Il veliero Buttafuoco… quel nome “rubato” al vino
Correva l’anno 1859, seconda guerra d’Indipendenza a Montebello (PV); nel corso della battaglia la Marina dell’Impero austro-ungarico, di stanza nell’Oltrepò Pavese, in guerra contro l’esercito del Regno di Sardegna, si trovò in serie difficoltà; decise pertanto di chiamare una compagnia di 39 marinai in loro aiuto; ma, da quanto ci riporta l’austriaco Peter Schenk, i marinai non si presentarono. E, tra storia e leggenda, preferirono rifugiarsi in una cantina sulle colline di Stradella (PV) dove trovarono botti e bottiglie contenenti un corroborante vino locale..il Buttafuoco.
Dieci anni dopo, la Marina Austro-ungarica dedicò il nome Buttafuoco ad una nave, forse per ricordare quei soldati che non andarono in battaglia “salvati” da quel vino? Ma torniamo a una narrazione più recente; come ebbe a dire Mario Maffi, enologo, agronomo e soprattutto profondo conoscitore del territorio dell’Oltrepò Pavese: “Madre natura è la prima sommelier, creatrice di quei sensi e quelle pulsioni che ci appartengono; la natura è bellezza, certe volte può imprimersi sulla nostra carne, nel respiro, nel tocco e nel cammino; imprevedibile; ci osserva in un vivo silenzio fino al termine del giorno, il suo sguardo si perde in una luce dal chiarore sfumato che trascende la temporaneità. Allora diviene una necessità riporre questa arte immensa dentro i nostri sentimenti.
E c’è un luogo antico, formato da vaste superfici elevate sulla pianura, composte da coltri sedimentarie di origine marina recente (miocene circa 23 milioni di anni e pliocene sup.). È un promontorio dell’Appennino che comprende lo sperone di Stradella, crocevia di pellegrini in cerca della propria verità…”; ebbene questa parte di mondo, già conteneva in sé una vocazione, un intimo daimon.. che ci avrebbe “consegnato” un grande vino, le cui uve, croatina, barbera, uva rara, vespolina, si sarebbero intrecciate in attesa di rivelare la loro complicità.
Si tratta di un’estensione di 22 ettari, comprendente i comuni di Canneto Pavese, Montescano, Castana e in parte i comuni di Broni, Stradella, Cicognola e Pietra de Giorgi. Colline che si alzano dagli 80 ai 350 msl e che rappresentano la prima fascia collinare dell’ Oltrepò Pavese. Sono 20 le vigne abbracciate dai due torrenti Versa e Scuropasso, su una tessitura marnosa che va a caratterizzare le declinazioni del vino: area nord le Ghiaie, da suoli di sabbie e ghiaie, vigne ripide dove le uve maturano molto bene conferendo alcolicità e acidità, siamo nel cuore del comune di Canneto Pavese, nell’area centrale si trovano le Arenarie, sono suoli di arenarie compatte talvolta affioranti, e caratterizzano i vini di tannicità e alcolicità, qui ci si sposta verso il comune di Castana, in area sud troviamo le Argille, composizione di varie argille stratificate, i vini sono corposi e alcolici sempre nel Comune di Castana.
Il Buttafuoco Storico nasce il 7 Febbraio del 1996, dall’unione di undici giovani viticultori. Con la registrazione dello statuto, i soci sono vincolati a produrre il Buttafuoco secondo un regolamento interno rigido.
Certo solo il nome evoca potenza e struttura; mi piace immaginarlo come un fermo immagine in attesa di rivelarsi; la sua complessità richiede di un sorso lento, in un alternarsi di emozioni e memoria, un vino di frontiera dallo stile plastico e moderno, talvolta inafferrabile ma benevolo, certamente un capolavoro della viticoltura italiana, e come lo definisce il Direttore del Consorzio Armando Colombi, “fiore all’occhiello del territorio”.
Nell’ambito del progetto di ricerca archeo-staffora, al collegio Cairoli di Pavia, sono stati presentati in degustazione otto Buttafuoco, di cui sei storici.
BUTTAFUOCO DOC CLILELE 2020 GIORGI: da uve croatina, barbera, uva rara, vespolina. Rubino brillante vivido, il naso rivela la sua gioventù, il timbro delle uve in primo piano incede su frutti rossi fragolina e visciola, fiori rossi, la bocca è fresca, il tannino è ancora contratto, non manca di piacevolezza alla beva, di buona struttura, necessita di tempo per migliorare.
