Domačija Radikon: il Rebula oltre il confine
Avvicinandosi al confine sloveno, provenendo da Cormons respiriamo già un’aria speciale e i tanti cartelli segnaletici di altrettante piccole aziende vitivinicole fanno presagire a cosa stiamo andando incontro.
Detta così pare drammatica ma è tutt’altro, la sorpresa di trovarsi completamente immersi in un mondo di vigne, cantine e gente sorridente allieta di certo il cuore che di tanta attesa si è caricato. Il mio viaggio per raggiungere quelle terre è iniziato qualche giorno prima, amo essere preparato e non trovarmi spaesato di fronte alle novità e soprattutto per poter apprezzare meglio le cose a cui vado incontro.
Lungo la strada l’attesa si è fatta emozione e una volta raggiunto Cormons incontro nuovi preparatissimi amici. Il tempo si è fermato, sospeso in un limbo di aspettative e di timore. Aspettative perché è da molto tempo che attendo questi momenti, inquietudine perché non vorrei risvegliarmi da questa situazione onirica ed accorgermi che è stato ed è solo un sogno.
Entriamo in Slovenia, nel Brda. Il Brda è il Collio sloveno che fa parte della regione di Posočje. Non molti anni fa questa regione divideva il mondo occidentale dal mondo filo-sovietico, un territorio martoriato anche da due sanguinose guerre mondiali che hanno inciso la memoria di questi popoli con solchi colmi di dolore.
Ora fortunatamente i tempi sono mutati e le frontiere sono un ricordo, un monito per le generazioni più giovani. Prima i confini erano linee che dividevano e oltre le quali regnava una costante incertezza.
Siamo a quasi 9 chilometri dal confine italiano e la Slovenia non si è certamente ancora svelata ma dobbiamo fermarci poiché siamo giunti presso una delle aziende vitivinicole che racchiudono, a parer mio, l’essenza di queste colline oltreconfine, una meta che risuona nella mia memoria da diversi anni e che racconta di tradizioni, famiglia e attenzione per la filiera produttiva intera, dalla vigna alla bottiglia.
Questo meraviglioso territorio subisce le tiepide brezze marine dell’Adriatico ed è protetto dalle gelide correnti fredde del nord dalle poco distanti Alpi.
Insomma la situazione climatica è assai favorevole ma anche il suolo gioca un ruolo fondamentale nel rendere le produzioni vinicole di assoluto pregio.
Importantissima è la “ponca” o “opoca”, una roccia friabile e ricca di minerali che è assai diffusa in queste zone e permette alle radici della vite di addentrarsi nel sottosuolo, in profondità, alla ricerca di altrettanti nutrienti. In alcune stratificazioni possiamo trovare sabbie neanche troppo antiche, scheletro e zone argillose che donano ai vini una particolare armonia.
Questo terroir, la combinazione cioè di questi elementi unita all’esperienza dei vignaioli che sapientemente, strizzano anche un occhio alla tecnologia, fa del Brda un vero paradiso per appassionati di vini e l’ospitalità è di prim’ordine, accogliente e sorridente.
Per dare conferma a quello che ho appena scritto ci riceve il simpatico Marko, titolare dell’azienda Domačija Radikon, immersa nel Collio Goriziano a Kozana, circondata da boschi e colline ordinate. Ragazzone di un metro e 90, timido, ma ben consapevole del potenziale che esprimono i suoi vini, Marko ci racconta della sua azienda, che da un secolo e mezzo vive qui e produce vino da allora.
Il ragazzo ha intenzioni serie e ogni anno pretende dalle sue produzioni un continuo miglioramento, anche minimo ma sempre un passo avanti.
Lui rappresenta la quarta generazione di viticoltori della sua famiglia, l’azienda possiede circa 12 ettari di terra di cui 8 sono vitati e la produzione è volta verso la completa conversione al biologico.
La filosofia aziendale tende verso la continua ricerca della qualità attraverso un incessante miglioramento dei processi produttivi, tenendo ben salda l’idea che il “vino del nonno” è il punto di arrivo. Non dobbiamo però pensare ai vini instabili e approssimati di diversi decenni fa ma a un concetto, un’ispirazione, a un modello di approccio diverso da quello a cui ci siamo abituati. Il “vino del nonno” è uno stile di vita, una tradizione che si ripete anno dopo anno nell’intimo del produttore e che vuole essere trasmesso attraverso il bicchiere di vino. Probabilmente grazie a questa forza d’animo, Marko è riuscito a concepire alcune bottiglie dove il margine di miglioramento è assai scarso poiché già rasentano, di sicuro, l’eccellenza. C’è molta gente oggi a far visita a Domačija Radikon e ciò conferma che quando una persona spinta dalla passione, lavora bene, con scrupolo e con la forza di dare uno sguardo sempre al futuro i risultati non si fanno attendere. Davorin, Neda, Nika e il nostro Marko proseguono la tradizione di famiglia legati da quel sincero piglio che contraddistingue un’onesta e umile famiglia contadina del Collio Goriziano sloveno, il Brda.
