro è qui nel calice, dove mostra un bellissimo colore rubino vivo, non concentrato; affiorano velocemente note di lampone e ribes, ma anche mirtilli e ciliegie carnose come quelle di Vignola; se si insiste nella ricerca di profumi non si tarda a cogliere anche belle espressioni floreali di rosa rossa e magnolia denudata; infine arriva quella caratteristica sfumatura di pepe nero e una speziatura delicata senza che appaia alcun richiamo al legno.
Al palato è l’acidità a dare l’impronta al vino, una scia di freschezza che scuote i sensi e si protrae all’infinito, facendo ripassare fedelmente le sensazioni percepite all’olfatto, mentre il tannino rivela una trama setosa, dolce, priva di asperità, un eccellente risultato che rivela potenzialità notevoli di invecchiamento, per i fortunati che avranno potuto conservarne qualche bottiglia in cantina.