BUTTAFUOCO DOC BRICCO RIVA BIANCA 2019 ANDREA PICCHIONI: croatina, ughetta di solinga, barbera, viene prodotto solo in annate favorevoli, sosta in legno per 12 mesi, più 6 in bottiglia. Dal linguaggio coinvolgente, sensuale ed elegante, la sottile la filigrana del colore presenta lampi purpurei dentro il rubino intenso, il frutto rosso unito a note scure ne marcano l’espressività, la mora, la prugna, fiori rossi essicati, segue il cioccolato, caffè e tabacco, balsamico e speziato, il palato è succoso, avvolgente, già ben equilibrato e lungo, perfetto tra alcuni anni.
I VIGNAIOLI DEL BUTTAFUOCO STORICO 2017: prodotto dal Consorzio, nasce dall’unione dei buttafuoco ottenuti dai cru storici. Preziosa la selezione delle uve che l’enologo Michele Zanardo, in collaborazione della commissione enologica del buttafuoco storico, hanno saputo leggere e interpretare al meglio. Il vino contiene un progetto dinamico, è polifonico, da gustare lentamente. Brillantezza nel vestito rubino, il naso è austero e fine, gli aromi di frutti rossi in prevalenza, note fumè e canditi, nella densità del palato sfreccia una nota sapida e speziata, un vino carismatico e longevo.
BUTTAFUOCO STORICO VIGNA COSTERA 2018 FRANCESCO MAGGI: croatina, barbera, uva rara, ughetta di canneto, maturazione in legno per 16 mesi, esce sul mercato dopo 36 mesi dalla vendemmia. Dal bel rubino intenso si sentono aromi gentili molto fini, la presenza di sabbia dona eleganza, è espressione di un’unica vigna, il quadro aromatico ci parla di ciliegie, mora e prugna, lascia una scia di spezie ed erbe aromatiche, la tessitura al gusto è complessa e avvolgente, fresca e succosa.
BUTTAFUOCO STORICO VIGNA SOLENGA 2019 FIAMBERTI: croatina, barbera, uva rara, ughetta di canneto, lunga sia la macerazione sia l’affinamento in legni francesi. Un colore profondo che ci parla di mare, i terreni presentano sedimenti marini, al naso la geometria degli aromi passa da una lieve salinità, al mirtillo e ribes, il balsamico e lo speziato dolce, note esotiche, l’assaggio è pieno, diretto e corroborante. Un vino dallo spirito libero che può durare anche 10 anni e più.
BUTTAFUOCO STORICO PIAN LONG 2017 SCUROPASSO: croatina, barbera, uva rara, ughetta di canneto. Di naturale eleganza, la lucentezza del rosso rubino ci invita all’ascolto…; raffinati aromi evidenziano il carattere territoriale delle uve tradizionali, nitidi piccoli frutti rossi, spezie e legni di elevazione, frutta sciroppata, l’assaggio vibrante nella componente acido-sapida, la trama tannica è fitta con rimandi fumè sul finale. Emozionante.
BUTTAFUOCO STORICO VIGNA MONTARZOLO 2017 DAVIDE CALVI: uve croatina, barbera ughetta, uva rara,…viti che guardano infiniti orizzonti, sembra di assaporare la collina dall’interno, le sfumature granate nel rubino intenso riflettono i colori dell’oriente, il naso è in linea con la veste cromatica, elegante e balsamico, la frutta è matura, lo speziato è dolce, percezioni di sottobosco, l’assaggio è carnoso e dinamico con un bel finale di echi mentolati.
BUTTAFUOCO DELL’OLTREPO PAVESE DOC VIGNA BORLANO 2010 VERCESI: croatina, barbera, uva rara, vespolina. Figlio del un tempo verso un viaggio sensoriale… un’attesa con lo sguardo nel granato fitto, il caleidoscopio olfattivo riflette il processo terziario, confettura, prugna, ribes, chiodi di garofano, mirtillo, melagrana, caffè, tabacco, liquerizia e cuoio..cioccolato, l’assaggio è invaso di rotondità e potenza, rimandi di spezie dolci e marmellata di cassis. Un vino che ha resistito nel tempo raggiungendo il suo massimo equilibrio.
Pensando ai luoghi.. che non sono mai solo luoghi, al credere nel proprio lavoro come imperativo, al valore, alla custodia della terra e dell’ambiente.. che questi Signori del vino ci regalano; mi vengono in mente le parole di Henri Jayer: “ma vie, ma vigne, mon vin”.
Gabriella Grassullo