Ci mettiamo attorno ad un tavolo, si assaggiano tutte le referenze con scrupolo e oggettiva analisi ma soprattutto con il cuore; cosa ci lasceranno questi vini una volta usciti dall’azienda e intrapresa la strada di casa?
Tra cloni francesi di Sauvignon, sorrisi, confronti di annate diverse di “R Tok”, il Tokaj (o Sauvignon vert o Sauvignonasse o Friulano) aziendale che proviene da 3 vigneti diversi dove uno ha quasi 15 anni e gli altri due una cinquantina, si respira un’aria cordiale e il tutto è estremamente piacevole.
Ma vorrei soffermarmi su un prodotto che inconsciamente sono venuto a cercare, che ho voluto trovare, e che una volta nel calice mi ha lanciato un brivido di soddisfazione.
Si tratta del Rebula DOP Goriška Brda in versione macerata e questa merita una storia.
C’era una volta un anziano signore che, avendo già 82 anni, non poteva più lavorare le sue viti di 8 anni più giovani di lui. Non potendo più occuparsene le diede in affitto all’unica persona sulla quale poteva fare pieno affidamento, ben sapendo che non avrebbe mai tradito l’amore e le cure alle quali queste viti erano state abituate.
Marko si prende la totale responsabilità di questo nuovo impegno, svolge le operazioni in vigna con tenacia e determinazione volendo raccogliere il meglio da quelle antiche viti con radici profonde fino a 8 metri.
Il vigneto si presenta rado, con diverse piante mancanti che non vengono sostituite, su due ettari di terra Marko alleva un solo ettaro di piante. Normalmente, in media, da un ettaro di Ribolla si possono ottenere dai 5000 ai 6000 litri di vino, in questa vigna se ne producono circa 1500.
L’uva viene raccolta tardivamente in attesa della botrite che a volte non arriva ma la permanenza sulla pianta aggiunge una certa complessità al vino che verrà. Si avvia quindi la fermentazione con macerazione sulle bucce per circa un mese e mezzo con ghiaccio secco per rompere l’acino. Per Marko il controllo delle temperature è importantissimo.
Nel passaggio successivo, dopo la svinatura, si travasa in botte conica per 12 mesi e infine si affina in barrique, mai nuove, per altri 12 mesi. L’utilizzo di barriques anche di quarto o quinto passaggio è una condizione voluta dall’azienda, si cerca una certa micro-ossigenazione e non aromi terziari. Una volta imbottigliato rimarrà a riposare nel vetro per ulteriori 24 mesi prima di poterlo assaggiare. Il ragazzo vorrebbe riuscire a immetterlo sul mercato dopo ben 6 anni di affinamenti e stabilizzazioni ma ci arriverà, quello è il suo obiettivo.
Finalmente lo posso osservare, capire e apprezzare: il colore nel bicchiere è arancio chiaro e il naso viene coinvolto in una complessa danza di aromi, albicocca, pesca a pasta gialla, melone, camomilla, giglio e non manca una pungente buccia d’arancia a completare il bellissimo bouquet.
Il sorso non è immediatamente verticale, ma si adagia al palato e decide poi di scendere giù, nel cuore, di botto.
Un adeguato tenore alcolico sostiene la struttura che non risulta essere esile. È fresco, i tannini appena accennati appaiono estremamente eleganti e la mineralità è ben avvertita. Saranno le profonde radici?
Sul finire, ritorni di canditi, miele e uva passa accompagnano una bella persistenza e una finezza fuori dagli schemi.
Nel complesso è un vino che ho sulle corde, un bianco non bianco che svela le sue parti dure come personalmente ricerco probabilmente da un vino del genere. Il risultato è assai piacevole, ma intrigante credo sia il termine più corretto per descriverlo.
Il tramonto colora tutto di arancione, quasi come il vino appena assaggiato. Saluto il ragazzo di Kozana che orgogliosamente ci mostrava, al nostro arrivo, la sua cantina e ora capisco il perché.
Questo è quello che volevo tornasse a casa con me, questa esperienza in terra di Slovenia, a pochi chilometri dal confine friulano, mi ha regalato tanto e mi riprometto di tornare a trovare Marko, magari con più calma.
E questa volta mi tufferò in un Tok…
Alessio Atti
Tipologia: DOP Bianco
Vitigni: Ribolla 100%
Titolo alcolometrico: 13%
Produttore: Domačija Radikon
Bottiglia: 750 ml
Prezzo medio: da 50 a 70 euro