In due trasmissioni televisive mattutine, in due giorni consecutivi, si è dichiarato che acquistare cibo biologico, non solo fosse completamente inutile, ma a volte addirittura dannoso. Ma vediamo nel dettaglio come è andata. Il giorno 20 ottobre 2009 nella trasmissione OCCHIO ALLA SPESA, condotta da Alessandro Di Pietro, si è più volte ribadito che le uova deposte da galline allevate in gabbia sarebbero più sicure di quelle provenienti da galline allevate a terra. Lo sviluppo dell’argomento è cominciato con la messa in onda di un servizio effettuato presso un’azienda avicola, dove si è spiegato per sommi capi tutto il processo di confezionamento delle uova, dal momento della deposizione, al momento dell’imballaggio e della spedizione. Il servizio si è concluso con un commento dell’autrice: “pensate, in tutte queste fasi, le uova non vengono mai toccate dagli uomini”. Lì per lì sembrava che fosse una frase detta per magnificare le procedure altamente tecnologizzate, ma evidentemente non era così, e dopo vedremo perché. Alla fine del servizio le immagini sono tornate in studio, ed il conduttore ha invitato ad entrare il presidente di un’associazione di avicoltori; dopo brevi convenevoli Di Pietro è arrivato subito al sodo con la fatidica domanda: “sono migliori le uova deposte da galline in gabbia, o da quelle allevate a terra?”. All’inizio l’ospite, forse mosso dal senso del pudore, ha affermato che non ci fossero differenze sostanziali dal punto di vista gustativo (evidentemente ha le papille gustative e l’olfatto mal funzionanti), ma dopo essere stato sapientemente imboccato da Alessandro Di Pietro, ha lasciato intendere che grazie alle procedure automatizzate, e grazie al fatto che queste uova non venissero mai toccate da essere umano, il rischio che potessero essere rischiose dal punto di vista batteriologico, era praticamente inesistente. E quindi, con grande gioia del conduttore, ha finalmente ammesso, anche se in maniera evidentemente imbarazzata per l’idiozia che stava per dire, che le uova delle galline allevate in batteria sono migliori delle altre. E giù con un’ovazione di applausi. Al che mi sono chiesto: “ma sono gli uomini che contagiano le uova? Orsù, ero convinto del contrario”.
Il giorno successivo, il 21 ottobre, Luciano Onder, all’interno della trasmissione I FATTI VOSTRI, ha affermato che tra i prodotti biologici e quelli derivanti da colture intensive, non c’è alcuna differenza, né dal punto di vista chimico, né da quello nutrizionale. Quindi, ha concluso il giornalista, visto che il biologico costa di più, non c’è alcun motivo per acquistarlo. A riprova di questa affermazione ha sostenuto che sono state fatte numerose ricerche che hanno portato alla conclusione che il cibo biologico è identico a quello convenzionale. Probabilmente il giornalista faceva riferimento allo studio dell’organismo ministeriale inglese, la Food Standard Agency, che si occupa di sicurezza alimentare. Tale studio però è stato più volte confutato da tutto il mondo giornalistico e scientifico, in quanto si trattava di una ricerca fatta su dati estremamente parziali e con metodologie carenti (per approfondimenti, consultare il sito magazine.liquida.it). Esistono invece altri studi, decisamente più autorevoli di quello inglese, che hanno dimostrato il contrario, cioè che questo tipo di alimenti contengono effettivamente una quantità maggiore di vitamine e minerali. Inoltre buona parte della comunità scientifica concorda sul fatto che l’agricoltura biodinamica, assecondando la natura con l’alternanza delle colture, non impoverisce il terreno delle sostanze di cui dispone naturalmente. A dimostrazione di quanto detto vorrei citare tre ricerche famose, una statunitense, una dell’Unione Europea ed una italiana. In uno studio effettuato nel 2007 da alcuni scienziati dell’Università di Davis, in California, è stata misurata la concentrazione dei flavonoidi nei pomodori biologici e in quelli convenzionali. I flavonoidi sono degli antiossidanti e antinfiammatori naturali, e svolgono un ruolo fondamentale anche nella prevenzione di numerose patologie; lo studio ha dimostrato che i pomodori bio avevano in media il 97% in più di canferolo, il 79% in più di quercetina e il 31% in più di naringina, e si è inoltre dimostrato che il suolo coltivato con metodi biologici migliora nel tempo, dando frutti sempre migliori.
Nello studio dell’Unione Europea, il progetto Quality Low Input Food (QLIF), durato 3 anni e costato 18 milioni di euro, è stato dimostrato che la frutta e la verdura biologica contenevano il 40% di antiossidanti in più dei prodotti coltivati non biologicamente. Per quanto riguarda il latte è stata rilevata una differenza persino maggiore, in quanto le varietà biologiche presentavano il 60% in più di antiossidanti nonché di acidi grassi dall’effetto benefico. Più o meno agli stessi risultati è giunta una ricerca condotta dall’Università degli studi di Roma Tor Vergata, Istituto Nazionale per la Dieta Mediterranea e la Nutrigenomica, pubblicata su European Review Medical Pharmacological Science, che indica “un diverso effetto sull’organismo dei prodotti di origine biologica rispetto ai convenzionali; apportando una maggiore quantità di principi antiossidanti e migliorando lo stato infiammatorio dei consumatori, una dieta basata esclusivamente su prodotti biologici, inserita in uno stile di vita salutare, può garantire un’efficace azione antiossidante, utile per favorire una buona attività metabolica e rallentare i processi infiammatori e cronico-degenerativi”.Ma supponiamo per assurdo che il cibo biologico e quello convenzionale siano identici. Un bravo giornalista dovrebbe sapere che i sistemi di coltura intensivi comportano dei costi sociali (in termini di inquinamento delle falde acquifere, resistenza umana agli antibiotici, malattie di origine alimentare, sussidi vari alle aziende), che non ricadono direttamente sul prodotto, ma vengono comunque pagati dalla collettività. Se si facessero pagare questi costi alle aziende, probabilmente il prezzo finale sarebbe superiore a quello prodotto con metodi biodinamici. Invitare quindi i telespettatori a non acquistare il cibo biologico, è un’operazione che dimostra una certa miopia e noncuranza verso i temi sociali. Detto poi da un giornalista che ha costruito la sua carriera facendo servizi sulla salute, ritengo che il fatto sia ancora più grave. Probabilmente non c’è alcun nesso tra i due eventi televisivi, ma la coincidenza temporale deve indurci ad avere qualche sospetto. Che cosa starà succedendo? E’ vero che fino ad oggi siamo stati presi in giro e ci hanno fatto credere che il cibo biologico fosse migliore dell’altro, oppure c’è la regia di qualcuno che è preoccupato del fatto che il cibo biologico sta rubando fette di mercato al cibo convenzionale?
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Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
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